Non vi preoccupate! Questo nuovo Fucking Good Art tratta di arte, e non di Berlusconi. Lui è una cultura, non una persona. Il titolo del nostro libro rappresenta il decadimento morale e la distruzione di una cultura, intellettuale e critica, contemporanea e indipendente. È l’epoca in cui le librerie chiudono all’improvviso, in cui musei e università – come anche ospedali e scuole – devono fare profitti. E perdere, quindi, credibilità come interesse comune degno di supporto.
Abbiamo fatto questo libro su invito della Fondazione Nomas. Le curatrici Cecilia Canziani e Ilaria Gianni ci avevano chiesto di investigare il complesso territorio italiano, i suoi spazi, le sue persone, i suoi modelli per tracciare il profilo di una cultura della crisi economica e politica in corso. L’Italia manca di dibattito e di sistematiche collaborazioni tra istituzioni e iniziative. Abbiamo accettato l’invito per due ragioni. La prima, perché pensiamo che le domande sollevate e i soggetti siano interessanti. Che cosa ha causato la mancanza di discorsi e del ‘sistema’ in un Paese che ha una grande tradizione culturale? Quali sono gli effetti sulle persone del mondo dell’arte e come reagiscono? La seconda ragione, è perché già da sette anni viaggiamo con il nostro progetto editoriale con una domanda nella testa: come continuare a fare arte in un mondo confuso e governato dai soldi?
7 partner in 7 città, in 7 capitoli
Da gennaio fino a maggio del 2011, abbiamo viaggiato alla volta di sette città o territori. Qui, i nostri partner e le nostre sapienti guide ci hanno ospitato, mettendo insieme un programma, e ci hanno introdotti non solo alla scena artistica locale, ma anche al ‘sistema’ dell’arte italiana. La struttura del libro riecheggia il nostro viaggio, un diario di viaggi suddiviso in sette capitoli, uno per ogni città o territorio. I partner che hanno partecipato – e che sono parte della rete di Nomas – sono stimati artisti non commerciali, spazi nati da una spinta curatoriale e una galleria. Tutti brillanti esempi dello spirito italiano del fai-da-te. E ricordate: senza queste iniziative private (delle quali fanno parte anche le gallerie), non ci sarebbe una scena contemporanea dell’arte in Italia, ma solo antichità. Data la mancanza di un sistema di istituzioni pubbliche, queste si accollano la responsabilità di veicolare l’arte contemporanea, di discuterla, di educarvi il pubblico e di sostenerla nella produzione. Ma, soprattutto, insieme creano un network e una scena. E sappiamo tutti quanto sia importante essere visibili.
L’obiettivo del nostro viaggio in Italia era trovare nuove proposte artistiche, pratiche più ecologiche e sostenibili. Abbiamo mappato 134 realtà. Ma anche abbiamo concluso che l’arte contemporanea è ancora all’inizio. C’è molto da fare. Quindi, chi ha lasciato l’Italia – artisti, curatori e critici – torni a casa! Si unisca alla resistenza!
* vivono e lavorano a Rotterdam
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Progetto intelligente, anche se chiamare, dalla Nomas Foundation, due persone esterne per leggere cosa avviene sulla scena italiana equivale al fatto che il PD o il PDL chiamino due persone esterne per leggere il sistema politico italiano. Queste due persone saranno influenzate dall'essere state chiamate da un protagonista del sistema che devono analizzare.
Da tre anni Whitehouse propone un azione critica e progettuale totalmente indipendente e a costo zero attraverso il blog ma anche attraverso Exibart, Flash Art, Artribune, Facebook, Skype, Globart mag, Juliet, Tribeart,Cura Magazine e altri luoghi. Whitehouse ha innescato un dibattito critico che ha coinvolto anche il sistema a cui la Nomas Foundation partecipa...ed ecco che la Nomas Fountadtion ha CENSURATO agli occhi dei due esterni l'azione di whitehouse...questo atteggiamento non è diverso dal Berlusconismo a cui si vorrebbe RESISTERE...