28 giugno 2024

Les Étoiles: le stelle internazionali della danza al Ravenna Festival 2024

di

Dai grandi classici di Marius Petipa al romanticismo di Alexei Ratmansky, tra citazioni di Garcia Lorca e divertissement anni ’60: la danza è protagonista sul palco del Ravenna Festival

RAVENNA FESTIVAL - LES ÉTOILES, © Zani Casadio

Grande successo al Festival di Ravenna 2024 per Les Étoiles, il gala-evento ideato e diretto da Daniele Cipriani, da anni una vetrina luminosa di danzatori, spesso poco visti sul palcoscenico della nostra Penisola, che accoglie appassionati e non dell’arte di Tersicore. Scintillio tecnico e sfoggio di virtuosismo; verve interpretativa; graffiante linguaggio contemporaneo; feeling tra le coppie; assoli e celebri passi a due del grande repertorio, hanno caratterizzato lo spettacolo che ha visto calcare il palcoscenico del Palazzo Mauro de André, alcune stelle del panorama ballettistico internazionale, alternando titoli del repertorio classico, ad altri del linguaggio contemporaneo.

Il Corsaro e il Don Chisciotte di Marius Petipa

Immancabile, in ogni gala che si rispetti, il celebre pas de deux de Il Corsaro di Marius Petipa sulla musica di Riccardo Drigo. Grand ballet romantico-esotico ispirato, alla lontana, all’omonimo poema di Lord Byron, con le intricate vicissitudini del pirata Conrad e della sua amata Medora, Il Corsaro è titolo cult del repertorio ottocentesco, divertente e rocambolesco. Contiene pagine coreografiche di squisita fattura, tra danze di carattere e grand pas, oltre ad una robusta mèsse di atletiche variazioni maschili. Salti felpati e soprattutto vorticosi giri pieni di energia, che ben si addicono al russo Daniil Simkiin, principal dell’American Ballet Theatre e di Staatsballett Berlin, in coppia con l’argentina Ana Sophia Scheller, dal 2021 International Principal Guest artist.

Altro titolo tra i più amati ovunque, è Don Chisciotte. L’opera di Petipa sulla musica di Ludwig Minkus è un grand ballet del repertorio tardoromantico che ha conosciuto molte versioni. Il suo esordio fu importante all’epoca perché rompeva con la tradizione romantica del ballet blanc per rappresentare invece una storia popolare. Ispirato a un piccolo episodio tratto dal romanzo di Cervantes, ha per oggetto l’amore contrastato tra la vivace Kitri con il barbiere Basilio. Nel tourbillon di danza classico-accademica intessuta a quella della tradizione folclorica iberica, abbiamo ammirato salti disinvolti e giochi di ventagli tra la fiammeggiante e grintosa Kitri di Maia Makhateli, corteggiata dal Basilio fascinoso e di potenza fisica Giorgi Potskhishvili, bellissima coppia georgiana nelle file del Dutch National Ballet.

Don Chisciotte con Maia Makhateli, Giorgi Potskhishvilis, ph. Zani Casadio

Spartacus e Los fuimos

Spartacus appartiene all’era sovietica del coreografo Yuri Grigorovich. Balletto dalla partitura musicale epica di Aram Khachaturian, con le sue potenti percussioni che accompagnano una storia d’amore dietro la grande storia della ribellione degli schiavi, richiede temperamento ed eroismo alla coppia di innamorati, qui interpretata, nel pas de deux del terzo atto, per la prima volta dalla coppia italiana della Compañía Nacional de Danza di Madrid, Alessandro Riga, il nobile e indomabile gladiatore Spartacus, e Giada Rossi, l’amata dal cuore puro, Frigia.

Un debutto assoluto è stata la nuova creazione Los fuimos di Joaquin De Luz, già principal del New York City Ballet e ora direttore della Compañía Nacional de Danza di Madrid, accanto a Giada Rossi e sulla musica per pianoforte eseguita dal vivo da Marcos Madrigal. Una coppia, rimasta sola alla fine di una festa, ritrova il vecchio amore vissuto in passato, chiedendosi se la fiamma bruci ancora. Sempre di De Luz l’assolo, Farruca, sulla musica di Sabicas, un affascinante incontro tra la chitarra e il movimento del flamenco.

Los fuimos con Giada Rossi e Joaquín De Luz ©Zani Casadio

Ispirato al mondo del poeta Federico Garcia Lorca e ai Valses poéticos del compositore Enrique Granados, Remanso, è una delle coreografie più note di Nacho Duato, creata per l’American Ballet Theatre nel 1997, e successivamente per la Compañía Nacional de Danza di Madrid. Remanso ha la struttura di una conversazione intima e leggera, giocata sulla complicità maschile. Inizia con un duetto sul quale si intromette un terzo ballerino, cercando, con evidente disappunto, di trasformarlo in un trio. Da dietro una parete quadrata, i tre eccellenti danzatori – Alessandro Riga, Yanier Gomez Noda, Felipe Domingos – si alternano nel nascondersi, fanno capolino con le braccia o le gambe, escono, avanzano in assoli, duetti e terzetti, in equilibri l’uno sull’altro creando forme e linee scultoree davanti e sulla parete. Alternano atletismo a fragilità, morbidezza a disimpegno, sempre musicali nella plasticità dei movimenti, e con un inserto teatrale quando, su un braccio teso, compare una rosa che uno di loro prende fra i denti continuando a ballare.

