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Double Murder di Hofesh Shechter, in un dittico fra violenza e tenerezza
Danza
Il suo stile, viscerale e furioso, è riconoscibilissimo. Quasi un marchio di fabbrica. Predilezione per i movimenti di gruppo, frontali, a spirale e a cerchi concentrici, simile a una tribù primitiva o di guerriglieri; busti avanti e indietro, corpi ingobbiti con braccia alzate e abbassate a scatti; gesti a raffica che scolpiscono le forme nello spazio; ritmi tribali e percussioni tonanti, tellurici, ipnotici, misti a cenni di danza popolare; luci taglienti da concerto rock e un’illuminazione diffusa nella foschia che incide le sagome dei performer. Ritroviamo questi elementi e caratteristiche di un peculiare linguaggio coreografico anche nel nuovo spettacolo “Double Murder”. E verrebbe subito da dire che è prevedibile e già visto. Eppure su questa struttura stilistica il coreografo israeliano-londinese Hofesh Shechter innesta delle variabili e una drammaturgia di segni che ne fanno un’altra delle sue potenti creazioni.
“Double Murder” si compone di due parti differenti, eppure complementari: “Clown” e “The fix”. Il primo, creato per il Nederlands Dans Theatre nel 2016 e trasmesso con successo dalla BBC in versione filmica nel 2018, è stato ora riallestito per la sua compagnia; il secondo, una novità, e coprodotto da Torinodanza (dove è andato in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri), sembra creato come risposta al primo, e, nello specifico, come antidoto a quello che la pandemia ci ha privato. Se, infatti, in “Clown” la messinscena è un macabro, sarcastico intrattenimento circense con un maestro di cerimonie che dirige un gruppo di giullari in un folle e festoso gioco omicida, in “The fix”, alla spettacolarizzazione della violenza, si contrappone, quale antidoto, la solidarietà, l’aiuto reciproco, l’abbraccio, la vicinanza e la pietà tra gli esseri umani nel comune destino che li unisce.
Nella scena con un sipario rosso e luminarie da tendone da circo, “Clown” si apre con un esplosivo can can sulla musica di Offenbach, dando il via a un susseguirsi di sequenze in cui, nel continuo ballo dal ritmo molleggiato scandito da un suono percussivo sempre più forte, i dieci danzatori si alternano nell’eseguire improvvise e “allegre” uccisioni mimate di ogni tipo: assestano tagli alla gola, colpi di pistola alla testa, fucilazioni, pugnalate, morsi al collo, ventri fatti a pezzi. La danza prosegue in un crescendo a strati – comprese improvvise piroette e passi classici – tra girotondi, passerelle frontali, diagonali di gruppo con assoli, silenzi improvvisi e black-out, alternando la serie di esecuzioni sommarie che si ripetono anche in chiusura dello spettacolo quando il pubblico applaude e, in ultimo, il capo tribù soccombe dopo un bacio mortale.
Nella seconda parte l’azione è meno pressante, e il messaggio è chiaro. Comprensione, delicatezza, cura reciproca. Sono questi i sentimenti che la danza dei corpi dei sette interpreti suscita. Alla compulsività di Clown subentra ora un lento ora un veloce comporsi di tableaux vivants vivificati dagli intrecci e dalle posture del gruppo. Già all’inizio, l’avanzare compatto dei sette performer con movimenti d’instabilità, rimanda ad una zattera nel fluttuare di una tempesta.
C’è compassione nei gesti che si schiudono verso gli altri, nelle braccia che sorreggono, si aggrappano, si allungano, si aprono simili a crocefissi; nelle gambe che barcollano, si piegano al ralenti su un lato, si rialzano; nelle mani che sfiorano il viso, nelle bocche aperte che sembrano chiedere aiuto, nello spasmo sofferente attenuato da una corona di mani che soccorrono, simile ad una Pietà collettiva. C’è una serenità ritrovata nel sedersi a gambe incrociate con gli occhi chiusi come in meditazione; nell’improvvisare una danza popolare e un canto con una chitarra simulata da un bastone. E c’è il bisogno di ritrovare un contatto umano nell’abbraccio fra tutti. Che infine coinvolge anche il pubblico verso il quale alcuni si protendono. Trovando risposta nell’accogliere quel gesto umanissimo.
In tournée al Théâtre de la Ville di Parigi dal 5 al 15 ottobre; a Le Carré Sainte Maxime, St Maxime, il 22 e 23 ottobre 2021.