Categorie: Cinema

Pop Corn #9: la ribellione di Kate Winslet all’America di Revolutionary Road

di - 7 Giugno 2020

Quando si pensa ai propri sogni da ragazzini, si ha il potere di immaginare una vita fuori dall’ordinario, con sfumature che fanno sorridere gli adulti ma che nessuno si permette di contestare. Con l’avanzare degli anni, l’inevitabile compromesso tra i sogni e la comodità aumenta. Spesso, vince la seconda.

Siamo nel 1955, in quella parte sud del Connecticut che consente il pendolarismo con Manhattan. Frank e April Wheeler si sono conosciuti New York qualche anno prima, lei studiava recitazione e lui faceva un lavoro umile, senza possedere un reale sogno nel cassetto oltre al suo sfrenato desiderio di libertà. I due si sposano, hanno due figli e scelgono di vivere in una villetta con giardino in provincia, mentre Frank lavora, con un po’ di simulata sofferenza, nell’azienda dove suo padre ha speso vent’anni di vita. April ha rinunciato alle sue aspirazioni e manifesta la sua insofferenza, fino al momento in cui rispolvera alcuni vecchi sogni e inizia a pianificare un trasferimento a Parigi, città mitizzata da Frank dopo averla visitata in giovane età. Lui potrà prendersi del tempo e lei andare a lavorare, il piano è perfetto.

Le insicurezze di Frank, a cui si prospetta una carriera a New York con un guadagno nettamente più alto, si combinano con un’altra improvvisa gravidanza di April e la situazione precipita, aggravata dalle parole del figlio di alcuni vicini, in cura per depressione, che, con poche affermazioni, riconosce le fragilità della coppia e la mette a nudo.

Le prime reazioni di chi ascolta il progetto di trasferimento a Parigi sono incredule, perché all’apparenza la coppia sembra perfetta. Sono belli, hanno due figli meravigliosi, una bellissima casa, sono intelligenti e Frank lavora a New York: loro sono i Wheeler. Dietro l’apparente felicità, l’erba tagliata, i capelli biondi, figlio maschio e figlia femmina, c’è la complessità di una donna che ha dovuto assecondare i suoi progetti e non ce la fa più a essere la casalinga in una casa in provincia, ha bisogno della vita speciale che ha sempre sognato, le manca qualcosa. Incredibile per tutti pensare che a loro, ai Wheeler, possa mancare qualcosa.

Eppure April riesce a ribaltare la situazione e a mettere il marito di fronte a un bivio: se anche lui è davvero infelice, lei ha la soluzione. È disposta a mantenerlo e a concedergli tutto il tempo che lamenta di non possedere perché non vede l’ora di realizzarsi anche al di là delle mura di casa e di risolvere la loro crisi di coppia.

In fondo, April non è una donna tradizionale, ha provato a fare l’attrice (nel 1955), esprime il suo desiderio di vita, è forte, non ha il letto rifatto come si vede in alcune scene del film. Insomma, tende a uscire dagli schemi e ha sposato Frank perché credeva di poter trovare un complice che, in realtà, si rivela impotente nell’andare fino in fondo.

Per interpretare questo genere di insofferenza, troviamo una splendida Kate Winslet in grado di trasmettere la frustrazione legata al desiderio incompiuto, la necessità dell’individuo – al di là del genere maschile o femminile – di sfidare la vita, anche nella completa solitudine della scena finale. L’attrice inglese, che ha vinto diversi premi legati a questa pellicola, è un po’ la anti-Barbie: mai troppo magra, come le altre dive, né troppo stereotipata, ha legato la sua carriera a scelte di qualità sul grande schermo che le consentissero di proseguire il percorso teatrale. Soprattutto, il suo talento la annovera tra le migliori attrici della sua generazione.

Pop Corn #9, Kate Winslet, Revolutionary Road, 2008
Regia Sam Mendes
Tratto dal romanzo Revolutionary Road di Richard Yates

Per tutti gli altri Pop Corn, la rubrica di exibart dedicata ai grandi personaggi femminili della storia del cinema, potete cliccare qui.

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