Remanso con Felipe Domingos, Alessandro Riga, Yanier Gomez © Zani Casadio

Valse triste e Le Parc

Passo a due venato di romanticismo sulle struggenti note musicali di Jean Sibelius, Valse triste di Alexei Ratmansky, è una coreografia che richiede – come hanno dimostrato la statunitense Mira Nadon e l’italiano Davide Riccardo – alchimia tra i due, densa com’è di morbidezze e accelerazioni, di ripetuti abbandoni nelle braccia del partner, di riflessioni e assoli ispirati vicendevolmente. Di nuovo insieme, la coppia del New York City Ballet sono stati gli interpreti di Apollo, di George Balanchine, creato nel 1928 sulla musica di Igor Stravinsky. Di ingualcibile freschezza e coesione, rigore, destrezza e plasticità, Apollo è un autentico capolavoro di purezza neoclassica. Riccardo col suo peplo bianco è il dio delle Arti, mentre Nadon è Tersicore, musa della danza: un passo a due del più ampio Apollon Musagète che comprende le altre due muse, Calliope e Polimnia, le quali rendono omaggio al dio che le guida e istruisce e ne diviene il maestro.

Apollo coreografia George Balanchine, ph. Zani Casadio

Considerato di una bellezza senza tempo con la sua elegante fusione di grazia aristocratica e coreografia quasi minimalista, Le Parc di Angelin Preljocaj, creato nel 1994 per il Ballet de l’Opéra di Parigi, si ispira ai mondi letterari de La Princesse de Cleves e Les Liaisons Dangereuses. Il coreografo franco-albanese, sulla musica Mozart intrecciata con echi elettronici e rumori, parla dell’amore, delle leggi dell’attrazione, dei giochi a cui giochiamo. Raffinato nel suo classicismo con quel linguaggio sempre moderno di Preljocaj, Le Parc ha un culmine in quel lungo bacio “volante” entrato ormai nella memoria collettiva, quando raggiunta l’osmosi fra la coppia, lei pende dalle spalle del partner e volteggiano insieme in una vaneggiante trance di estasi.  Sono avvincenti da guardare, per la bellezza e l’intensità che conferiscono ai due personaggi senza nome, Eleonora Abbagnato e Julian MacKay, principal del Bayerisches Staatsballett.

Le Parc con Eleonora Abbagnato e Julian MacKay © Zani Casadio

Pacopepepluto, Sipario

Divertente già solo nel pronunciarlo, Pacopepepluto dello spagnolo Alejandro Cerrudo (realizzato per l’Hubbard Street Dance Chicago nel 2011, poi nel 2020 per il Pacific Northwest Ballet) sulla song degli anni ’60 di Billy Hill In The Chapel in the Moonlight cantata da Dean Martin, prevede, originariamente, tre allegri esempi di prestanza fisica maschile, tre interpreti seminudi ciascuno dei quali mette in mostra la propria muscolatura e tecnica, manifestando anche la vulnerabilità dell’individuo. Lo stravagante e giocoso assolo visto a Ravenna, è stato eseguito dal frizzante Danil Simkiin, trentacinquenne dalla smagliante tecnica, il cui sguardo acceso e vivace brilla senza sosta nella semioscurità del palcoscenico.

Autori e interpreti dalla personale cifra autoriale, Sasha Riva e Simone Repele, si distinguono per la poeticità del gesto, la ricerca drammaturgica e la sensibilità musicale. Il titolo Sipario, un trio astratto, con Eleonora Abbagnato, creato sul brano musicale Brooklyn Faces del compositore polacco Abel Korzeniowski, esplicita, per i coreografi, il momento in cui il danzatore si mette in posizione sul palcoscenico prima che inizi la sua performance. «È uno degli attimi più emozionanti per l’artista – spiegano – dove adrenalina, paura e pensieri si mischiano prima dell’inizio dello show. Tutto scorre molto velocemente e, ogni volta che finiamo, resta solo un ricordo fugace».

Riva&Repele firmano ancora una nuova coreografia creata sulle musiche della canzone del musicista irlandese Packie Manus Byrne John and the Farmer, e della celeberrima Bridge over trouble water di Simon & Garfunkel. In parecchi dei loro lavori, Riva e Repele affrontano il tema del passare del tempo «… e con la paura della vecchiaia – precisano -. Con questo pezzo vorremmo proiettarci nel nostro futuro. Seguendo anche il testo della canzone di Simon & Garfunkel che dice “Come un ponte sopra acque agitate, io mi stenderò”, ci piace il pensiero del reciproco starsi accanto e supportarsi».

La coreografia è anche un omaggio al loro maestro John Neumeier – coreografo e direttore dell’Hamburg Ballett dove i due danzatori si sono formati e conosciuti nel 2009 -, il quale, proprio sulla canzone di Simon & Garfunkel, creò, nel 1996, un duetto, Opus 100 – for Maurice, dedicato al suo amico e collega Maurice Béjart.

In prima nazionale Cuban Nutcracker, spensierata coreografia di Alisher Khazanov: uno Schiaccianoci in versione cubana danzato dallo statunitense Julian MacKay, in cui le note di Čajkovskij, rivisitate col linguaggio musicale dei Klazz Brothers & Cuba Percussion, sono giocosamente declinate a ritmo di salsa.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui