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Othello tango: la tragedia di Shakespeare, nei passi di Luciano Padovani
Danza
Si svolge davanti a un fondale astratto, somigliante a un muro sbrecciato, che muterà colore, prevalentemente rosso. Come la passione, l’amore che brucia nel petto dei due amanti immortalati da Shakespeare nell’ “Otello”, fino a consumarli. Rosso squillante è anche il colore di quasi tutti i costumi dei personaggi. Nero, invece, quello del perfido Jago, il manipolatore che con la sua doppiezza muoverà le passioni dominando di fatto l’Otello passivo e incerto reso da lui schiavo consumato dalla gelosia. Bianco è il colore delle molte Desdemona che vediamo, in apertura di spettacolo, entrare e sdraiarsi a terra, poi sollevate da figure nere e senza volto che le culleranno e le porteranno via come corpi senza più vita. È subito il presagio del funesto destino che attende l’innocente e inconsapevole Desdemona, la giovane moglie del Moro, destinata a soccombere stretta dalle sue mani.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/05/Othello-tango-Ph-Riccardo-Panozzo-3.jpg)
È a tutti nota la tragedia del Bardo, vicenda dalla quale il coreografo Luciano Padovani ha tratto ispirazione declinandola in quella che è una delle sue cifre creative, ovvero il tango. Una contaminazione, in parte, che ben si amalgama col linguaggio più propriamente contemporaneo che egli innesta nei passi tipici del ballo argentino, e mettendo in dialogo i movimenti dei danzatori della compagnia Naturalis Labor, con quelli di tre coppie di tangueros. Sulla scena si alternano, tra ingressi e uscite, ad assoli, duetti, terzetti, unisoni, con scambi e raggruppamenti, evocando personaggi, luoghi, suggerendo situazioni e passi struggenti sulle note di Astor Piazzolla o di Pablo Garcia.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/05/Othello-tango-Ph-Riccardo-Panozzo-4.jpg)
Sono però ben altre le musiche che determinano il climax emotivo di questa storia di per sé lineare ma spesso ardua nel trovare le giuste atmosfere qualora si ambisca a scavalcare il tempo della sua ambientazione. La scorrevole scrittura drammaturgica e coreografica di questo “Othello tango” firmato da Padovani (al Teatro Verdi di Padova), si avvale di un efficace mix musicale che va da Vivaldi a Jóhann Jóhannsson, da MachineFabrieck al suggestivo brano da “Les Cathédrales” di Matthieu Saglio dove il violoncello trionfa in solitudine su richiami bachiani.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/05/Othello-tango-5.jpg)
Padovani, nello sviluppo progressivo della chiara trama, fa emergere nella sua coreografia l’effettiva forza espressiva, il sottotesto emozionale, innervando la vicenda di Shakespeare di spunti graffianti, di gesti veloci e allusivi, specie nella travolgente sequenza dell’esplosiva gelosia finale di Otello verso Desdemona: una danza di movimenti violenti, di gesti fatali, in una lotta senza soste tra prese, cadute, strattonamenti, che dicono tutta la passione d’amore e tutto il folle accecamento che il tarlo della gelosia produce, “quel mostro dagli occhi verdi che si diletta col cibo di cui si nutre”, fino a segnare la morte dell’oggetto amato e dello stesso Otello, che si accascia a terra spento da una stretta di braccia di una delle figure nere, simulando così il darsi da solo la morte.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2023/05/Othello-tango-ph-Riccardo-Panozzo-2.jpg)
Sono intensamente credibili nel trasporto fisico ed emotivo, sensuale e distruttivo, dei ruoli, i bravi Jessica D’Angelo e Giuseppe Morello, a cui si aggiungono l’incisivo Andrea Rizzo nel ruolo di Jago, Roberta Piazza e Loredana De Brasi.