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Profumi d’archistar: Frank Gehry disegna i flaconi dei nuovi Les Extraits di Louis Vuitton
Design
Dare corpo, cioè una articolata struttura fisica e visiva, a un profumo, un elemento che proprio sull’inafferrabilità gioca parte del suo fascino, è una impresa sfidante. Per questo, quasi al pari delle stesse essenze, rimangono iconiche anche le boccette. E quando per la loro creazione viene chiamato in causa un architetto, anzi, un archistar, allora vuol dire che pensa in grande. Frank Gehry e Louis Vuitton rinnovano il loro sodalizio e, dopo il progetto per l’avveniristico museo parigino della omonima fondazione inaugurato nel 2014, presentano una nuova collezione di profumi, Les Extraits.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2021/10/fondazione-luis-vuitton-parigi-1200x711.jpg)
Il grande architetto, nato nel 1929, epigono della corrente decostruttivista e autore di alcuni dei progetti più iconici dell’ultimo secolo, come il Museo Guggenheim di Bilbao e la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, si è occupato del design dei flaconi. Nelle sue architetture, Gehry non risparmia soluzioni ardite e monumentali, ricche di volumi sfumati e danzanti ma che provengono da una complessa e meticolosa progettazione. I piccoli flaconi di vetro presentano una struttura minimale, con linee morbide e slanciate. La firma stilistica, però, è il tappo in alluminio increspato, dai riflessi argentati e vibranti, come fiamme agitate dal vento, a evocare in maniera la forma indefinibile ma presente e caratterizzante di un profumo di alta qualità. «La forma accartocciata rappresenta la felicità: è ciò che mi è piaciuto di questa essenza», ha spiegato Gehry.
«Frank crea luoghi che hanno uno spirito e suscitano una varietà di emozioni in chiunque vi entri», ha affermato Jacques Cavallier Belletrud, ammiratore di Gehry e naso di Louis Vuitton dal 2012. «È nel modo in cui la luce attraversa i suoi edifici. Assisti a qualcosa di permanente e solido ma anche inaspettatamente commovente. Poche persone possono costruire così», ha continuato Belletrud, sintetizzando bene il concetto. Anche perché Les Extraits, cioè estratto, è un termine specifico nel settore: si riferisce alla più alta concentrazione di fragranze disponibile. Belletrud ha formulato gli estratti presso Les Fontaines Parfumées, il think tank di profumi di Vuitton a Grasse, la capitale francese del profumo, sulla Costa Azzurra, tra le colline a nord di Cannes.
Per Les Extraits, Belletrud ha utilizzato ingredienti naturali provenienti da ogni angolo del pianeta. Il gelsomino grandiflorum è stato estratto con un metodo a bassa temperatura per preservarne gli aspetti più sfuggenti. Tra gli elementi, anche il bergamotto calabrese, i papaveri del Perù e l’oud, cioè l’olio dal legno di agar, del Bangladesh.
«Quelle forme di vetro curvo e la tecnica che ha usato per realizzarle erano così eccezionali», così Cavallier Belletrud descrive la sua prima visita al museo della Fondazione Vuitton a Parigi. «Un giorno creerò un profumo come questo edificio», ricorda il profumiere. Sei anni dopo, i due si sono ritrovati e, via Zoom – visto che nel frattempo c’è stata una pandemia – hanno collaborato a distanza a questa nuova creazione in sinergia via etere, tra la concretezza dell’architettura e le sfumatura di un’essenza.
I flaconi di Les Extraits, i cui nomi sono in inglese, come Dancing blossom, Cosmic cloud, Rapsody, Symphony e Stellar times, saranno in vendita nei negozi di Louis Vuitton a partire dal 7 ottobre, in edizione limitata. Solo su richiesta il bauletto monogrammato disegnato da Gehry, che contiene tutte le cinque fragranze.