I ’50 e i ’60, due decenni di boom economico, culturale e sociale, quando l’Italia aprì la strada per lasciarsi alle spalle le macerie della Guerra, anche grazie alla forza della creatività. La lira era considerata una delle monete più affidabili, analfabetismo e disoccupazione calavano drasticamente, l’economia si sviluppava a ritmi impressionanti. Ma erano anche gli anni della contestazione, delle minigonne, dei primi registratori a cassette e del Super 8. E a farsi portavoce di quell’atmosfera di incredibile fermento, saranno alcuni tra gli oggetti più rappresentativi dell’epoca, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo: le macchine per scrivere Olivetti. A raccontare questa storia che unisce imprenditoria e design, progettualità e visionarietà, è “Design e cultura secondo il Pensiero di Olivetti”, mostra curata da Luciano Setten, con la collaborazione di Cappelli Identity Design, Fondazione Adriano Olivetti e Associazione Archivio Storico Olivetti. Promossa nell’ambito dell’[e]DesignFestival di Treviso, diretto dallo stesso Setten, la mostra sarà introdotta oggi, 28 maggio, alle 18, dal talk “Cappelli Identity Design e il mondo Olivetti”, al quale prenderanno parte Enrico Bandiera, Direttore di Associazione Archivio Storico Olivetti, Emanuele Cappelli, designer per Olivetti, e Beniamino Carino de’ Liguori, Segretario Generale Fondazione Adriano Olivetti e Direttore editoriale Edizioni di Comunità.
Fondata già nel 1908, dall’ingegnere Camillo Olivetti, fu negli anni ’60 che l’omonima società conobbe uno sviluppo di livello mondiale, grazie all’elevata qualità della componentistica dei suoi prodotti, tra i più aggiornati sul mercato – al 1959 risale la Elea 9003, uno dei primi mainframe computer transistorizzati –, oltre che per la riconoscibilità della sua linea estetica. «Olivetti è il simbolo del design democratico e della cultura i suoi valori si sono insinuati nel tempo e lo hanno arricchito di innovazione creando modelli immortali perché pensati nel rispetto della persona e della sua vita. Modelli industriali condivisi e costruiti sul sapere, rivoluzionari, efficaci. Disegnare per Olivetti è partecipare a questi valori, farne parte», ha dichiarato Emanuele Cappelli, Designer e Direttore Creativo di Cappelli Identity Design, studio di design, comunicazione e strategie digitali, fondato a Roma nel 2009.
Per la mostra nell’ambito dell’[e]DesignFestival, il percorso è scandito in fasi e tra diversi oggetti: si parte dalle iconiche macchine per scrivere portatili, come la Lettera 22 e la Valentine, veri e propri monumenti, passando per i poster pubblicitari firmati dai più noti designer di quel tempo, come Giovanni Pintori, Milton Glaser, Ettore Sottsass, per arrivare fino ai giorni nostri, con i manifesti disegnati per l’Olivetti Design Contest dal designer Emanuele Cappelli. «La mostra ci immerge in un mondo d’innovazione passato alla storia, dove la parola design significa progetto, che risponde ai bisogni di praticità (portabilità) funzionalità (meccanica) e bellezza (design), dentro la cultura Olivetti. Ben oltre la pura e semplice cultura industriale, di cui fu artefice eccellente, Olivetti indicò un nuovo modo di essere, cioè una nuova cultura nel secolo dell’industria, modello che ancora oggi ci interroga per il presente e per il futuro», ha dichiarato Enrico Bandiera.
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