Ci si chiede, visitando il più ricco salone del mobile del nord Europa, se inseguire la grandezza giovi al prestigio. Di certo poco giova alla qualità, e questo a discapito delle due autentiche perle della fiera svedese, il lounge creato dall’ospite d’onore dell’edizione 2007, Konstantin Grcic (note le sue collaborazioni con Flos, Magis e Diade), e il design bar del duo BrobergRidderstråle (vincitori del Wallpaper Design Award 2007). Lussureggiante luogo di incontro fatto di piante e di una bizzarra mescolanza di arredi il primo, caverna giocosa di stalattiti flou reticolanti il secondo. Belle e placide creazioni letteralmente soffocate nell’unica area respirabile della fiera, ovvero l’ingresso.
Per il resto, un eccesso di stand in cui anche le eventuali nuove idee, ad ogni modo presenti con moderazione, si confondono in un’atmosfera al confine tra festa di paese, minimalismo negato per eccesso e tendenze nostalgiche. L’impressione è che i grandi marchi se ne siano guardati bene dal rischiare o anche solo dall’impressionare, forse riservando tale privilegio ad altre piazze. Mai fidarsi di un pubblico poco consapevole? Ipotesi crudele, ma azzardabile visti gli incomprensibili parametri di selezione delle firme presenti. Unica sezione godibile la Greenhouse, padiglione dedicato alle produzioni indipendenti, giunto al suo quinto anno e autocelebrato da una mostra documentaria insinuata tra gli stessi stand, inconsapevole generatrice di scarsa visibilità.
Venendo ai partecipanti, stupisce che proprio nella sezione cosiddetta giovanile sia ancora più presente una generalmente diffusa aria di revival. Come se ci si tenesse a non farsi notare. Preoccupante la marcata, quasi parodistica, differenza tra ciò che è di mano maschile oppure femminile. Incredibile la carrellata di docili colori pastello e dolci morbide forme nelle garbate idee delle fanciulle partecipanti (Frida Ottemo Källström, Moni Beuchel); maschie geometrie e materiali corposi invece nell’estro dei gentiluomini.
Doveroso citare tre brillanti eccezioni: incantevoli, misurate e in qualche modo tradizionalmente vive le belle poltrone “antropomorfo” di GAMplusFRATESI (di Enrico Fratesi e Stine Gam), duo italo danese di straordinario talento in attività dal 2005, capaci di rivisitare con arguzia e carattere in un calibratissimo equilibrio di disegno, materiali e colori, arredi alla Gio Ponti e classiche forme del design scandinavo. Squisitamente ironici gli sgabelli in feltro e gli attaccapanni albero dei giapponesi Smile & Industry (Takashi Sato e Takashi Hashiguchi), felici intuizioni smontabili e piegabili come giochi di bambini, rara isola felice di vera creatività. Infine, ricordiamo le fantasie spietate della neonata svedese Paperhead (di Jarl Fernaeus e Peter Malmdin, attivi appena dal giugno 2006), tentativo crudele e coraggioso, forse ancora poco organico, di spingere il design ai confini dell’arte.
link correlati
www.gamplusfratesi.com
www.smile&industry.com
www.paperhead.se
silvia colaiacomo
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