Uno spettacolo come Invisibili, del coreografo e regista francese Aurélien Bory, non può non ricordarci, nella sua originale gestazione, quel capolavoro assoluto che è stato e rimane Palermo, Palermo di Pina Bausch, uno dei primi omaggi ad alcune città del mondo sulle quali l’artista tedesca aprì il suo sguardo secondo una modalità di indagine creativa che ha fatto scuola. Lo spettacolo (nato nel 1989, su commissione dell’allora sindaco Leoluca Orlando, per il Teatro Biondo palermitano) era il frutto di una lunga residenza del Tanztheater Wuppertal nella città, trascorso a catturare immagini, suoni, colori, volti e gesti quotidiani, restituiti poi nella forma di quell’ineguagliabile teatrodanza di Bausch.
Lo stesso peregrinare deve aver compiuto Aurélien Bury esplorando il capoluogo siciliano, soffermando, infine, il suo interesse sull’affresco Il Trionfo della morte custodito a Palazzo Abatellis. Una folgorazione che ha acceso la sua fantasia e ispirato le tematiche dello spettacolo Invisibili. L’emblematico affresco del XIV secolo, lo ritroviamo in scena riprodotto a grandezza naturale, 6 per 6, su un’enorme tela computerizzata, con tutte le varie figure di aristocratici e popolani del dipinto che vede al centro lo scheletro della Morte seduta in groppa ad un cavallo emaciato – che, molto verosimilmente, ispirò, a detta del pittore Renato Guttuso, Picasso per il cavallo del suo Guernica -, nell’atto dinamico di uccidere lanciando frecce sui mortali di ogni ceto, dicendoci che quando essa arriva non fa distinzioni tra ricchi e poveri, potenti e miserabili: un monito per ogni uomo a ricordarsi della caducità della vita terrena in favore di una speranza oltre la morte.
L’opera, di autore ignoto, che richiama un Giudizio Universale, fu realizzata in tempi di pestilenze e flagelli. Su quelli di oggi, ovvero guerre, catastrofi naturali, le morti dei migranti, s’è posato lo sguardo poetico del coreografo francese, attualizzandoli nella forma del suo linguaggio visivo e coreografico che vede in scena quattro danzatrici palermitane, Maria Stella Pitarresi, Valeria Zampardi, Blanca Lo Verde, e Arabella Scalisi, il sassofonista Gianni Gebbia, e un musicista e cantante nigeriano, Chris Obehi, un profugo di quel mare Mediterraneo attraversato a 17 anni su un gommone, e che mixa afrobeat e canti siciliani.
Lo spettacolo procede a quadri, tra danze dinamiche, parole recitate, riprese video in diretta, e tableaux vivant che i corpi assumono raffigurando azioni e immagini del nostro tempo – medici che curano, laiche deposizioni, scosse che dividono, barconi che fluttuano -, o riproducendo le posture fisiche di alcune figure dell’affresco. Quello ideato dalla tela di Bory è un organismo pulsante, vivo, che ansima, soffia, cade e si alza, avanza e indietreggia, respira e inspira risucchiando ed espellendo le performer, avvolgendole nel drappo, o sorprese, alla maniera del raccontastorie siciliano, in un dialogo immaginario con alcuni personaggi raffigurati. Con un succedersi di silenzi pregni e di atmosfere musicali – oltre al sax di Gebbia, la Suite per violoncello solo n.2 di Bach, i paesaggi sonori di Joan Cambon, l’Hallelujah di Leonard Cohen, il brano pianistico Pari intervallo di Arvo Pärt –, lo spettacolo si chiude sulle note della composizione di Pärt, musica ricreata da un organo collegato tramite una sottile serpentina a un barcone gonfiabile che, col peso e i lievi movimenti dei corpi, emette la struggente melodia mentre nel blu di una calante penombra, quei corpi stremati, dopo aver affrontato una danza tempestosa, si addormentano.
Commissionato dalla direttrice artistica del Teatro Biondo, Pamela Villoresi, e coprodotto da numerose istituzioni europee, tra cui la Fondazione TPE-Teatro Piemonte Europa, Invisibili sarà in tournée tra gennaio e aprile a: Parigi, Théâtre de la Ville – Les Abbesses; La Rochelle, La Coursive – Scène Nationale; Lyon, La Maison de la Danse; Boulazac Isle Manoire, Agora – Pôle National du Cirque; Ibos, Le Parvis – Scène Nationale Tarbes Pyrénées; Torino, TPE – Teatro Astra.
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