Abitare il tempo giunge quest’anno alla ventunesima edizione. Già a partire dal logo, dal nome e dal sottotitolo (giornate internazionali dell’arredo) si comprende il focus, incentrato sui temi dell’abitare. La casa quindi come territorio d’indagine e gli oggetti che la popolano come catalogo di offerte.
La sintesi del percorso intrapreso è ben rappresentata dall’icona scelta per la comunicazione: la Knotted Chair di Marcel Wenders, un oggetto che recupera un’antica lavorazione (il macramé) e la associa alle nuove tecnologie (fibra di carbonio, resine). I design-days scaligeri rappresentano infatti una ricerca sui nuovi rapporti tra arte, artigianato e design. Gli espositori stranieri sono 130 su 650, l’impronta quindi è marcatamente made in Italy. Il design, si sa, è merce, ma la fiera veronese sceglie di mescolarlo con la cultura, così come vorrebbero la migliore accademia e l’esperto di marketing. E così come impone l’entertainment delle fiere in generale.
Patricia Urquiola presenta Pelle d’Asino-Sintesi sotto il manto, una mostra ispirata alla fiaba della principessa cuoca, personaggio dalle grandi capacità che si nascondeva sotto un mantello fatto di pelli diverse. Attraverso il recupero di differenti materiali, la designer spagnola promuove un avvicinamento tra l’arte e l’industria. Sempre tra le mostre, va segnalata Incontri con il colore – Cromatismi d’autore, a cura di Vittorio Locatelli, che ha come tema il ruolo del colore e della decorazione tessile, argomento di stretta attualità.
Come ogni iniziativa che si rispetti, il protocollo prevede anche un convegno, un premio e un intervento site specific. Nel primo caso Federmobili approfondisce una delle paure del settore, ovvero la sfida competitiva imposta dai giganti
Il premio dell’edizione 2006 andrà ad Ingo Maurer, progettista di lampade, sapiente miscelatore di tensione e qualità progettuale, come di leggerezza, ironia e poesia. Per l’evento in città, il comune di Verona realizzerà invece sette panchine per alcuni scorci urbani caratteristici (ideate da Cibic, De Lucchi, Della Torre, Garutti, Purini, Santachiara e Spacchetti).
La fiera però è anche scambio, domanda e offerta, soprattutto vetrina. Tra i designer italiani presenti, davvero interessanti sono i progetti di Marco Ferreri, Lorenzo Damiani e Ilaria Marelli.
Marco Ferreri per Turello Sedie ha disegnato Storica, una nuova linea di sedie che evoca la migliore tradizione del design internazionale ma anche la cultura del distretto friulano. Quattro modelli in differenti varianti. Nella sedia Iconica, alla struttura essenziale il designer ha donato una maneggevolezza e comfort. La Friulana rappresenta un esempio di dialogo virtuoso tra la sapiente maestria artigiana e la versatilità espressiva del design, mentre nella Nordica la nuova interpretazione del design scandinavo aggiunge significato e calore ad una seduta intima. Nella sedia Austriaca, infine, i codici della tradizione del product-design austriaco sono riletti con razionalità e spirito contemporaneo.
Damiani e Marelli hanno ragionato sulle stesse geometrie: la metafisica dei tubi. Lorenzo Damiani per IB Rubinetterie ha
Ilaria Marelli presenta invece Diva, la sua prima collezione di lampade per ambienti residenziali e contract. Variazioni, nuovo marchio del settore illuminotecnica, all’interno del quale Diva nasce, è un progetto imprenditoriale nato da Mec Service, azienda vicentina dalla consolidata esperienza nella lavorazione dell’acciaio. La Marelli accende i tubolari d’acciaio lavorando sia sull’innovazione culturale che su quella tipologica. Le lampade così citano le canne di un organo, o certe luci di Castiglioni e Jacobsen.
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