16 novembre 2010

design_mostre Marco Ferreri Milano, Triennale

 
Il piacere dei materiali. E del gioco. A volte per semplificare la vita, altre per svelarla, o complicarla, sorridendo. E costruendo oggetti...

di

Mezzo maiale: le macchie nere che, unite (due piastrelle
accostate con desideri gestaltici), svelano un porcellino fortemente
stilizzato, possono essere avvicinate, composte in molteplici modi sulle
pareti, perdendo ogni identità tra spazi chiari scanditi; così la gallina, la
mucca e il pesce, tutti a metà, con l’attrazione a unirsi e la naturalezza del
perdersi.

Nella mostra
milanese il percorso è assai vario: da una parte esposizioni di oggetti,
librerie, bicchieri, pentole e tisaniere; dall’altra esperienza di
installazioni, zone chiare, spazi autonomi da attraversare dove incontrare
opere isolate, intorno a cui anche girare come sculture che mutano allo sguardo
mobile. Così per i Vasi blu, la Moto tessuto o la gradinata Andare a vedere essere visti.

L’esposizione
delle opere di Marco Ferreri (Imperia,
1958; vive a Milano) mette a confronto, in un vasto itinerario di creazioni
alle pareti e attraversamenti di spazi/stanze speciali, modalità differenti del
progettare: molteplici sono le intuizioni, immaginando, manipolando per rendere
più bella e funzionale la quotidianità, ma anche, nello scarto, nel gusto della
sorpresa, per reinventare cose e situazioni suscitando meraviglia, con
leggerezza.

Ritorna spesso l’eco,
il ricordo di Bruno Munari per
l’essenzialità, il divertimento, il piacere della sintesi, la poliedricità
della ricerca, disegnando, mettendosi alla prova, per l’industria e la casa,
sperimentando materiali antichi, naturali e sempre più nuovi.

Ma c’è anche lo
scherzo d’artista, con il Multiplo
alimentare
, la forma di Emmenthal sottovuoto numerata e firmata, parte di
un tutto circolare smembrato. Ed è “cibo firmato” anche L’ochina, composta da 250 contenitori di vetro sottovuoto pieni di foie gras, un multiplo per il gioco
dell’oca.

Tokyo si presenta invece assai utile: è una
borsa a mano/a tracolla che può diventare, conservando il suo compito, anche
giacca a vento. Ed Ellice è un
elegante, flessibile segnalibro in acciaio inox, con una sfera d’ottone che non
permette si perda tra le pagine. E c’è Titi,
la scopa maneggevole e resistente, sostituibili le spazzole, in diversi tipi di
fibra sintetica. E con Granlivorno le
librerie sono inclinate, una appoggiata all’altra.

Numerose le sedie
e i tavoli: di particolare essenzialità, purezza di linee, rigore è Hashi, con la base in stecche di massello,
mentre Leonardo è una struttura senza
viti, “la gravità unica colla”. E c’è
la lampada Eddy creata con Carlo Bellini che, simile al fumetto Tiramolla,
ha gli arti flessibili.

Ecco: una
risposta al desiderio, al bisogno di vivere tra oggetti utili e belli, potendo
forse così anche stare meglio, rendersi più disponibili all’ironia, al piacere
del sorriso.

valeria ottolenghi

mostra visitata 12 ottobre 2010

la rubrica design è diretta da valia bariello


dal 5 ottobre 2010 al 6 gennaio 2011

Marco Ferreri – Progettarepensieri

a cura di Silvana Annicchiarico

Triennale Design Museum

Viale Alemagna, 6 (Parco Sempione) – 20121 Milano

Orario: da martedì a domenica ore 10.30-20.30; giovedì ore 10.30-23

Ingresso: intero € 8; ridotto € 6,50/5,50

Catalogo Electa

Info: tel. +39 02724341; fax +39 0289010693; www.triennale.it

[exibart]

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