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Una danza per scoprirsi estranei: How about now, di Hannes Langolf
Danza
La grande teca trasparente e sigillata che domina il palcoscenico, ci rimanda, visivamente, ad un esperimento di vivisezione tra due esseri umani chiusi in quello spazio di vetro. A essere analizzate sono le possibili tensioni e le diverse dinamiche relazionali che scattano tra due sconosciuti accidentalmente ritrovatosi insieme. Ispirato da un racconto di Max Fisher Omobono e gli incendiari (storia di un uomo che accoglie in casa due giovani piromani, e l’ambigua relazione di manipolazione che si instaura fra i tre), How about now ideato e diretto da Hannes Langolf, storico danzatore dei DV8 Physical Theatre e coreografo di robuste partiture sceniche, è una performance ad alto tasso fisico ed emotivo costruita con la danza e la parola, dove l’una genera l’altra, e viceversa, stemperandosi dentro un immersivo paesaggio sonoro (il sound elettronico ed elettroacustico di Jethro Cooke) e luminoso (lighting design di Joe Hornsby).
Entro quella teca – perimetro che suggerisce uno spazio urbano, una piazza, un vicolo, una discoteca, il vagone di una metropolitana, a seconda dell’impercettibile o palese muoversi e dialogare dei due uomini – si racconta una breve storia dalle molte stratificazioni allegoriche. Due estranei, un giovane e un adulto – questi forse “dannatamente disperato” -, una notte s’incontrano casualmente. È il primo a farsi avanti e a infastidire il secondo. Vuole filmarlo e metterlo sui social per ottenere qualche Like, e magari qualche Follower.
Poche battute e qualche domanda sfuggente. L’altro mostra indifferenza, si nega, risponde, pone anche lui interrogativi. Entrambi si misurano, si esplorano, si provocano, si analizzano anche attraverso luoghi comuni; si scontrano, si intimidiscono, si incoraggiano, si scoprono vulnerabili. Nascono brevi riflessioni, ricordi, piccole confessioni; si tenta di andare via ma si rimane. In quell’atmosfera notturna incombe la sensazione di una qualche minaccia che ha a che fare col cambiamento climatico in atto, con un possibile disastro a causa di un incendio, con la pubblicazione online di un contenuto compromettente.
Una crescente coltre di fumo, che esala lentamente prima dai loro corpi immobili, si addenserà dentro tutta la teca colorandosi di rosso, come un incendio o forse un’alba. Poi si diraderà appena, mostrando le sagome dei due, uno dei quali infine svanirà cercato dall’altro. La misteriosa, indefinibile relazione che si è instaurata, ricorda, fra ellissi e allusioni, i personaggi notturni, anch’essi sconosciuti, de Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard-Marie Koltès. Lì uno dei due ha qualcosa da vendere all’altro che sembra interessato ad un affare del quale però non viene mai rivelato l’oggetto né la ragione della misteriosa transazione.
In How about now, invece, la relazione tra i due estranei si fa appena più chiara via via che parlano e si muovono scandagliando i propri sentimenti, i desideri e le paure. In uno scambio sempre mutevole si stabilisce un rapporto che ci parla di solitudine, di amore, di bisogno di condivisione, di fiducia, di solidarietà. Lo esprime soprattutto la danza dettata da impulsi interiori, che vibra al ritmo della musica, che inanella i gesti e le parole della superba coppia di performer: lo stesso Langolf e il giovane Ed Mitchell.
How About Now, visto all’Arena del Sole di Bologna dopo la prima assoluta al Teatro Bonci di Cesena nell’ambito della rassegna Carne a cura di Michela Lucenti, è prodotto da Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con Moonwalking Bear Productions.