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Quattro film da vedere per forza durante e dopo il cenone di Capodanno
Cinema
di Lorenzo Marmo, Domenico Sgambati e Gabriele Toralbo
Non è che vogliamo fare i nichilisti a tutti i costi ma, insomma, l’ennesimo trenino PEPEPE, quest’anno per giunta con Rovazzi, Annalisa, Anna Tatangelo e tutti gli altri allegri Amici, potrebbe risultare un po’ indigesto. A questo punto, potreste sconvolgere la routine del cenone con una programmazione d’impatto anche per quella vostra zia un po’ avanti con gli anni. Insomma, ecco la nostra heavy rotation di film per il Capodanno, da far scorrere sullo schermo del vostro apparecchio televisivo magari anche giusto in sottofondo. Prendetevi solo una doverosa pausa di riflessione per il quinto discorso di Sergio Mattarella a reti unificate e poi godetevi – o rigodetevi – questi titoli.
Strange Days: per chi ha l’ansia dei fuochi d’artificio
Perché vedere Strange Days a Capodanno? Perché questo film è un vero e proprio cortocircuito temporale. L’anno di uscita è il 1995 e si respira tutta l’atmosfera e lo spirito del tempo (anche grazie alle due interpretazioni iconiche di Ralph Fiennes e Angela Bassett). L’azione si svolge però negli ultimi giorni a cavallo tra il ’99 e il 2000, in quello che era, allora, un futuro molto prossimo ma carico di ansie millenaristiche che forniscono materiale prezioso per la fantascienza distopica. Contemporaneamente, il film si ispira anche alle sommosse contro il razzismo della polizia di Los Angeles nel ’92. E Kathryn Bigelow sa certamente come mettere in scena il caos in modo visionario e coinvolgente. Soprattutto, l’intero film ruota intorno a questo aggeggio, lo Squid, che permette a chi lo indossa di vivere in prima persona, in modo viscerale, un’esperienza elettrizzante (gioco, violenza, sesso). Vi suona familiare? Certo, perché non è altro che la VR di oggi! Ok, una sua versione un po’ estremizzata…
Insomma, il film ha davvero preconizzato il nostro presente ed è diventato quasi un testo di teoria per gli studiosi della percezione immersiva e plurisensoriale. Non c’è visione migliore di questa, per incominciare i ruggenti anni Venti.
(Lorenzo Marmo)
Knives Out: coltelli fuori, per un cenone beneaugurante
Tutto pronto per il cenone di capodanno? La tavola è imbandita? Tanto sappiamo come andrà a finire: mangerete tanto e vi troverete scarichi dopo la mezzanotte. Potrebbe servirvi un po’ di adrenalina? Per carità, solo 4 mg, altrimenti potreste passare un brutto quarto d’ora, come il famosissimo giallista Harlan Thrombey che, in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno, ha invitato la sua stravagante e very wasp famiglia nella sua splendida tenuta di campagna, acquistata negli anni ’80 grazie a grandi successi letterari come I mille coltelli, La Vacca e il Fucile, L’arcobaleno della Gravità. Come dite? Ma certo, ovvio, la cena finirà male, malissimo, come da tradizione del resto: Invito a Cena con Delitto (1976), Signori, il delitto è servito (1985), Ti amerò…fino ad ammazzarti (1990). E scommetto che c’erano ottimi ristoranti anche sui bellissimi treni della Compagnie Internationale des Wagons-Lits, che gestiva il collegamento Orient Exrpress. D’altra parte, stiamo parlando di Cena con delitto – Knives Out, film scritto e diretto da Rian Johnson, visibile su Amazon Prime Video.
Ma non dovete preoccuparvi, a risolvere il caso ci sarà Mister Blanc, un ottimo e per l’occasione imbolsito Daniel Craig. Sospetti chiari e unicamente tra parenti, Walt (Micheal Shannon), Richard (Don Johnson), Joni (Toni Collette), sempre pronti a uccidersi, ma tranquilli, non a Capodanno.
In perfetto stile Sleuth (1972), in Knives Out tutto avviene nella magione di Ames Mansion, a una velocità pazzesca. E tra dolci e bollicine, vi potrete anche gustare il firmamento di attori – Jamie Lee Curtis, Chris Evans, Frank Oz, Katherine Langford – che costella questo delizioso whodunit, ovvero giallo a enigma.
Qualcuno ha parlato di puro entertainment, black comedy, domus-addiction nel cinema di oggi. Qualcun altro di sottile traccia anti-trumpiana: la famiglia contro Marta, l’immigrata uruguaiana. Ma in fondo il risultato è chiaro. Rian, ispirandosi al genere e innervandolo di temi e atmosfere attuali, ci fa venire una gran voglia di riprendere i classici, tra libri e filmografie. E questo perché a metà del racconto, tra coltelli, stanze oscure e facce sbalordite, con la camicia sporca di gamberone e la bocca che profuma di champagne, Knives Out ci farà ammettere candidamente: «Ma cosa diavolo sta succedendo?».
(Domenico Sgambati)
Klaus e Dov’è il mio corpo: due favole dei giorni nostri
Klaus e Dov’è il mio corpo, sono le proposte natalizie di Netflix per chi ama i film d’animazione. Entrambe prodotte nell’ultimo anno e in Europa, rispettivamente Spagna e Francia. Se volete passare il post cenone di Capodanno sul divano, isolandovi dalla guerra pirotecnica che si svolge al di là della finestra, ecco due valide alternative.
Klaus – I segreti del Natale è prodotto da SPA Studios e distribuito da Netflix come suo primo film animato originale. L’autore, Sergio Pablos, al suo debutto alla regia ci racconta una tipica storia di Natale adatta a tutta la famiglia, che ha il pregio di non essere banale e di non annoiare i grandi. Il protagonista è un improbabile postino, un ragazzo viziato, figlio di una ricca famiglia che gestisce i servizi postali per il regno, mandato al Polo Nord per imparare sacrificio e responsabilità. Sfrutterà l’incontro con un boscaiolo per tornare a casa il prima possibile. Sullo sfondo, un villaggio in perenne lotta fratricida e tanti bambini, per una storia di Natale atipica ma dal gusto antico e colma di valori positivi senza retorica, che diventerà un classico.
Ora, se invece che famiglia, vischio e lenticchie per voi il Capodanno è riflessione, passaggio e rinascita, vi consigliamo Dov’è il mio corpo, mattatore di premi per l’animazione nel 2019, diretto da Jérémy Clapin, dal romanzo Happy Hand di Guillaume Laurent. Una fine è anche un inizio, un passaggio è sempre doloroso, il destino esiste o siamo noi a crearlo e le coincidenze incidono sulla nostra vita più delle nostre scelte?! No, non è un esame di filosofia. È la storia di una mano che se ne va strisciando per Parigi. E di un ragazzo che, nella stessa città, affronta i drammi quotidiani di ogni adolescente che deve diventare uomo. La mano è schiva e delicata ma sa il fatto suo nell’affrontare il proprio viaggio. Il ragazzo è timido e indeciso ma saprà a sua volta trovare una strada, anche se il problema atavico è sempre quello…sarà quella giusta? La grafica è elegante, l’animazione semplice e coerente, la narrazione, superata l’impasse della doppia trama, fluisce e convince, al punto da emozionarvi e, perché no, commuovervi.
Ogni fine è un inizio, da ogni fondo di barile si risale, cambiati ma più forti: entrambi i film ci restituiscono, in modi diversissimi, questi messaggi. E io li consiglio a voi, per augurarvi, insieme a exibart, un 2020 ricco di buone nuove.
(Gabriele Toralbo)