Anche quest’anno Edit Napoli si è attestata tra gli appuntamenti autunnali più interessanti del design editoriale e d’autore. La manifestazione, a cura di Domitilla Dardi e Emilia Petruccelli, è stata ospitata, per la sua sesta edizione, nella storica sede dell’Archivio di Stato di Napoli, che ha accolto numerosi visitatori e ben 102 espositori, provenienti da Italia, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Grecia, Israele, Paesi Bassi, Portogallo, Germania, Spagna, Serbia, Sud Corea.
La giuria – composta da Gianmaria Pizzocheri, strategy project director di Dior, dalla designer Elena Salmistraro, dal digital director di ELLE Decor Italia, Alessandro Valenti, dal design expert proveniente da Dubai, Cyril Zammit – ha premiato l’inedito LOW, nato dalla collaborazione tra la progettazione di Parasite 2.0 e l’esperienza di Bianco 67 nella lavorazione di marmi, pietre e graniti: alla base del progetto c’è l’obiettivo di reinterpretare i materiali di scarto e di integrarli in un ecosistema più complesso e aperto.
Per l’area del Seminario che, come ogni anno, accoglie gli espositori under 30 e le realtà costituite da non più di tre anni e che ha visto un’ampia rappresentanza spagnola in collaborazione con l’Instituto Cervantes de Nápoles, sono stati premiati Atelier Nuanda e studio Bovti con il tavolino Kinoko, per essere riuscito a rendere contemporanea la combinazione tra innovazione e tradizione. Menzione speciale per Monostudio e Oikos, dell’area Main, che hanno sposato l’approccio ecologico, tra i temi cardine della manifestazione.
Quest’anno inoltre grazie all’avvio di una nuova partnership, i vincitori di EDIT Napoli 2024, avranno l’occasione di partecipare durante la Milano Design Week 2025 alla prossima edizione di LABÒ Cultural Project, il progetto francese ideato dal duo The Design Blender. Da questa collaborazione è nata l’installazione site specific, ispirata al Grand Tour, Viaggio in Italia dello studio parigino Undo-Redo per LABÒ.
Accanto alle numerose aziende che hanno confermato la propria adesione come Dante Negro, De Marchi Verona, Eleit.it, Marco Ripa, MAS Design, Mediterranea Design, SKNYPL e Decastelli si sono distinti i lavori di Studio Svar, Laura Dominici, Milla Novo, Kimano, Lava e Adrenalina.
Quest’anno l’allestimento del primo atrio dell’Archivio è stato curato dalla designer Sara Mondaini per Officine Tamborrino, brand pugliese specializzato nella lavorazione del metallo, insieme alla designer tedesca Lilo Klinkenberg di Studio Lilo, che ha realizzato il concept per le aree verdi.
Un rinnovato interesse è stato dedicato al programma EDIT CULT, le esposizioni diffuse che abitano i luoghi storici e rappresentativi della città. L’installazione dei due designer Giulio Iacchetti e Matteo Ragni, ABET È 1000 COLORI…, per Abet Laminati presso la terrazza della Sede Sussidiaria dell’Archivio di Stato, nel quartiere di Pizzofalcone, dove iconici e basici capi di abbigliamento, ritagliati da fogli di laminato Abet stesi al sole, raccontano i “mille” colori e decori dell’azienda, su un paesaggio unico come quello del Golfo di Napoli.
Al teatro San Carlo è andata in scena SHIWA SHIWA, la grande scenografia realizzata dall’architetto Kengo Kuma per Alcantara, per il Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi. Shiwa Shiwa, che tradotto vuol dire piega-solco, indica un concetto giapponese riferito all’andamento curvilineo della natura, alla sua inafferrabilità.
