Le diverse parole che seguono, racchiudono una dichiarazione d’appartenenza ad una comunità artistica, al definirsi di individualità all’interno di un luogo comune. «Sono una donna…Una performer e una coreografa. Un artista. Un business man. Una creativa. Una memoria. Un luogo. Fatto di persone, di corpi che sono dei mondi, si contaminano, si scontrano. Un gruppo che continua a trasformarsi e mutare. …È un luogo non luogo. Che mi permette di pensarmi creativa. Un sogno. Un investimento. Una tribù».
Sono solo alcune delle molte frasi bisbigliate da più voci – tra cinguettii iniziali e il diradarsi di una leggera nebbia -, sovrapponendosi nell’etere, mentre i corpi dei cinque performer dislocati a terra strisciano tra le sedie del pubblico distribuito nella sala. Nel lento spostarsi strisciando, poi carponi, quindi sollevarsi, agitare braccia, roteare, eccoli ricongiungersi e compattarsi al centro del tappeto bianco dove campeggia, sul fondo, un pannello-totem, luogo magmatico di proiezioni oniriche, dietro il quale, in brevi attimi, ripararsi e poi riapparire.
È un danzare che apre spazi fluidi di condivisione e distanze, di attraversamenti, di linee frontali e direzioni opposte, tra assoli, coppie e insiemi, in un persistente ridefinirsi che rivela le diverse personalità dei performer, continuamente espresse e riassorbite nel gruppo. Nel procedere lento o scomposto, scandito da luci acide e tenui, da un paesaggio sonoro di musica techno o melodica che detta il ritmo, da alterne posture e dal comporsi di brevi tableaux vivant, si accendono gesti e atmosfere – il dito medio esibito, il climax post-punk – che citano precedenti performance ed esperienze del gruppo.
Affiorano espressioni, stati d’animo, tematiche come mostruosità, potere, timidezza, fragilità, condivisione, e un finale che trova nei versi di Alessandra Bordino, Con Anne Sexton, diffusi da una voce off, un affondo poetico che compatta lo spazio e i corpi. Tutto questo, ed altro ancora, dice la peculiarità di Fattoria Vittadini, collettivo milanese che oggi festeggia 15 anni di attività con questo nuovo spettacolo dal titolo Come non luogo non sono male (produzione Fattoria Vittadini in coproduzione con DanceHausPiù e con il sostegno di NEXT, a Milano, Spazio Fattoria).
Fondato nel 2009 da 11 giovani neodiplomati alla Scuola Paolo Grassi di Milano col desiderio e la volontà di continuare un cammino comune iniziato tre anni prima, il collettivo multidisciplinare – installatasi dal 2018 negli spazi della Fabbrica del Vapore di Milano inaugurando Spazio Fattoria, luogo diventato un centro creativo pulsante della danza contemporanea – ha fatto della loro eterogeneità di danzatori-coreografi, un punto di forza, un valore umano ed estetico frutto del coesistere della pluralità di pratiche artistiche e di ricerca individuale, di stili e gusti differenziati, e di interazioni con danzatori, coreografi e performer esterni al collettivo.
Nel tempo c’è chi ha intrapreso percorsi diversi, ed oggi l’attuale compagnia è composta di sei performer Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Noemi Bresciani, Maura Di Vietri, Pieradolfo Ciulli e Francesca Penzo. In essi permane, e lo spettacolo Come non luogo non sono male ne prova la persistente vitalità, un’idea coreografica modulare e fluida che contempla le differenze in nome di una visione unitaria. Buon anniversario!
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