Bellissima serata, l’omaggio del Teatro San Carlo di Napoli a due grandi coreografi del secondo Novecento, Hans van Manen e William Forsythe, voluto dalla direttrice Clotilde Vayer in chiusura della stagione di danza 2021/2022, allestendo un dittico importante che ha confermato l’eccellente qualità dei danzatori del Corpo di Ballo napoletano.
Forsythe, sappiamo, è colui che ha portato la rivoluzione neoclassica nel solco di Balanchine. Ha mutato il corso della storia della danza con un nuovo alfabeto del linguaggio accademico caratterizzato dalla sua decostruzione e ricostruzione sulle basi di una tecnica più libera e spinta a movimenti fuori asse, esasperati nelle linee, nei disequilibri, nelle trasformazioni improvvise di direzione.
Seguendo una matematica spaziale caleidoscopica e imprevedibile “In the middle, somewhat elevated” è un balletto “classico” con tutte le sue regole, anche se viene considerato “contemporaneo”. Lo stile svettante di Forsythe è tutto espresso in questo inossidabile, rapinoso pezzo di purezza accademica destrutturata e poi ricomposta in un nuovo respiro classico. Creato nel 1987 per l’Opéra de Paris su commissione di Rudolf Nureyev, è emblematico degli off-balance, con quelle punte spinte al limite della caduta sulla sferzante musica percussiva ed elettronica di Thom Willems.
I ballerini in calzamaglia verde e nera sembrano mettersi alla prova, in competizione, entrando e uscendo di scena o simultaneamente, alle prese con una danza tutta salti, giri, squilibri, prese mozzafiato, pericolosi passi a due tesi come elastici al limite della rottura, e assoli percorsi da una serpentina interna. Lasciando da parte ogni confronto con la celebre compagnia di Forsythe, il Frankfurt Ballet che, per chi l’ha visto in scena in questo pezzo, rimane ineguagliabile, “In the middle, somewhat elevated” è un banco di prova per tutte le grandi compagnie che lo eseguono. E i danzatori del San Carlo vincono la prova, pienamente calati come sono nella impegnativa restituzione e con la giusta determinazione espressiva e tecnica che la coreografia richiede.
Cambio di registro con il travolgente “5Tango’s” di van Manen, uno dei più grandi successi dell’88enne coreografo olandese, una ispirata reinvenzione delle posture del tango argentino piegate a quelle neoclassiche. Creata nel 1977 per il Dutch National Ballet ed entrata nel repertorio di molte compagnie internazionali, la coreografia, che non ha nulla a che fare con lo stereotipo del tango bensì col suo ardente spirito, mescola con grande estro alcune delle musiche più popolari di Astor Piazzolla – il leggendario re del “tango nuevo” modernizzato con ritmi jazz e rock, all’epoca ancora poco conosciuto -, e lo stile del tango e del balletto classico.
Lo eseguono sette coppie in abiti rosso e nero, disegnando motivi geometrici formali e chiaramente definiti. Nelle mani di van Manen, infatti, la danza di linee geometriche, limpide e di trame semplici, diventa un’astrazione altamente stilizzata e di raffinata eleganza fondendo l’equilibrio e la fredda formalità del balletto classico con il linguaggio della danza moderna.
L’esecuzione della compagnia del San Carlo, ben riflette con varietà di sfumature e con velocità , morbidezza, e tensione fisica, secondo il dettame di van Manen, lo spirito sensuale e schietto di questo balletto, dove ogni tango rappresenta uno stato d’animo diverso. Da segnalare dell’ensemble sancarliano, nelle diverse repliche, l’étoile Luisa Ieluzzi e Alessandro Staiano, Claudia D’Antonio, Candida Sorrentino, l’impeccabile solista Stanislao Capissi, e Ertugrel Gjoni, Danilo Notaro, Salvatore Manzo.
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