-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
I semi di Narãnji Dance Festival cresceranno a Lentini: in cantiere la prima
Danza
La nascita di un nuovo festival di danza contemporanea, specie se mette il seme in un territorio dove quest’arte è quasi assente – siamo a Lentini, piccola cittadina del siracusano -, è da salutare come una buona notizia, da diffondere, da evidenziare, da condividere, da prendere a modello di passione, caparbietà, dedizione. Tutti sentimenti da accreditare a Salvatore Romania e Laura Odierna, coppia di coreografi attivi da anni a livello nazionale con la loro Compagnia Petranuradanza, e ideatori di Narãnji Dance Festival, dove la parola del titolo, derivata dall’arabo, significa arancia, frutto tipico del nostro Mediterraneo (e logo stilizzato del festival). E in prospettiva vorrà guardare a quell’orizzonte geografico l’edizione del prossimo anno, affacciati come si è sulle sponde che abbracciano il Mare Nostrum, coinvolgendo artisti di diverse culture e aree geografiche limitrofe, attivando scambi e dialoghi sempre più necessari.
Si può identificare come “Luogo del possibile” questa prima edizione del bel festival che si è posto come obiettivo la necessità di (ri)creare una comunità, formare un pubblico che sappia “guardare” la danza, e investire risorse per animare un territorio prendendosene cura, valorizzando anche quei beni culturali e sociali che vi si trovano. Agorà del festival è stato Palazzo Beneventano, un imponente complesso d’impianto duecentesco distrutto e ricostruito a partire del 1700, modificato e ingrandito nello stile di villa padronale, oggi restaurato e restituito a una funzione cittadina che ci si augura possa fungere sempre più da contenitore culturale.
Come lo è stato il Narãnji Dance Festival, che dal 4 al 10 luglio ha visto animare, con successo, i molti e ampi spazi della struttura architettonica, di spettacoli, laboratori, workshop, due mostre – una pittorica su Gesualdo Bilinceri, e una fotografica su due spettacoli di Pina Bausch “Le sacre du printemps” e “Bamboo blues” – e l’installazione-video “Dance inside” (30 brevi coreografie realizzate da altrettanti coreografi e danzatori nel 2020 durante il lockdown) a cura di Lula Abicca: una vera full immersion nella danza contemporanea d’autore con coreografi e danzatori di diverse compagnie italiane, musicisti e artisti visivi.
Un variegato ventaglio di spettacoli ha permesso di conoscere la diversità di stili e linguaggi che animano la scena contemporanea. Tra quelli da noi visti in due giorni, la Compagnia Borderline con il duetto “Music in between” dell’albanese Gjergj Prevazi, un rapporto di coppia indagato in fase creativa dal coreografo e restituito in scena da Antonio Formisano e Alessia Muscariello. Inizialmente fermi e distanti, mossi da frenesie gestuali e facciali, anche ironiche, seguendo la musica negli effetti sui loro corpi – c’è anche, su una canzone napoletana, il reiterato saluto dell’uomo che corre avanti e indietro cambiando di volta in volta espressione e fisicità -, gli interpreti sviluppano man mano una danza, energica e sfumata, di avvicinamento. Un intenso duetto dal quale scaturiscono momenti di tenerezza, di lotta, di abbandono, di seduzione, con la capacità di fare affiorare le rispettive peculiarità dell’uomo e della donna e la loro ricerca d’equilibrio.
“Fisiognomica” di Salvatore Romania e Laura Odierna, s’ispira agli studi di Leonardo sulla luce, mettendo in scena un gruppo scultorio di quattro danzatori sagomato di giochi d’ombre, che prende vita, si anima, e ritorna alla posa originaria. I cinque quadri che compongono la coreografia, e le rispettive sequenze, sono ispirate anche a immagini fotografiche – come quella tratta da un luogo di guerra con due sorelle sedute che cercano conforto l’una nel gesto dell’altra -.
Da immagini statiche con le bocche spalancate i performer assumono posture dinamiche raccontandosi nei loro stati d’animo mutevoli attraverso una danza energica, fluente, scivolosa, rabbiosa, ma anche ilare, nella quale riconosciamo inquietudini e passioni. Tessuto musicale dei moti interiori sono i concerti per pianoforte di Chopin, con la danza che, nello scomporsi e ricomporsi dei blocchi pittorici, prorompe generando anche duetti e assoli di grande forza.
Cinque le performance della serata Kortocircuito, rete di compagnie di diverse regioni ospitate all’interno del festival. “D.Visioni” della Compagnia Egribianco, coreografia di Raphael Bianco, è un suggestivo percorso nell’immaginario dantesco della “Commedia” attraverso tre danzatori dai corpi scossi, plastici, contriti, euforici. Con l’appiglio di tre rispettive sedie, punti fermi e immaginari luoghi, attraversano lo spazio modellandolo di quelle atmosfere infernali o rarefatte che la musica del “Requiem” di Gyorgy Ligeti suggerisce.
L’acqua, simbolo di mutevolezza e adattabilità, è l’elemento che ha ispirato la coreografa Paola Sorressa della Compagnia Mandala Dance Company per “Follow water”. Un quartetto femminile scomposto e ricomposto come gocce che scendono o esplodono, e si fa liquido nella gestualità dei singoli e del gruppo. “Agua” è anche il titolo della Compagnia Petranura, un duetto fluido, energico e d’impatto, plasmato di forme sempre mutevoli da Francesco Bax e Claudia Bertuccelli.
È, invece, un paesaggio di interferenze emotive il corpo di Maria Elena Curzi (Gruppo E-motion) nel suo assolo “Bach to dance”, che disegna dentro un cono di luce poi diffusa, una vibrante tessitura gestuale sulla musica di Bach eseguita dal vivo dalla violoncellista Antonella Scuto. Infine, con “Puzzle”, sulle parole di Italo Calvino recitate da una figura che entra ed esce da una quinta, Elisa Barucchieri della Compagnia ResExstensa tesse una intensa partitura fisica tra voce e corpo femminile. Ad arricchire la programmazione del Narãnji Dance Festival il progetto vincitore del Bando Boardingpass Plus, “Crossroads #Inhabiting the world”, produzione DANCEHAUSpiù 2022, compagnia presente anche con gli spettacoli “Scighera” del coreografo Matteo Bittante, e “Roots” di Michela Priuli; le performance di Giuseppe Muscarello con “Il Furioso”, e di Melissa Zuccalà della Compagnia Sbam con “The Gift”. Inoltre il Laboratorio Musicale PP.P diretto da Carlo Cattano che ha chiuso il festival insieme agli artisti e ai musicisti che hanno partecipato ai diversi laboratori. Una grande festa.