Categorie: Design

design_research | Prototipi di ecologie artificiali

di - 6 Novembre 2008
Alla base della ricerca portata avanti dalle EcoMachines del duo torinese di stanza a Londra EcoLogicStudio, formato da Claudia Pasquero e Marco Poletto, c′è una chiara visione della dialettica naturale/artificiale generata dall’impatto dell’uomo sulla natura. Secondo gli EcoLogicStudio è necessario abbandonare il paradigma sentimentale di una natura incontaminata e rendersi conto dell’inefficacia di ogni tentativo di conservazione naturale che neghi l’influenza dell’artificiale nella formazione delle ecologie urbane di cui facciamo parte.
Proporre possibilità di superamento del contrasto apparente tra naturale/artificiale vuol dire progettare strumenti che sappiano valutare gli effetti continui dell’azione umana sull’ambiente circostante e siano in grado di adattarsi di volta in volta alle circostanze, riconfigurando il proprio sistema di funzionamento. Questa è l′anima delle EcoMachines, veri e propri prototipi di urbanizzazione sistemica per organizzare e manipolare i flussi locali di informazione, materia ed energia.
Poste al limite tra architettura e design, le EcoMachines non sono rappresentazioni formali ma strumenti che mutano la loro forma attraverso prove dirette nell’ambiente. Anche il loro obiettivo e il loro funzionamento si evolvono man mano che successive versioni del prototipo vengono testate sul campo e opportunamente modificate. Nello stesso processo di studio, definizione e messa in opera delle EcoMachines si genera infatti una sorta di sviluppo dinamico, tale per cui sembrano seguire le leggi dell’evoluzione attraverso una selezione naturale delle scelte progettuali.

Le EcoMachines sono site specific, poiché ognuna è una risposta a un determinato contesto locale in cui si sia individuato un punto di sviluppo critico. Qui che nasce il brief: dove la tecnologia e la globalizzazione allontanano dall’equilibrio una realtà locale allargandone l′esposizione ai flussi dall′esterno e ampliandone il network circostante, lì si cerca di intervenire per favorire la creazione di un nuovo equilibrio. Così, anche specifiche al sito, le EcoMachines restano comunque tipologicamente indefinite, come fossero concetti funzionanti (testati attraverso prototipi) formalmente aperti a tutte le possibilità di configurazione dipendenti dagli influssi dell’ambiente. Come insetti che vanno specializzandosi in risposta all’ambiente in cui sono immersi, così in queste macchine si innesca uno sviluppo tecnico determinato dai feedback della complessa realtà circostante, tanto ibrida quanto risultante sistemica di natura e tecnica, anche se, infine, “naturale” per noi che ne siamo immersi fin dalla nascita.

Claudia Pasquero e Marco Poletto in questi giorni sono presenti alla Biennale di Architettura di Venezia con il progetto EcoMachines: the making of artificial ecologies, nella sezione Experimental Architecture all’interno del Padiglione Italiano ai Giardini. I prototipi presentati prendono il nome di STEMcloudv3.0 e sono ispirati alle briccole veneziane, antichissimo sistema di segnalazione dei canali della laguna costituiti da pali in legno che spuntano dall’acqua. Nel progetto di EcoLogicStudio queste macchine sono costituite da numerosi moduli trasparenti contenenti fluidi e colture, a cui sono connessi tubi che dialogano con l′ambiente esterno assolvendo a tre differenti scopi: condensatore lagunare, ossigenatore urbano, coltura di alghe. I sistemi STEMcloud sono matrici tecnologiche in cui viene permesso lo sviluppo di micro-ecologie come risultante di quei processi naturali propri del contesto locale e dell’intervento umano, anche da parte degli stessi visitatori dell’installazione o degli abitanti di quella particolare realtà urbana.

I visitatori della Biennale sono infatti invitati a espirare all’interno dei tubi che spuntano fuori dai contenitori di alghe per apportare il giusto tasso di Co2 necessario alla coltura. Sfruttando simili principi di interazione naturale/artificiale, i prototipi testati a Venezia si propongono di favorire la sedimentazione di particelle nelle acque della laguna per ridurne l′azione erosiva, attraverso il condensatore lagunare; aumentare la percentuale di ossigeno nell’aria in luoghi ad alta densità urbana, con l′ossigenatore urbano; produrre idrogeno, benzina rinnovabile e biomassa, con la coltura di alghe. The making of artificial ecologies sembra non solo possibile, ma naturale.

link correlati
ecologicstudio.com

laura boffi

la rubrica design è diretta da stefano caggiano

[exibart]

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  • ...che dire: semplicemente fantastico!! Concordo pienamente con gli italiani London-based EcoLogicStudio!! e gli faccio i miei migliori complimenti!!

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