-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Un dittico che è anche un unico spettacolo, per il tema che lega le due differenti creazioni, per i due coreografi dalle diverse cifre stilistiche chiamati dalla stessa compagnia, e per la scelta di ispirarsi a due autori letterari. “Ballade” della MM Contemporary Dance Company di Michele Merola comprende “Elegia” di Enrico Morelli e “Ballade” di Mauro Bigonzetti, titoli accomunati dal voler raccontare le atmosfere, gli umori, di due diverse generazioni cui appartengono i coreografi. Morelli si colloca nel nostro tempo segnato dal malessere della solitudine e dello smarrimento acuito dal tempo pandemico. Sentimenti da guarire col prendersi cura dell’altro, del gesto che tocca e avvicina, della memoria che ritrova lo slancio dell’incontro dopo il timore dei sensi.
È tutto leggibile nelle belle sequenze dall’afflato poetico che la coreografia di un ispirato Morelli disegna sui corpi degli otto danzatori, nel loro comporsi in gruppi e in duetti immersi inizialmente in una nebbia, poi diradata mentre riecheggiano parole che ne scaldano i gesti. Sono i versi poetici di Mariangela Gualtieri, chiare nel loro timbro semantico, scandito in apertura di sipario, quindi alterate all’inverso e reiterate in una partitura musicale elaborata dal compositore elettronico Giuseppe Villarosa: un tappeto sonoro sul quale vibrano le luminose posture dei danzatori, impreziosite dai semplici costumi di Nuvia Valestri e dalle luci di Carlo Cerri che ne sagomano i movimenti.
A inframmezzarli è, prevalentemente, il “Concerto n.1” per pianoforte e orchestra in Mi minore di Chopin, con le sue note romantiche che i corpi restituiscono nel loro onirico plasmarsi dando forma a quell’atto che sempre più accoglie, dà sicurezza, cattura con leggerezza, alita il respiro ritrovato, solleva l’altro, fino a farsi atto corale, catena umana che infine, sotto la volta di un cielo stellato, riaccende la speranza di ritornare a palpitare insieme. Ad accompagnarla ancora altri versi di Gualtieri, e tra questi: “Sia placido questo nostro esserci, questo essere corpi scelti per l’incastro dei compagni d’amore”, un estratto che sembra sintetizzare l’intero spettacolo.
Ci immerge invece nella generazione degli Anni ’70/’80 la “Ballade” di Bigonzetti, collocata nelle brume dell’Emilia di Pier Vittorio Tondelli, lo scrittore e giornalista di Correggio scomparso prematuramente nel 1991 a 36 anni, eversivo interprete di istanze, miti e utopie di quella generazione. Attingendo ai suoi scritti e a quel mondo di amori tossici raccontato in “Altri libertini”, i cui protagonisti sono giovani non conformi alla moralità borghese dell’epoca, emarginati, trasgressivi, in una parola libertini, Bigonzetti riprende in danza quel “sound” del linguaggio parlato presente anche in altri testi dell’autore, trasformandolo in pura energia di movimento. Movimento che irrompe euforico, si placa nello sballo stordente, e rinasce nell’alternarsi di soli, duetti e unisoni, corpi inquieti, curiosi e vulnerabili, gioiosi e fragili, vestiti con semplici mises di stile giovanilista (di Silvia Califano) che richiama l’epoca vivace e colorata.
C’è la scoperta dell’amore, anche solo maschile e di quello solo femminile, la trasgressività del ragazzo a torso nudo in provocatori hot paints e tacchi a spillo, e i trip della droga. E poi tanti ingressi e uscite corali accompagnate da oggetti tenuti in mano: libri, sigarette, yo-yo, fiori, bloc-notes su cui scrivere, bottiglie da stappare per ubriacarsi. Filo conduttore che lega i diversi quadri coreografici sono un lungo laccio emostatico tenuto in bocca, fatto scorrere, sganciato, avvolto fino a diventare legaccio asfissiante nell’intreccio del gruppo su uno degli interpreti; e la canzone “Amandoti” del gruppo emiliano CCCP – Fedeli alla linea di Giovanni Lindo Ferretti, che apre lo spettacolo, intonata da un danzatore spavaldo e sensuale avvolto nella nebbia, e poi ripetuta da tutti in altre sequenze a terra a pancia in giù.
Euforie, ruvidezze tenere e sguardo malinconico, scoperte e sconsideratezze collettive, sono tradotte dal coreografo in simmetriche danze d’insieme, lasciando spazio ad assoli e duetti, che scorrono su una playlist antologica di musiche pop e rock dell’epoca con le ballate di Leonard Cohen, Nick Cave, Frank Zappa, Prince. Accanto ai coreografi i trionfatori dello spettacolo sono i generosi e smaglianti danzatori della bella compagnia MMCDC, per la prerogativa imprescindibile di rigore e qualità della danza che esprimono.
Dopo il debutto al Teatro Comunale di Modena, e successivamente al Teatro Asioli di Correggio, da gennaio 2023 lo spettacolo sarà in tournée in alcune città italiane, tra cui Lucca, Ravenna, Sacile (Pn), Bari, Guastalla (Re), Cremona, Villadossola, Foligno.