L’uomo che cerca di ‘misurare’ l’universo non può che utilizzare il suo corpo, le sue proporzioni, la sua bellezza per comprendere. Una misura di cui la danza, essendo l’esaltazione del corpo, è spesso una delle forme più sublimi. E la matematica non può non ritornare di continuo come lo strumento naturale per la traduzione in danza di un’idea astratta in qualcosa di ingegnoso e tangibile. Dall’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci, dalle serie numerica di Fibonacci al ‘Modulor’ di Le Corbusier, vi è così tanta matematica nella natura, e tanta bellezza nella scienza. Alla “Divina proporzione” si è ispirato Leonardo Diana per lo spettacolo In sezione aurea (debutto al Cantiere Florida di Firenze, produzione Versiliadanza), un personale lavoro di interazione fra danza e pensiero scientifico che rappresenta la seconda tappa di un progetto più ampio tra arte e scienza. Nello specifico di questa nuova creazione il coreografo e danzatore toscano approfondisce soprattutto gli aspetti matematici e anatomici ispirati a Leonardo, quali, appunto, la sezione aurea e la sequenza numerica di Fibonacci, elaborando una scrittura coreografica dove i danzatori dialogano, agiscono e interagiscono con le immagini della grafica di video-mapping realizzata dallo scenografo virtuale Nicola Buttari. Dentro questo tessuto di maglie geometriche, di pulviscoli che modellano forme, di pixel che si espandono, di luci laser che si prolungano nello spazio, sollecitati anche da una partitura sonora elettronica densamente ipnotica, si crea un universo virtuale di cui i performer sono in qualche modo la rappresentazione.
In questa totale dimensione immersiva Diana sviluppa una danza di matematica precisione che scaturisce da una sofisticata riflessione di pensiero e di scrittura nel nome di una bellezza e di un’armonia – e della proporzione aurea – sequenzialmente rigorosa. Lo scambio e l’interazione tra la fisicità dei corpi e le immagini, le combinazioni e variazioni gestuali, creano un ulteriore impatto spaziale ed emotivo. Nelle proiezioni video delle nozioni matematiche e dei modelli architettonici (disegno luci di Gabriele Termine), confluiscono i danzatori, i quali, ricordando le raffigurazioni del genio fiorentino, diventano elaborazioni vive di quei concetti. I tre performer – Luna Cenere, Isabella Giustina e lo stesso Leonardo Diana – si muovono da terra e in posture verticali, da soli e in gruppo, all’unisono ruotando, aprendo ed elevando braccia, ritmando i passi dentro e fuori quadrati di luce, tra texture digitali, linee e cerchi luminosi, diagrammi geometrici tridimensionali avvolgenti. Applicando la tecnologia del corpo come un programma volto a sviluppare un’organizzazione matematica e geometrica dei movimenti, la coreografia ben si presta a molti più interpreti e a spazi non convenzionali, urbani e architettonici, museali e industriali.
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