Nel ritratto sociologico generazionale che Michela Lucenti mette in scena nel suo ultimo bel lavoro Eclissi, c’è la paura del buio e della solitudine, c’è la noia e l’esaltazione, l’inquietudine, il desiderio dell’avventura, e la ricerca di luce. La coreografa di Balletto Civile prende il fenomeno naturale dell’oscuramento momentaneo della Terra dovuto al transito della luna davanti al sole, per ritrarre, di quella generazione Zeta in allerta black-out esistenziale, le trepidazioni, lo sgomento, le incertezze, i sogni infranti, ma anche i desideri, il sogno della felicità, il bisogno di umanità, di condivisione, di un futuro certo. L’indagine è parte di un più ampio progetto nato dalla volontà del collettivo di condividere la propria poetica con una comunità di giovanissimi, e ha quale punto di partenza, il concetto di «fenomeno naturale come fenomeno interiore».
Lucenti si ispira alla raccolta di saggi narrativi Ogni giorno è un dio, di Annie Dillard, la scrittrice statunitense Premio Pulitzer, che così scrive in un passaggio: «Sembrava ci fossimo radunati tutti in cima alle colline a pregare per il mondo nel suo ultimo giorno». Con sullo sfondo un cerchio lunare campeggiante al centro, i cinque giovanissimi interpreti dai patinati vestiti luccicanti e colorati, li sorprendiamo all’uscita da un rave all’alba mentre salgono su una collina per osservare quel raro fenomeno in atto. Da uno stato di noia eccoli ebbri, eccitati, spensierati. Hanno energia, fisicità, pulsioni nella danza che scuote i loro corpi, contagiandosi da un solo performer in apertura di spettacolo, al gruppo. «L’universo come lo conosciamo può scivolare nel regno dell’irrazionale, dello sconosciuto, solo con una variazione di luce», scrive Dillard nel suo saggio.
Colti nel momento in cui la luce lentamente scompare in favore del buio, il disordine e lo smarrimento si impadroniscono di loro. L’ignoto, lo sbigottimento, l’ansia, la paura sopraffanno le loro menti. Sentimenti che esprimono con movimenti veloci e cadute, rotazioni e acrobazie, slanci interrotti e scatti nervosi, al suono elettro-noise del dj live Thybaud Monterisi (vocalist e leader dei Mount Baud), qui anche guida del gruppo che dalla consolle si sposta tracciando in scena parole e canzoni alle quali tutti rispondono o fanno coro con suoni gutturali. Si danza in equilibrio tra lo stare in piedi e cadere, coi gesti della lingua dei segni, con urla e fremiti, stagliandosi dietro il sole giallo, sceso, intanto, inclinandosi perpendicolarmente al palco.
Alla danza si uniscono pensieri e parole, solitarie o in dialogo, che scorrono dall’uno all’altro dei performer chiedendo ascolto nel vuoto attorno, aiuto nel buio, compagnia nell’abbandono, veglia nel sonno dell’oblio. Sono frammenti ricavati dai testi elaborati dalla drammaturgia di Maurizio Camilli ed Emanuele Serra, e desunte dai dialoghi con gli stessi danzatori, per esprimere l’indicibile eclisse interiore. Rimarrà quel sole forato, – un cerchio giallo di carta – trapassato nella corsa dell’attrazione, il cui squarcio lascerà una grande macchia nera (sembrerebbe un quadro di Lucio Fontana senza il taglio netto del Concetto Spaziale) che lascia intuire un altrove. E sono generosi con la loro energia giovanile Fabio Bergaglio, Leonardo Castellani, Giovanni Fasser, Confident Frank, Michele Hu, Thybaud Monterisi e Carla Vukmirovic, nell’alternare una danza battagliera a schegge recitative e canore, secondo quella pratica di teatro fisico tipico di Lucenti.
Eclissi, andato in scena in prima assoluta all’Arena del Sole di Bologna nell’ambito di “Carne – focus di drammaturgia fisica”, è una produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Balletto Civile, Oriente Occidente.
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