Alla sua prima apparizione, nel 1965 Valentina ha ventitré anni: a renderlo ufficialmente noto è la sua carta d’identità (pubblicata al dire il vero sette anni dopo, in “Intervista a Valentina”). Caschetto nero china, labbra carnose, occhi chiari, sgranati in un’espressione in cui si fondono felicemente stupore e sensualità: caratteri costanti che faranno di lei un’icona del fumetto italiano. Adesso si direbbe style icon, perché Valentina un suo stile ce l’ha, ed è inimitabile. Se ne rese conto subito pure il suo papà Guido Crepax che la fanciulla con i capelli alla Louise Brooks non era e non sarebbe mai stata solo un personaggio: perennemente sospesa in un intreccio di fantasie, sogni, ricordi, realtà, Valentina è erotismo sublimato, affilato, in punta di pennino.
Dici icona, ma il corollario diretto si chiama merchandising e –al di là dell’immediata simpatia che può suscitare l’oggetto del personaggio preferito- il più delle volte ha effetti collaterali non felicissimi. Primo tra tutti lo scadere della qualità in nome della riproduzione, forsennata, pressoché totale. Ovunque e comunque.
Quella di una collezione di mobili dedicata a Valentina (ma non solo a lei, ci sono anche Anita dattilografa e Pietro Giacomo Rogeri: altre due creature dell’immaginario fertilissimo di Crepax) poteva essere un’idea quantomeno rischiosa. Perché dal fumetto all’oggetto di design il passo non è breve. Lo sanno bene Manuela Pelizzon e Giuseppe Canevese, che si sono cimentati –produce l’italiana capodopera– in una serie di arredi dedicati alla celeberrima signorina Rosselli: partendo –e qui sta l’aspetto più interessante del progetto- proprio dalle tavole di Crepax, studiandone la struttura. Che non è fatto né scontato, né secondario.
La costruzione d’una tavola è qualcosa di simile ad un montaggio cinematografico, è la grammatica della narrazione, una sorta di ritmo: capito questo è facile rendersi conto di che cosa abbiano di differente questi letti, cassettiere e comodini. Non si tratta semplicemente di riportare le immagini di Crepax sulla superficie dell’oggetto –ci spiegano i due designer- qui è la scansione interna delle tavole a disegnare e distribuire aperture, cassetti, proporzioni. Così al rigoroso, elegantissimo bianco e nero s’aggiunge un’ulteriore suggestione, quella di una relazione fortissima tra fumetto ed elemento di arredo. Sa un po’ di feticismo, forse, ma collima perfettamente col personaggio e con l’autore.
Così la collezione –in realtà tre linee distinte, per ora limited edition: Valentina nel metrò, Pietro Giacomo Rogeri, Vita privata ed i mobili Kadhorna ed Anita dattilografa– declina la matrice pop in questi casi un po’ troppo scontata in favore di allure algida, di tagli geometrici, di forme minimali. Perché a Valentina s’addice di più la seduzione sottile, sul filo di una linea.
mariacristina bastante
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…