24 ottobre 2024

Una Viennale senza frontiere: intervista alla direttrice Eva Sangiorgi

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Entra nel vivo la 62ma Viennale, uno dei festival cinematografici storici più seguiti al mondo: ne parliamo con la direttrice, Eva Sangiorgi, alla sua settima edizione

Eva Sangiorgi, ph. Luis Casanova Sorolla
Eva Sangiorgi, ph. Luis Casanova Sorolla

La Viennale è l’evento cinematografico internazionale più importante dell’Austria , nonché uno dei festival più antichi e noti al mondo in lingua tedesca. La Viennale si svolge ogni ottobre in alcuni dei cinema più belli del centro storico di Vienna, conferendo al festival un orientamento internazionale ma anche un distintivo tocco urbano. La 62ma edizione è in svolgimento fino al 29 ottobre 2024 ed è diretta dall’italiana Eva Sangiorgi, già parte di giurie di festival internazionali come La Semaine de la Critique di Cannes e Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia. Attualmente è coordinatrice del dipartimento di studi curatoriali sul cinema presso Eliaz Querejeta Zine Eskola a San Sebastian, in Spagna, e l’abbiamo raggiunta per farci dire di più sul “suo” Festival.

Eva Sangiorgi, ph. Luis Casanova Sorolla

Dopo sette anni come direttrice della Viennale, come definiresti questa edizione?

«È un’edizione che sento decisamente mia, con molti dettagli che forse non avrei potuto curare prima. Mi sento a mio agio, come se avessi più controllo su tutto. Mi sento a casa e posso prendermi cura di ogni dettaglio».

Come descriveresti il programma di quest’anno?

«Si tratta di un’edizione che rispecchia la tradizione della Viennale. Penso che la mia personalità come direttrice sia stata chiara già dalla mia prima o seconda edizione: c’è una visione di continuità, ma con interessi e sensibilità diversi rispetto al passato.

Quest’anno è particolarmente significativo, anche il film d’apertura è un manifesto chiaro dal punto di vista estetico, riflette i miei interessi in relazione al cinema contemporaneo».

Come hai scelto il film d’apertura, C’EST PAS MOI di Leos Carax?

«Ho deciso subito dopo averlo visto a Cannes. Mi sembrava il film perfetto per rappresentare ciò che volevo fare con il programma di quest’anno, volevo un film con una coscienza politica e con la forza e la calma necessarie per riflettere il momento. Viennale è diventata casa mia, e questa scelta rappresenta bene i miei interessi cinematografici».

Quali obiettivi o traguardi hai ancora?

«Ce ne sono molti. La città di Vienna sta cambiando molto, e lo percepisco profondamente, anche in relazione ai sei anni che ho vissuto qui».

Come si selezionano i film e le retrospettive?

«È importante trattare la produzione cinematografica su un piano di parità. Facciamo una selezione accurata dei migliori film, senza gerarchie predefinite».

Ci sono film restaurati nelle ultime edizioni?

«Sì, c’è un crescente interesse per i film restaurati. Il processo di restauro cinematografico è diventato molto diffuso negli ultimi anni».

Ci sono film che non sei riuscita a portare quest’anno alla Viennale?

«Sì, ci sono alcuni titoli che non ho potuto portare, e uno in particolare mi ha causato grande dispiacere. Si tratta di un film straordinario, Baby Girl».

Per le prossime edizioni, se potessi invitare un regista, chi sceglieresti?

«Ci sono molti registi che inviterei. Sarebbe meraviglioso se potessi avere Cronenberg, Scorsese o magari qualcuno di più giovane. Quest’anno ero quasi riuscita a invitare Brady Corbet, ma purtroppo non è stato possibile».

Quale maestro del passato, con cui non hai mai lavorato, vorresti incontrare?

«Senza dubbio John Cassavetes, ma forse ancora di più Gena Rowlands».

Com’è stata la tua esperienza al festival Ficunam in Messico?

«È stata un’esperienza incredibile, che ha cambiato la mia vita e la mia carriera in meglio. Era un progetto molto personale e ne sono uscita arricchita».

Qual è stato il primo film che hai visto?

«Il primo film che ho visto è stato E.T.. Ero molto piccola».

Ultima domanda: di che colore è la tua vita?

«Verde».

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