Categorie: Design

design_personaggi | Semplicità a doppio taglio

di - 24 Settembre 2009
Paolo Ulian (Massa, 1961) è un designer d’eccezione, non soltanto
perché conferma la regola, ma anche perché è decisamente fuori dal comune. I
designer-star, così di moda oggi, intenti ad apparire in “comparsate” quasi televisive, hanno perso di
vista il progetto, non trasmettono alcun messaggio e rischiano di creare
prodotti inutili. Ulian, al contrario, racchiude in ogni singolo oggetto parte
della sua poetica, di progettista e pensatore. Come si è formato un designer
tanto schietto e genuino?
Ha iniziato studiando a Carrara, presso l’Accademia di
Belle Arti, dove ha seguito i corsi di Getulio Alviani, e successivamente ha frequentato
l’Isia di Firenze. Nel 1990 si è diplomato con il progetto Paravento di
cartone
, che gli è
valso la prima pubblicazione su “Domus” (inutile quasi sottolineare come il
talento fosse già in nuce).
Lo stesso anno si è poi trasferito a Milano e ha trascorso
due anni “a bottega” da Enzo Mari. Questo rapidissimo apprendistato è bastato ad Ulian per poter
intraprendere la carriera da professionista. È ritornato in Toscana e qui è
cominciata la sua storia fatta di cose. Perché questa storia si racconta così,
parlando di oggetti.
Anche la recente mostra tenutasi in occasione del Fuorisalone, presso gli spazi espositivi di
CareOf alla Fabbrica del Vapore, ha esposto, sotto la curatela di Beppe
Finessi, semplicemente i progetti, su scatoloni bianchi di cartone. Niente
schizzi, tavole esplicative o introduzioni, solo prodotti.

E sono oggetti illuminanti, nati da una forte conoscenza
della materia, dall’intelligenza di saper trovare in cose cestinabili una
seconda vita, dalla sperimentazione di nuove forme, da un pensare critico e da
un guizzo tutto personale che nasce dopo un’attenta osservazione dei piccoli
gesti quotidiani.
I prodotti, nati dalla sperimentazione di materiali di
scarto, partono tutti da oggetti-sorgente lontani dall’utilizzo finale. Ci si meraviglia
così a osservare Anemone, una lampada fatto solo da Biro Bic, o Accadueò, paravento costruito dall’incastro
di bottiglie d’acqua l’una sull’altra, o Bartolo, piccolo lume formato da un
barattolo che contiene al suo interno la prolunga della lampada stessa, e Una
seconda vita,

ciotola in terracotta i cui fori decorativi indicano la traccia di una
possibile rottura, delineano così sapienti cocci che potranno diventare mini
ciotole. Oltre a riutilizzare oggetti da buttare, il designer riesce anche a
riconoscere in scarti di marmo una purezza della forma che lo spinge ad
utilizzarli come Portafrutta.
Il pensiero etico è racchiuso in oggetti semplici, che
fanno pensare: Double-match, un fiammifero con la doppia testa, riporta alla mente il
gesto di nonne che lo conservano per un secondo utilizzo; La folle guerra di
Bush
manda un
messaggio sulla bottiglia con una pagina di giornale che diventa etichetta
(pezzo della mostra Message on the bottle, Ondesign); la riflessione sugli aiuti umanitari
assume la forma di due cartoline, una piena d’acqua, Drinkable water card, e Breadcard, contenente una fetta di pane.
Il guizzo personale di Ulian si riconosce anche nei
progetti piccolissimi, oggetti che prima non c’erano ma che in molti vorrebbero
perché assecondano piccoli vizi e abitudini. Finger biscuit, il biscotto da dito che può
essere intinto nel barattolo di Nutella, Brush-ring, lo spazzolino/anello da
indossare, e nel caso si dimenticasse quello vero, da utilizzare; Mat walk, il tappetino con ciabatte
incorporate da trascinare appena usciti dalla doccia, Pagina, la piastrella con le righe per
poter scarabocchiare le pareti dei bagni in maniera ordinata.
La genialità si ritrova negli oggetti con una seconda
funzione: il coltello dalla doppia lama Pane e salame, che sembra gridare al design
intero “parla, come mangi!”; Cabriolet, il tavolo che diventa panca; Bowl, l’attaccapanni portaoggetti.
Senza dimenticare i progetti dalla forma perfetta che raggiungono quella
giustezza che tutti i designer inseguono, come Portabottiglia, semplice tondino metallico che
tiene, quasi magicamente, la bottiglia in equilibrio; Panca, un parallelepipedo di lamiera con
tagli modulari che servono per allargare, curvare ed adattare la seduta.
Dei progetti di Paolo Ulian non si è mai sazi, se ne
vorrebbe sempre vedere un altro e poi un altro ancora. Questo perché ognuno
contiene la sorpresa di una piccola scoperta che a volte è la funzione
nascosta, altre un messaggio, l’esattezza, o un semplice guizzo. Non resta che
seguire l’indicazione che lasciano sulla sabbia le sue ciabatte: Who loves
me follow me

valia barriello


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n.
57. Te l’eri perso? Abbonati!

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