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Dap Festival 2024, la danza internazionale arriva a Pietrasanta
Danza
L’ottava edizione del Dap Festival di Pietrasanta, dal 23 giugno al 6 luglio 2024, conferma la qualità artistica delle proposte e dei nomi nella scelta della direzione artistica di Adria Ferrali. Una programmazione articolata, internazionale, all’insegna del contemporaneo, che ha visto in scena, nel suggestivo Chiostro di Sant’Agostino, e, per una serata di gala, nel parco della Versiliana, nomi giovani e di artisti affermati come, tra gli altri, Danil Simkiin, PeiJu Chien-Pott, la coppia Maria Kochetkova e Sebastian Kloborg, Heloïse Jocqueviel, e coreografi italiani e stranieri come Philippe Kratz, Adriano Bolognino, Liliana Barros, Mar Aguilò, Sasha Riva & Simone Repele, Ella Rothschild, Emanuela Tagliavia.
Nei tre giorni trascorsi abbiamo visto, nella serata dedicata a Giacomo Puccini, quale omaggio nel centenario dalla scomparsa del celebre compositore, la taiwanese PeiJu Chien-Pott, danzatrice della Martha Graham Dance Company, che ha evocato, nell’assolo Butterfly/Echoes, i tumultuosi moti interiori dell’eroina pucciniana unendo richiami dello stile Graham ad altri dagli echi orientali. Un mix di gesti e movimenti di grande forza espressiva, che avevano come oggetto propulsivo un piccolo tavolo rosso attorno e sopra al quale, lanciava i suoi vani sospiri d’amore.
Di altra emotività Tamara Fragale, eroina contemporanea con Tosca/Duel di New Dance Drama, coreografia di Adria Ferrali e dello svedese Harald Emgård. Con un prezioso costume orientale, poi lasciato cadere, la danzatrice aggiungeva un altro viaggio introspettivo nel mondo pucciniano, dando corpo alla lotta di potere tra Tosca e Scarpia, tra resilienza, astuzia e vulnerabilità, accompagnata dal pianoforte della compositrice newyorkese Violetta Zambetti di Z Sauce Music e dal tenore Davide Ciarrocchi.
Di Mar Aguiló, ex danzatrice bejartiana e della CND (Compañía Nacional de Danza), oggi coreografa, è Swan danzato da Heloïse Jocqueviel, con chiari riferimenti al famoso assolo La morte del cigno di Fokine. Sulle classiche scarpette a punta, tolte e rimesse, la danzatrice si dibatte nell’alterità di essere uccello e donna, libera e prigioniera di un amore impossibile, alla ricerca d’identità con la presenza duplice dell’Altro che abita il sé.
In un’altra serata, riflettori puntati sulla russa Maria Kochetkova (già nelle file del San Francisco Ballet e dell’American Ballet Theatre, oggi freelance), prima in un assolo, poi in coppia col marito Sebastian Kloborg (ex principal del Royal Danish Ballet). Nel primo pezzo, Nervure, coreografia da Liliana Barros, vistosamente truccata negli occhi, due impronte di mani nere sul seno, e con rossi tacchi a spillo, è tutta nervi e anima nei movimenti che incarnano la figura di un artista – il riferimento è alla ballerina Anna Pavlova. Il teatrale duetto Unpair, coreografia di Ella Rothschild sulla musica di Franz Schubert, è una lotta bizzarra del rapporto tra due amanti, dapprima stesi a terra sopra un tappeto persiano, poi in piedi nel prendersi e lasciarsi, farsi male, sognarsi vicendevolmente in vita e in morte, curarsi, scontrarsi e unirsi.
Sulla musica di Les Stuck, l’americana Drew Jacoby firma Waltz danzato da Thomas Martino e Daniel Domenech, un duetto maschile astratto, tecnicamente impeccabile, pulsante e sensuale, che offre agli interpreti, rivestiti di body neri e lunghi guanti, un stratificato sciabordare di braccia e gambe, tra assoli, intrecci e unisono.
In Prior to and after, sulla musica originale di Giampaolo Testoni eseguita in tre movimenti, la coreografa Emanuela Tagliavia ispirandosi al mito dell’androgino nel Simposio di Platone, fa incontrare la ninfa Salmace e Ermafrodito. Sono i due giovani danzatori scaligeri Asia Matteazzi e Domenico Di Cristo, perfetti nel loro sinuoso legame. Emergono singolarmente, poi avvinghiati, da un nero tessuto simboleggiante l’acqua, quindi distinti, infine uniti cercando la sintesi l’una nell’altro.
Rappresenta un primo studio il brano Quel carnevale a Rio creato da Adriano Bolognino per il danzatore Jacopo Giarda. È la solitudine di un artista di strada dopo la festa, colto nella sua fragilità dietro la maschera, nel suo disvelamento interiore di un vuoto da colmare. Nella dinamica espressiva dei gesti resi fluidi e tesi, Giarda esprime con passione l’umanità del personaggio.
Ancora Giarda insieme a Eugenia Brezzi nella coreografia di Philippe Kratz Sleeping invader, un duetto astratto in cui, per un bisogno di vicinanza, si insegue dell’altro un segnale, un suggerimento per connettersi. Sono movimenti di un danzare avvolgente, energico, che diventa intimo nell’intesa che via via la coppia esprime. Pura poesia nelle posture, negli slanci delle braccia trattenute o aperte, negli sguardi complici densi d’umanità, della coppia Sasha Riva e Simone Repele in Sinking, di cui sono autori e interpreti: «Due anime distrutte che si incontrano in uno spazio senza tempo con un’atmosfera ovattata come due corpi dopo una catastrofe».