Categorie: Design

design_fiere | Un design verso tutti

di - 27 Aprile 2007

Fra gli enormi spazi colonizzati al Superstudio Più di Zona Tortona da un Tom Dixon in mood da metallo e la solita azzeccatissima mescolanza di Moooi, anche il “nuovo design italiano” (etichetta assegnata da Andrea Branzi ad una generazione di progettisti il cui lavoro presenta caratteri riconoscibili e peculiari) sembra tenere. Il che non è poco, se si pensa a quanto sia difficile oggi indicare percorsi di senso che si prestino ad essere identificati per più di due uscite di fila. Questi ragazzi invece, italiani o comunque di scuola italiana, ci stanno riuscendo, tengono duro e dalla finestra che hanno aperto su uno dei possibili futuri del design entra ogni giorno più luce.
Ciò di cui stiamo parlando è il cosiddetto design liquido, un nuovo fare progettuale che alleggerito da vecchi apparati etici ed estetici si prodiga per risolvere magari in un sorriso piccoli problemi della vita quotidiana, spesso marginali, ma sempre concreti. Lontano da qualsiasi teorizzare che si compiace di far chiudere il “sistema”, questo modo di fare design mira a dar forma alla vita all’unico livello in cui essa esiste effettivamente: quello quotidiano, microscopico, molecolare, fatto di gesti reali, a volte rotti, a volte slegati, ma sempre contingenti.
Non è un caso che i primi a credere e investire per davvero (cioè a rischiare i propri soldi) in questa nuova corrente del design siano aziende che operano sul mercato della grande distribuzione dei prodotti di media gamma. Dopo la meritoria apertura di Coop due anni fa e la consacrazione con la mostra in Triennale The New Italian Design quest’anno è la volta di Coin con la collezione CoinCasaDesign e di Invicta con il progetto 16 designer per Invicta, presentati in anteprima in Zona Tortona durante la design week. E ancora più di quanto avvenne con Coop, con il progetto CoinCasaDesign il gruppo di progettisti –gran parte del qual e è divenuto nel frattempo Nazionale Italiana Design, e proprio a questo titolo coinvolto nel progetto– appare consapevole della propria specificità e cosciente di avere non solo un presente ma anche un futuro.
Per Coin il gruppo vicentino JoeVelluto, ideatore del progetto Nazionale Italiana Design, presenta Doormad, zerbino in cocco il cui bordo profilato a scalini può essere usato per fermare la porta. Alessandra Baldereschi si immerge neo più recenti modi del sentire legati all’ambiente soggiorno e all’informalità del sedere, interpretati da una poltrona composta da scocca in materiale plastico trasparente riempita con cuscini di varie dimensioni, da vuotare a piacere magari utilizzando i guanciali anche per altri scopi. E poi la lampada vuota-tasche proposta da Pio e Tito Toso, la borsa porta-cane di Raffaella Mangiarotti (Deepdesign), o ancora la libreria componibile progettata da Matteo Ragni con un unico modulo in tondino metallico rivestito in rattan. Si tratta di oggetti, come precisa l’allenatore della squadra Cristina Morozzi, che “parlano un linguaggio chiaro e incisivo. Visti nel loro insieme, disegnano un paesaggio ricco di spunti inediti, tipologicamente variegato. Potremmo definirla una collezione di tendenza, ma anche garbata e sorridente. Sono oggetti capaci di dialogare con i consumatori-utenti a cui sono destinati in modo diretto e semplice; di sollecitare i desideri con elementi decorativi, con nuovi servizi e piccole attenzioni alle consuetudini domestiche”.
Sul fronte Invicta, anche se ufficialmente non è la Nazionale Design a scendere in campo, in diversi casi i nomi dei progettisti sono gli stessi, e comunque la “corrente” è quella. Chiamati ad interpretare il classico zainetto Minisac, Gumdesign presenta No Rain, divertente e pratica busta per la spesa che all’occorrenza diventa cappuccio. Antonio Cos pensa invece a un accessorio ibrido fra guanto e borsa munito di tasca per trasportare gli essenziali VIP, i “Very Important Products” quali lettore mp3, cellulare, caramelle, biglietto della metropolitana. Ilaria Marelli si preoccupa di proteggere la bicicletta da un improvviso acquazzone.

Caduti i meta-sistemi, generali ma astratti, l’attenzione dei designer si sposta verso problemi piccoli ma concreti ai quali fornire soluzioni mirate. Per gli oggetti ciò significa estrinsecarsi in “fogge” che non sono altro che funzionalità rese nella loro forma più apodittica, a disegnare un’estetica limpida e trasparente rivolta a un consumatore con poca liquidità e ampia capacità critica, impensabile solo pochi anni fa ai tempi del consumismo immaturo. Di certo l’austero Gropius quando parlava di un disegno industriale che sarebbe dovuto essere “democratico” non pensava certo a oggetti ironici, acuti, intelligenti, leggeri. Nondimeno nel suo volgersi a un pubblico più scafato che ricco questo nuovo “design liquido” fa senza dubbio la sua parte per muovere la bellezza quotidiana non solo verso alcuni ma verso tutti.

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stefano caggiano

[exibart]


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