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design_mostre Alessandro Mendini Milano, Curti/Gambuzzi & Co.
Design
Mendini reinventa il salotto borghese con oggetti di design alla stregua di opere d'arte. Segna così un'ulteriore tappa verso la sua Nuova Utopia. Senza dimenticare Depero...
tra gli anni ‘70 e ‘80, fino allo sfacciato ottimismo degli ultimi tempi, alla
ricerca dell’anima perduta per gli oggetti del Terzo Millennio, nell’opera di Alessandro
Mendini (Milano,
1931) si coglie la presenza di un elisir di eterna giovinezza, che al tempo
stesso è un antidoto al gusto e al pensiero corrente. La Nuova Utopia, che
alimenta la sua ultima produzione, si apre verso un nuovo umanesimo. Speranza
che destabilizza le inquiete certezze della “foresta buia e violenta del
presente” e che
sarebbe interessante mettere a confronto con il Terzo Paradiso di Michelangelo
Pistoletto. Si
inseriscono in questo contesto i mobili della serie Magico, progettati e prodotti in
esclusiva per la galleria Curti/Gambuzzi.
Si tratta di una reinvenzione dei mobili classici del
salotto borghese dell’Ottocento: tavolo, credenza, buffet e controbuffet.
Differenti texture colorate invadono le superfici del legno, traboccano le une
sulle altre, sconvolgono unità e percezione, proiettandole in un universo
astratto. Si tratta dello stravolgimento di una lezione ben nota già a Marcello
Nizzoli, che ben
conosceva il potere illusionistico dei cromatismi e per questo valutava sempre
le sue maquette neutre,
dipinte soltanto di bianco, per non permettere al colore di ingannare l’occhio
nel valutare le forme.
Mendini ha fatto, invece, del patchwork la forza del proprio lavoro, tanto
da trasformarlo in una metodologia interpretativa del progetto in generale, una
filosofia operativa che è per principio accostamento, collage e sovrapposizione
di pensieri frammentari e definizioni diverse, spesso anche contraddittorie.
Nel caso della serie di mobili presentata, l’unità
scomposta dai pezzi a tecnica mista viene recuperata da linee di forza che si
sovrappongono riportando il loro eccesso a una sobrietà costruttivista,
sottolineata dall’organicità della loro forma complessiva. Si trova un’evidente
matrice architettonica, che sembra voler dare agli oggetti un significato ulteriore,
avvicinandoli a feticci religiosi, trasformando la credenza in un totem a cui
consegnare offerte votive.
L’opera di Fortunato Depero è più di un sottofondo. Magico
era il suo teatro futurista, fatto di pupazzi meccanici in grado di animarsi
autonomamente, dei quali sono recuperate suggestioni dinamiche e vivaci
pattern. Con Mendini la magia si fa più alchemica e richiama l’altra grande
maschera dietro a cui il designer milanese si è più volte nascosto. Il vestito
di Arlecchino, abito fatto di rammendi di stracci cuciti insieme, che si
emancipa dalla propria povertà grazie a un elegante e fantasioso mosaico di
pezze colorate.
Mendini
e Depero a Rovereto
stefano mazzoni
mostra visitata il 16 settembre 2010
la rubrica design è diretta da valia barriello
dal 16 settembre al 12 novembre 2010
Alessandro Mendini – Magico
Mendini
Galleria Paolo Curti / Annamaria Gambuzzi & Co.
Via Pontaccio,
19 (zona Brera) – 20121 Milano
Orario: da
lunedì a venerdì ore 11-19; sabato su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39
0286998170; fax +39 0272094052; info@paolocurti.com; www.paolocurti.com
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