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A Palazzo Ducale di Urbino, nei territori del gesto di Virgilio Sieni
Danza
Si inizia dai sotterranei di Palazzo Ducale, scendendo scalinate e attraversando corridoi, per giungere dentro ampie stanze appena illuminate da finestre in alto. Spostandoci da una stanza ad un’altra – la cucina, la selleria, e la stalla – sostiamo davanti a tre performer con maschere raffiguranti una testa di cervo, una di capra, una di cavallo. Li osserviamo nei loro lenti movimenti di riposo, di sonno, di gioco, di attesa, e nel loro respiro che sembra riprendere quello del suolo che il tempo ha conservato e ora restituisce al contatto di esseri viventi.
Risalendo in superficie ci disponiamo all’aperto attorno al colonnato del Cortile d’Onore del magnifico complesso architettonico rinascimentale. Qui, nella luce naturale del calar della sera, il violoncellista Daniele Roccato disposto su un lato del quadrato, e quattro danzatrici al centro, danno il via a un susseguirsi di semplici azioni coreografiche riprese, trasmesse, moltiplicate e ampliate da un insieme di persone che avanzano da sole, a coppie, in gruppi, lentamente avanti e indietro, muovendosi con brevi accelerazioni, affollando o lasciando vuoto quello spazio. Sono come un unico respiro amplificato nel gesto dei corpi messi in ascolto del loro stesso ritmo interno ricercando, insieme a quello degli altri, uno “sguardo tattile” che richiami una vicinanza, un contatto vitale. Si accompagnano, si sorreggono, protendono le braccia in avanti e in alto, flettono appena le gambe con lievi cedimenti, intrecciano mani, avanzano carponi, si stendono a terra, corrono in cerchio, si riposizionano in pose prospettiche, scultoree e pittoriche, che ricalcano le opere dei grandi maestri ospitate nelle sale.
Siamo a Urbino, negli spazi della Galleria Nazionale delle Marche/Palazzo Ducale. Qui Virgilio Sieni ha ideato “Il silenzio vicino”, performance site-specific – che rientra nel progetto Territori del gesto 2022 – pensata come rito collettivo per abitare uno spazio architettonico richiamando il senso poetico e umanistico che la storia e l’arte custodiscono nel luogo. Accanto all’attività di coreografo per la sua compagnia, Sieni da anni conduce una serie di pratiche rivolte a danzatori non professionisti, eventi con cittadini comuni coinvolti in un ciclo coreografico di “danza sociale” o “di comunità”, attivato in luoghi aperti e musei.
Una danza declinata tra Rinascimento e modernità con, in parte, sempre nuove modalità di fruizione, al fine di divulgare l’importanza della bellezza del gesto semplice da scoprire – “far apparire il gesto che è già in cammino verso di noi” – direbbe Sieni, e accrescere la conoscenza del corpo. I dettagli delle pose, le andature, le posture, le figurazioni, le traiettorie, le friabili azioni, i gesti ripetuti delle performance negli spazi predisposti, aprono a nuovi sguardi della vita dell’individuo e del gruppo, generando condivisione.
La condivisione si è generata anche all’interno della Biblioteca del Duca, con l’assolo di Sieni ispirato al quadro di Piero della Francesca “Flagellazione di Cristo” custodito nel museo, capolavoro del ‘400, esempio di perfetta fusione tra architettura e pittura. In dialogo con le note del violoncello e da esse sollecitato, Sieni riprende alcune posture inerenti le figure presenti nel dipinto – Gesù alla colonna, i due soldati, i tre uomini che conversano –, generandole dal suo mettersi in ascolto, dal frammento cinetico del corpo, dal modulare i volumi corporei tra pavimento e parete, dal dinamismo emozionale del gesto che insegue linee spaziali e fughe prospettiche facendo rimbalzare nelle pose speculari, somiglianze poetiche.
Non nuovo a questo tipo di approccio con le opere d’arte (già nel 1986 aveva creato un ciclo di 32 frammenti coreografici ispirate alle Sacre Scritture, e più di recente, nella galleria della Venaria Reale a Torino, ha lavorato su tredici quadri evangelici), Sieni aggiunge un altro tassello al suo percorso di danza evocativa derivata da echi pittorici.