La selezione ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, come preannunciato dal direttore artistico Alberto Barbera, include ovviamente grandi nomi del cinema internazionale e titoli molto attesi; non mancano inoltre proposte intriganti, esordi assoluti, opere seconde e ritorni di autori da tempo rimasti in silenzio, distribuiti fra le sue numerose sezioni. Il Festival si svolgerà dal 28 agosto al 7 settembre 2024. Molti gli habitués veneziani, presenti al Lido anche in altre occasioni. Fra i ventuno film del concorso, ad esempio, si possono trovare The Room Next Door, nuova opera di Pedro Almodóvar, primo lungometraggio in lingua inglese con Tilda Swinton e Julianne Moore; Maria di Pablo Larraín, biopic dedicato a Maria Callas, interpretata da Angelina Jolie, che prosegue la serie di ritratti di noti personaggi femminili del regista cileno; Queer di Luca Guadagnino, con Daniel Craig in un ruolo che si annuncia come del tutto inedito, interamente girato a Cinecittà; Joker: Folie à Deux di Todd Philips, secondo ingresso del franchise di Joker targato Warner Bros., vincitore dell’edizione 2019 – in cui, al protagonista Joaquin Phoenix, si aggiunge l’attrice e cantautrice Lady Gaga.
Procedendo nell’elenco, saltano all’occhio, innanzitutto, gli altri quattro film italiani in competizione per il Leone d’oro, fra cui Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, sul boss mafioso Matteo Messina Denaro scomparso recentemente. Vermiglio, della regista Maura Delpero al secondo lungo di fiction, racconta una storia familiare durante l’ultimo anno del secondo conflitto mondiale e condivide l’ambientazione settentrionale e l’elemento militare con Campo di battaglia di Gianni Amelio, che mette in scena il dilemma etico con cui due ufficiali medici sono costretti a confrontarsi al tramonto della Prima guerra mondiale. Ancora un’opera seconda, ancora un biopic: Diva futura di Giulia Steigerwalt parla del grande impatto mediatico e sociale che il gruppo di dive del porno riunito da Riccardo Schicchi, fra cui Cicciolina e Moana Pozzi, provocò fra anni Ottanta e Novanta. Andando oltre, si incontrano i ritorni alla regia di Walter Salles con I’m Still Here (Ainda Estou Aqui), a dodici anni da On the Road, adattamento del romanzo di Kerouac, e di Athina Rachel Tsangari – già autrice nel filone della Weird Wave greca dell’apprezzato Attenberg – con Harvest, prima prova in lingua inglese che giunge a nove anni dall’ultimo lavoro.
Un’altra coppia di registe, il cui esordio – agli antipodi per idea di cinema e collocazione geografica – era risultato parimenti in grado di ricevere attenzioni in un caso dalla critica, nell’altro dal pubblico, si cimenta nella difficile sfida di bissare il successo precedente: la georgiana Dea Kulumbegashvili con April e l’olandese Halina Reijn con Babygirl – girato in inglese e recitato da attori del calibro di Nicole Kidman e Harris Dickinson. Fra gli altri, si segnala la presenza dei nuovi film fiume di Brady Corbet – The Brutalist con Adrien Brody – e del grande documentarista Wang Bing, che con Youth: Homecoming conclude la serie dedicata ai lavoratori dell’industria tessile cinese. Oggetti misteriosi, ma potenzialmente sorprendenti, i tre film in lingua francese Leurs enfants aprés eux di Zoran e Ludovic Boukherma, Jouer avec le feu di Delphine e Muriel Coulin e Trois amies di Emmanuel Mouret, prima poco e mal distribuiti in Italia. Attenzione anche a The Order di Justin Kurzel con Jude Law.
Fuori concorso, si rintracciano soprattutto chicche per appassionati: Baby Invasion, ultimo innesto nella sempre più stravagante e sperimentale opera di Harmony Korine, Broken Rage, del regista di culto Takeshi Kitano, e Cloud, nuovo horror psicologico di Kiyoshi Kurosawa. In quanto a opposizione in termini di durata, il dittico western di Horizon: An American Saga di Kevin Costner, insieme al – come sempre – fluviale Phantosmia del filippino Lav Diaz (Leone d’oro nel 2017), si accompagna ai corti di Marco Bellocchio (Se posso permettermi II) e Alice Rohrwacher e JR (Allégorie Citadine). Nella parte riservata ai documentari, ancora caratterizzato dalla lunga durata ma dal sicuro interesse, c’è Bestiari, erbari, lapidari di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti.
Inoltre, molti lavori dedicati all’attualità, ai conflitti in corso nel mondo e alla storia del Novecento che spesso ricorrono a materiali d’archivio: da non perdere Riefensthal, sul rapporto fra la nota regista tedesca e il regime nazista, TWST – Things We Said Today, che parte da un concerto dei Beatles a New York, e Israel Palestine on Swedish Television 1958 – 1989 che raccoglie decenni di filmati sulla questione palestinese, conservati nelle teche della televisione pubblica svedese. Fuori dall’interesse più cinefilo, gli americani Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton, programmato come proiezione d’apertura, e Wolfs del regista degli ultimi Spider-Man della Marvel, Jon Watts, con Brad Pitt e George Clooney. Inoltre, saranno proiettate integralmente in anteprima le nuove serie tv di Alfonso Cuarón, Thomas Vinterberg, Rodrigo Sorogoyen e Joe Wright (che adatta il romanzo di Scurati M. Il figlio del secolo).
Nelle sezioni Orizzonti e Orizzonti Extra, un altro profluvio di corti e lungometraggi: fra questi spiccano Familia, opera seconda di Francesco Costabile, Nonostante di Valerio Mastandrea e Happyend di Neo Sora (già autore di un documentario sul padre compositore Ryuichi Sakamoto). Nell’ambito delle Giornate degli autori si segnalano il nuovo cortometraggio della geniale regista argentina Laura Citarella, El affaire Miu Miu (finanziato dal famoso marchio di moda), Sanatorium – Under the Sign of the Horglass dei fratelli Quay, Sempre di Luciana Fina e Taxi Monamour di Ciro De Caro. La selezione della Settimana internazionale della critica accresce ulteriormente il numero di occorrenze con titoli come l’austriaco Peacock di Bernhard Wenger e l’inglese Paul & Paulette Take a Bath di Jethro Massey, oltre ai corti The Eggregores’ Theory di Andrea Gatopoulos e Billi il cowboy di Fede Gianni. La sezione Venezia Classici continua anche quest’anno il lavoro di riscoperta di film del patrimonio, presentati al Festival dopo il restauro digitale. Diciotto, quest’anno, le pellicole proposte da archivi di tutto il mondo, oltre alla scelta di nove documentari a tema storia del cinema.
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