Un uomo con un gigantesco gomitolo rosso in spalla attraversa la scena. Un altro con in testa delle vistose corna infiorate che presto le verranno tolte. Altri personaggi sfilano in successione, tra cui una figura femminile con una lira, lâantico strumento musicale. Dei lunghi fili rossi tesi e intrecciati sovrastano orizzontalmente la scena. Il rimando visivo allâargomento della nuova coreografia di Arianna Benedetti per la Compagnia COB Opus Ballet â diretta da Rosanna Brocanello -, è immediato: âIl labirinto. Il mito di Arianna e il Minotauroâ. Il titolo dice giĂ la chiara narrazione della leggendaria creatura metĂ toro e metĂ uomo fatta rinchiudere da Minosse dentro un labirinto, e con Teseo avventuratosi per sconfiggerlo, aiutato, per non smarrirsi, dal filo della giovane amata Arianna.
Bagliori rossi, corridoi luminosi, buio, luci nette e addensamenti chiaroscurali segneranno i diversi quadri della narrazione; infine, minute torce elettriche tenute in mano da esploratori in candidi body, romperanno la densa foschia che chiude lo spettacolo: segno della ritrovata via dâuscita dal dedalo esistenziale. La rilettura che, del mito, fa la coreografa livornese, è un viaggio mentale e spirituale per ritrovare se stessi, origine e fine di una metamorfosi collettiva in cui ravvisiamo il nostro tempo segnato dalla costrizione di doverci isolare lâuno dallâaltro e, nello stesso tempo, il bisogno di specchiarci lâuno nellâaltro, e in noi stessi. Suggestioni attuali anche riguardo al âlabirintoâ pandemico in cui siamo finiti senza saperlo, e senza sapere quale sarĂ la via dâuscita.
La lotta di Teseo contro il Minotauro sappiamo che, a un livello simbolico, riflette il viaggio dellâeroe per superare i suoi impulsi bruti, istintivi, addentrandosi nel labirinto del suo inconscio per vincere la sua natura animale e ritrovare la libertĂ . Ă materia suggestiva, quindi, di indagine artistica anche per un coreografo. A ispirare Benedetti, dallâacuto e riconoscibile stile contemporaneo, hanno concorso la gigantesca scultura labirintica di Italo Lanfredini installata a cielo aperto tra i monti Nebrodi a Fiumara dâArte, la cui forma è il simbolo archetipo di un percorso fisico, ma anche interiore; e, soprattutto, il racconto di Friedrich DĂźrrenmatt nel suo âMinotaurus. Eine Balladeâ del 1985, libro che è di per sĂŠ la descrizione di una danza. Il Minotauro dello scrittore svizzero, creatura terrifica e insieme innocente, impaurita e sola, è imprigionato in un intricato gioco di specchi, dibattendosi alla ricerca di una via dâuscita, in primo luogo da se stesso. E nel turbine dâimmagini in cui si perde, e si scopre, il mito rifulge di nuova luce.
Benedetti fa dei quattro protagonisti â il Minotauro, Arianna, Teseo e il Filo â i diversi riflessi di una stessa persona e ne scandaglia i lati oscuri, il tormento, la paura, lâamore, la gioia, la malinconia, il coraggio, compresa una dose dâironia. Sono gesti allâunisono specchianti lâuno nellâaltro; energici e morbidi duetti di lotte; assoli frenetici, quartetti e gruppi distinti o in assetto selvaggio; avanzamenti carponi e moti a terra, tra veglia e frenesia; reiterazioni di braccia e di gambe in stile break e hip hop; rotture di linee diagonali e battiti che assecondano reminiscenze tribali.
CosĂŹ i danzatori tessono una scrittura in movimento densamente espressiva e di raffinata fattura dettata da una drammaturgia musicale ad hoc composta dai suoni distorti e dalle vibranti, percussive, poi melodiose musiche di Massimo Buffetti, contaminate da citazioni di Claudio Monteverdi â lo struggente âLamento dâAriannaâ -, Pergolesi e Oake. I corpi vigorosi degli otto danzatori creano varchi mentali e zone interiori, fino al raggiungimento, forse, di quellâaspirazione al sublime, guardando infine in alto mentre respirano allâunisono. Da citare tutti gli interpreti: Aura Calarco, Matheus De Oliveira Alves, Sofia Galvan, Emiliano Candiago, Ginevra Gioli, Stefania Menestrina, Riccardo Papa e Frederic Zoungla, i costumi di Santi Rinciari, e il lighting design di Laura De Bernardis. Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Rifredi di Firenze.
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