«From England with Love si presenta come una lettera indirizzata a âDear Johnâ ⊠una nota di addio ad amici e nemici e una sbirciatina nel cuore e nellâanima di questo paese, bellissimo ma al tempo stesso complicato». CosĂŹ si legge nelle note programmatiche. Il titolo alluderebbe a una dichiarazione dâamore per il Paese in cui vive, che lo ha accolto, adottato da oltre 20 anni, e ne ha sancito il talento internazionalmente riconosciuto. Una fotografia catturata attraverso i suoi occhi dâartista. From England with love Ăš, nelle intenzioni, lâimmagine dellâInghilterra secondo Hofesh Shechter, fatta scaturire dalla danza degli otto performer della Schechter II, il vivaio fecondissimo di giovane energia che il coreografo âcatturaâ attraverso audizioni di danzatori provenienti da Paesi diversi (una selezione ferrea se si pensa che sono stati 1200 quelli per la scelta dellâattuale cast, dai 18 ai 25 anni, tra cui risulta lâitaliano Gaetano Signorelli).
Per la fresca compagine Hofesh ha rimontato lo spettacolo inizialmente nato nel 2021 per il Nederlands Dans Theatre I. Una rievocazione di natura astratta, nulla di narrativo, solo danza a tutti gli effetti, energica, esplosiva, sobillatrice, in quello stile riconoscibile che contraddistingue la cifra del coreografo e musicista anglo-israeliano, costruita su movimenti di gruppi e contrappunti solistici permeati sempre da un ritmo intenso e trascinante. Anche qui troviamo quellâenergia nervosa, e una fisicitĂ quasi selvaggia, accompagnata da una playlist di musiche ad hoc â Henry Purcell e William Henry Monk, Edward Elgar, Tomas Talis, incluse altre rockeggianti dello stesso Shechter â che bersagliano la scena e imprimono ritmo.
From England with love (debutto mondiale a Reggio Emilia per la Stagione di Danza della Fondazione âI Teatriâ) vuole essere quasi una cartina di tornasole delle tensioni e delle inquietudini che attraversano il mondo odierno inglese, indagando â come in altre creazioni di Shechter â certi aspetti dellâagire umano sul piano psicologico, sociale e antropologico. Ă da leggervi la metafora delle relazioni nella lotta del vivere quotidiano, in England come ovunque.
Qui, al centro Ăš il mondo giovanile. Il gruppo si presenta con le divise tipiche degli studenti da college: camicia bianca e cravattina, gonnelle a pieghe e pantaloncini blu, calzettoni, maglioncini, e zainetti in spalla. Raccolto inizialmente in un canto di preghiera â coro a cappella Abide with to me â sotto un cerchio di luce, lâensemble con lievi ondeggiamenti, braccia alzate e mani sul petto, cambia marcia e prende subito vita sfaldandosi e generando confusione. Inondata da luci atmosferiche bianche e gialle, tra bui e fari puntati (designer Tom Visser), in mezzo a fumo e rumore di pioggia battente, la danza procede a blocchi, con momenti solistici e continui raggruppamenti e disgregazioni. I performer mixano sensualitĂ e furia, ordine e caos, sacro e profano. Ebbri, smarriti, esaltati, prepotenti, giocosi, violenti, alternano stati dâanimo e azioni con movimenti che alludono a balli tradizionali, a scontri, a slittamenti dei corpi a terra trascinati come morti, mentre gli zaini vengono lanciati in aria, le cravatte trasformate in bandane, le camicie slacciate. E poi corse e cadute, salti e voli. Lâeuforia dei corpi e le grida di battaglia, le braccia che sparano con fucili immaginari, si placano al ralenti strisciando al rumore di vetri frantumati.
«Spunta il mattino del cielo e fuggono le ombre vane della terra. Nella vita, nella morte, o Signore, dimora con me». Sono alcune frasi della canzone Abide with me di Audrey Assad. Con questa preghiera si chiude lo spettacolo, con i danzatori ricomposti, zaini in spalla, sotto un bagliore bianco come allâinizio. Poi silenzio, solo cinguettii, mentre si guardano smarriti e alzano le braccia. Buio improvviso. Ci stanno salutando, chiedono aiuto, o vogliono domandarci qualcosa?
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