Numeri a parte, l’edizione 2009 di
100% Design London si distingue per l’impeccabile
linea di condotta e una selezione di designer locali o quasi, con protagonisti
i “vicini” paesi nordici. La grande coerenza e pulizia formale della fiera
porta a chiedersi se il mercato non offra altro o se le selezioni si siano
basate su un principio di uniformità, di altissimo livello e senza dubbio
piacevole se non addirittura piacente.
È da escludere, a dire il vero, la parentesi deludente di
Designersblock
London 2009,
progetto annesso alla manifestazione ma indipendente, che oltre alle pur sempre
belle ma ormai scontate creazioni eco – notevole il lavoro di
Mary Ann
Attard e
Craig
Macpherson –
presenta una sola idea veramente accattivante:
Poor Little Fish di
Yan Lu. Un dispensatore d’acqua
contenente un pesciolino che, quando si apre il rubinetto, rischia di rimanere
all’asciutto, singolare installazione che mostra la preziosità di una singola
goccia d’acqua.
Decisamente brillante il progetto vincitore di The Box Project
, premio organizzato dal gruppo di
Manchester NoChintz, assegnato alla giovanissima
Karen Smart.
Si tratta di uno spazio
letteralmente “
inscatolabile” composto da pezzi modulari e versatili, precisi e umili,
che fuggono ogni tipo di patina glamour ed evitano di cadere nell’eccesso
opposto di esacerbata trasandatezza.
Tornando agli stand guadagnati per diritto e denaro
sonante, si sono distinti, agli occhi della stampa e della critica britannica,
le collezioni neutre e minimal di
Benjamin Hubert e
Pinch, che hanno anche il pregio di
essere prodotte artigianalmente (da notare in particolare le lampade).
Collezioni prive di sorprese mozzafiato, ma capaci di giocare con garbo con il
concetto di
retrò sia nelle forme che nei materiali, senza rimanere intrappolate.
Della stessa pasta, ma con un tocco di inaspettata ironia
da parte di un paese nordico noto per la sua seria riservatezza,
100% Norway offre pezzi di una discrezione
quasi maniacale, in fondo auto-ironica. I divani muraglia di
LK Hjelle, dove si riposa come in una
fortezza, e le lampade di
Northern Lighting (di
Thomas Egset e
Peter Natedal), chiaramente create da chi non è
abituato alla luce, sono interessanti variazioni di un design scandinavo in
altre occasioni sempre più uguale a se stesso.
Twist sofisticato della fiera la porcellana. Da Singapore,
la collezione di
Undergrowthdesign fa trionfare cucchiaini a forma di gambe accavallate,
giocando su un formulario visivo settecentesco per nulla fuori moda. Ancora più
raffinate, e forse i pezzi più geniali dell’intera manifestazione, le
porcellane di
The New English, capaci di rivisitare una gloriosa tradizione doppiandone
la finitura tecnica ed esaltando una decorazione ineguagliabile per
intelligenza.
Infine, lo show-room della Lingua d’Oca, degno di nota
solo per aver presentato qualche artista insieme al mobilio.
Pascal
Furminieux osa
addirittura sculture impressioniste su piedistalli fuksia. Kitsch o audace?