La mostra alla Fondazione Plart pone al centro un oggetto
che affonda le sue radici nella nostra civiltà, ma poco affrontato dal mondo
del progetto, che porta con sé una notevole carica simbolica. Gli esemplari
storici di pettini in mostra evidenziano la dimensione atemporale di
quest’oggetto. Il grande merito di
Andrea Branzi (Firenze, 1938;
vive a Milano) è
stato la capacità di riconoscere la forza di questo piccolo oggetto d’uso
quotidiano e di ri-progettarlo.
I prototipi realizzati dal designer esulano da ogni
tipologia classica e da ogni tipo di definizione: piccoli modelli in bilico tra
arte e design. Artefatti dentati, nei quali i tradizionali denti si modificano
in vari modi, sintesi di una ricerca figurativa che stupisce. “
Oggetti di
arredamento del corpo o dell’ambiente; simboli segreti di una persona, dei suoi
riti privati, di gesti più simbolici che funzionali. Omaggio alla bellezza
spontanea di una donna incerta tra il pettinarsi e
spettinarsi”:
così li definisce lo stesso
Branzi.
Realizzando inoltre un’ironica innovazione funzionale
oltre che formale con due
pettini-trama, appositamente ideati per questo nuovo e
inconsueto gesto, lo spettinarsi che lui definisce il più attuale:
“Sono gli
ultimi oggetti meccanici che servono a mettere ordine in una parte fuori
controllo del corpo umano; cioè i capelli. Ma a ben guardare oggi i capelli
devono sembrare i più naturali possibile; spontanei, spettinati, arruffati,
sapientemente disordinati, simbolo evidente della personalità originale di chi
li porta in testa”.Impossibili oggetti contemporanei nei quali la dimensione
superflua travalica quella utile, suscitando nuove emozioni. I suoi dodici pettini realizzati in materiale plastico,
affiancati a splendidi manufatti della storica collezione Antonini, dimostrano
come sia possibile cogliere aspetti inediti del nostro quotidiano osservando
piccoli dettagli che, accumulandosi in sequenza, si prestano a molteplici
letture. Miscela di una trasparente vanità senza tempo e di aspetti culturali,
questa collezione nasce da riflessioni del designer con Maria Pia Incutti,
presidente della fondazione e promotrice della mostra. Passione e impegno del
designer si combinano alla leggerezza tutta femminile di Cecilia Cecchini che
ha curato la collezione dei suoi prototipi e di Patrizia Ranzo che ha curato la
parte storica della mostra che raccoglie pettini
antichi.
Il salto temporale espresso dalla mostra, dai manufatti
caratteristici delle arti applicate al design dei pettini di Andrea Branzi, è
testimonianza del valore intrinseco che la storia del pettine nel mondo
conferisce a questo oggetto, fino alla prima metà del Novecento. E Branzi oggi
gli restituisce forma e senso attraverso un progetto sofisticato e nuove
modalità esecutive e sperimentali della plastica.