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design_aziende Edra. Sodalizio fra artigianato e industria
Design
Le sedute, i tavoli, i divani realizzati da edra mostrano flessibilità ed esuberante contemporaneità. Complessità di linguaggio, solidità e leggerezza, ibridazione delle tecniche e dei materiali sono le chiavi di lettura per interpretare il messaggio di avanguardia dell’azienda toscana. Affidato spesso a giovani designer…
Edra è un caso interessante nel panorama dell’industria italiana. È un’azienda toscana che in breve tempo è riuscita ad affermarsi a livello internazionale in un mercato difficile ed esigente come quello del design di arredamento. Al suo esordio, nel 1987, edra già preannunciava il coraggio e il carattere innovativo del proprio lavoro, presentando la collezione “i nuovissimi”, progetti di giovani designers che per la prima volta si misuravano con la produzione di serie. Oggi, dopo appena quindici anni, edra è già più volte al Moma di New York, ha partecipato a numerose e importanti mostre in Italia e all’estero, vanta nel suo team professionisti di grande creatività e intuito progettuale.
I motivi della sua rapida affermazione si devono all’esperto processo di produzione. I mobili sono concepiti come architetture miniaturizzate: come l’architettura rispecchia l’ambiente e il tempo in cui viene concepita, le sedute, i tavoli, i divani dell’azienda toscana si distinguono per una flessibilità dai contenuti contemporanei, prestazione diventata requisito irrinunciabile in una società in continua e velocissima trasformazione.
Leggerezza e trasparenza, solidità, dialogo fra materiali diversi, necessità di riciclaggio, versatilità nel produrre oggetti dall’aspetto classico, minimale, organico o futuribile, senza che questo prescinda dall’innovazione della tecnologia impiegata. Sono gli obiettivi di Edra che punta sull’intreccio tra la lavorazione artigianale e la produzione industriale.
L’invenzione linguistica viene espressa attraverso l’innovazione tecnologica.
Edra parla attraverso il taglio laser e la tecnica dello stampaggio, ma non rinuncia ai materiali naturali, come la corda. E i materiali industriali, come le resine poliuretaniche, le fibre di vetro e le plastiche sono messe in opera da artigiani specializzati, capaci di ardite sperimentazioni costruttive, come la giunzione a scomparsa della poltroncina Getsuen, il brevetto di invenzione per la famiglia di sedute L’homme et la Femme, o ancora il telaio interattivo ideato per la struttura Flap.
Non a caso all’interno di edra trova ampio spazio il lavoro di progettisti come i fratelli Fernando e Humberto Campana, uno avvocato, l’altro architetto, resi noti dall’esposizione “gli inconfortabili”, oggetti destinati ad essere manifesti politici, più che a incarnare logiche funzionali, presenti alla scorsa edizione del Salone del Mobile insieme alle creazioni di Setsu e Shinobu Ito.
In opere come le sedute stampate air one o air two o in favela, i fratelli brasiliani utilizzano materiali poveri e di scarto. La poltrona vermelha e i tavoli e i paraventi zigzag non potrebbero essere realizzati senza una manodopera qualificata, e la manodopera è ancora, nel loro paese, un potenziale riscatto sociale.
Edra vive oggi un successo dovuto al valore attribuito al senso originario del design: la qualità di un oggetto di arredamento è per l’azienda il risultato di un intelligente sodalizio fra un creativo disegno e una acuta realizzazione, fra artigianato e industria, fra materiali naturali e di produzione industriale. E che come ai tempi del Bauhaus di Gropius, questo impegno dimostra una forte connotazione sociale.
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