«Esiste ancora una forte energia in questo spazio. Abbiamo provato – dice Kuma – a mostrare di rispettare questa energia ma contemporaneamente dare nuova vita a questo luogo storico. Abbiamo cercato di creare un contrasto tra i materiali. Tutto quello che si vede è fatto di pietre, metallo e quel genere di materiale duro. Volevamo creare un forte contrasto con un materiale leggero e trasparente. L’aggiunta qui è la collaborazione tra i materiali, lasciando che le cose escano aggiungiamo questa sorta di effetto speciale di luci e ombre. Tanizaki ha scritto in In Praise of Shadows: “La bellezza dell’ombra è nella luce”».
Nel cuore del Rione Sanità-Vergini, nei suggestivi spazi dell’Ipogeo dei cristallini, è stato installato L’UOVO DI PARTENOPE, di Allegra Hicks. L’opera trae ispirazione dal celebre mito della sirena Partenope che si dice abbia nascosto, prima di morire, il suo uovo magico nelle fondamenta di Castel dell’Ovo. Per quest’opera, l’artista ha inserito un uovo rosso all’interno di un altro uovo, lavorato in crochet e poi in bronzo, facendo dialogare una tecnica morbida, solitamente associata al mondo femminile, con un suo archetipo maschile, il bronzo.
In quello che è un gioiello fin troppo poco conosciuto, la sala principale del Real Museo Mineralogico, hanno sfilato tra le forme cristalline dei minerali naturali i lavori di ALONG THE EDGE – ALPI 1984-2024, di ALPI Wood, azienda leader nella produzione di superfici decorative in legno, che ha celebrato così i suoi 40 anni nel mondo del design. Esposte diverse opere di designer internazionali che hanno interpretato il legno: come i totem dalle geometrie irregolari di Konstantin Grcic, i prismi di Angelo Mangiarotti e le tre forme arcaiche progettate da Alessandro Mendini.
Al Teatro di Corte di Palazzo Reale di Napoli invece è andato in scena EDITARE iMAESTRI, TRIBUTO A FILIPPO ALISON di Cassina, storica azienda di design fondata a Meda nel 1927. Un tributo all’architetto, designer e professore napoletano Filippo Alison che, a partire dal 1973, divenne parte fondamentale per la celebre Collezione iMaestri. Sul palco, come protagonisti e non come scenografia, gli arredi di Charles Rennie Mackintosh e i modelli iconici della sedia Hill House 1 e la poltrona Willow 1.
Un ultimo respiro sembra riaffiorare dal Complesso Museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio con GALATEO ANCESTRALE, progetto di Incalmi con l’artista Caterina Roppo, che ha utilizzato le potenzialità manipolabili del tessile per infondergli una forma aerea stabile attraverso il metallo.
E infine NEURO-PHILIA, il progetto che unisce arte e scienza di THiRTYONE Design + Management al Museo Civico Gaetano Filangieri. I vari lavori hanno voluto far riflettere su come le attuali tecnologie digitali stiano rivoluzionando il modo di creare e duplicare, riducendo la distanza tra vero e verosimile. A partire dall’installazione Pop, in cui una nuvola di pixel di carta tridimensionali, piegati e assemblati a mano, fluttuano al centro della Sala Carlo Filangieri, evocando l’effetto di diffusione dell’intelligenza artificiale. Nella Sala Agata, mentre un grande volume specchiato, realizzato da N-Hub, nasconde al suo interno tre cervelli stampati in 3D, due sculture a forma di Norepinefrina e Serotonina ruotano su se stesse tra i tomi della Biblioteca, insieme al pannello Sentimental Analysis. Qui l’IA progettata da Hyntelo, prendendo spunto dalle lettere sulla felicità tra il principe Filangieri e Benjamin Franklin, ha interpretato le emozioni umane attraverso il famoso brano Across the Universe dei Beatles.
EDIT si conferma un viaggio in cui diversi mondi si fondono in uno, quello del design indipendente che, ancora una volta, ci ricorda il valore e la necessità di preservare e coltivare l’unicità.
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