Organizzata dal Teatro Mercadante in collaborazione con Semi di Laboratorio, la mostra Maschere di Riccardo Dalisi si affianca al progetto Pulcinella al Mercadante.
Un’occasione concreta per approfondire la conoscenza di un personaggio la cui ricerca espressiva da sempre spazia tra i temi del mitico, dell’arcaico, del sacro, sempre puntando all’immediatezza del sentimento più che alla lucida analisi razionale.
Queste premesse hanno dato vita ad esperienze di laboratorio tendenti a stimolare soprattutto i bambini alla produzione creativa: all’inizio degli anni ’70 l’Architettura d’animazione di Dalisi teorizzava, dagli scantinati di Rione Traiano, la tecnica povera, l’accettazione positiva della deriva, l’oggetto senza pensiero, in un coinvolgimento di bambini e studenti, come soggetti ancora liberi da condizionamenti, capaci di uno sguardo ingenuo, immediato su una realtà molto più fiabesca e fantastica di quanto i miti della tecnologia tendano a farci credere.
Una rivoluzione totale rispetto a qualsiasi metodologia accademica che confluì nelle avanguardie dell’Architettura Radicale e nell’esperienza della Global Tools, controscuola di architettura e design, fondata insieme a Mendini, Branzi e Sottsass nel 1973.
Così, negli anni del Living Theatre, per la prima volta si portava in strada, in quartieri ai limiti dell’emarginazione, l‘architettura.
“I bambini sottoproletari mi hanno preso per mano e mi hanno condotto verso il design” diceva Dalisi: da qui una fertile stagione di collaborazione con numerose ditte da Zanotta a Munari, fino ad affermarsi come la mente del design del Sud.
Incaricato dalla ditta Alessi inizia quindi il suo lavoro di ricerca sulla caffettiera napoletana: partendo dai prototipi inventati nel quotidiano rapporto coi lattonai di Rua Catalana, Dalisi ha sempre sperimentato nuovi usi e funzioni per un oggetto trasformato nel perno di un’opera buffa del design, premiata con il Compasso d’Oro 1981.
L’opera di Dalisi continua e si alimenta nell’infrangere la distinzione tra cultura aulica e popolare, nell’incessante creazione di oggetti che rievocano il mondo della fanciullezza
Gli ultimi anni sono segnati dal progetto Napolino, selezionato dalla Comunità Europea come progetto-pilota da diffondere nel mondo, per la rivitalizzazione di Rua Catalana con l’impiego di artigianato artistico come elemento di arredo, in un laboratorio sperimentale che mette in primo piano il tema della necessità del piano estetico e della forza immaginativa.
Anche in Maschere si avverte l’ingenua serenità di un’artista che, stravolgendo il processo creativo, lo sintetizza in un gesto istintivo che genera forme intense, espressioni immediate del sentimento, figure spinte sull’orlo di ciò che potranno essere. Ed ecco maschere con naso, orecchie, ciglia che si allungano fino a terra per improvvisare uno spettacolo impossibile, in un’atmosfera di indeterminata illusione, leggera sospensione. In attesa di voci e sguardi “forse di uno spettatore incantato, o di un bambino, di un poeta del nulla”.
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