La più antica maison di champagne al mondo incontra l’arte contemporanea, nel segno della sostenibilità . Si tratta di Ruinart che, fondata nel 1729 a Reims, in Francia, ha scelto l’artista italiano Gioele Amaro per realizzare una edizione limitata della second skin, un’alternativa alle tradizionali confezioni regalo di Champagne, per un «Lusso più rispettoso dell’ambiente». La second skin diventa una tela bianca sulla quale esprimere gli elementi che uniscono la visione del marchio e la ricerca dell’artista: distendendo velature minimali di pigmenti naturali e puri su questi inediti supporti, Amaro ha proposto una serie di pezzi unici che comunicano un sentimento di empatia per l’ambiente.
D’altra parte, il dialogo tra Ruinart e l’arte ha radici storiche, che si possono far risalire, per certi versi, a un editto particolarmente significativo: nel 1728, Luigi XV autorizzò il trasporto in bottiglia del vino, mentre precedentemente era permesso solo in botti, rendendo di fatto impossibile l’invio dello Champagne a mercati lontani e limitando il consumo alla zona di produzione. Ed è letteralmente “sulla” bottiglia che, secoli dopo, si può esprimere la creatività dell’arte. Partendo dal tappo: nel 2006, l’architetta e designer India Mahdavi creò “Champagne Spoon”, quindi fu la volta del “Flower” di Christian Biecher e del Fil d’Or di Patricia Urqiola, fino al Bouquet de Champagne di Maarten Baas, nominato Designer of the Year ad Art Basel Miami 2009. Più recentemente sono stati Liu Bolin, Vik Muniz (che incontrammo a Parigi), David Shrigley (qui la nostra intervista all’artista britannico) e Tomàs Saraceno a reinterpretare le bottiglie Ruinart, che figura anche come partner ufficiale delle fiere internazionali del calibro di Art Basel, Frieze, Fiac, Paris Photo e anche l’italiana miart.
Proprio alla fiera d’arte contemporanea di Milano di quest’anno, Ruinart ha annunciato la scelta di Gioele Amaro, la prima volta di un artista italiano, per la realizzazione di una limited edition di magnum in second skin. Nato in Calabria nel 1986, Gioele Amaro vive e lavora tra Milano e Parigi. Artista digitale, Amaro realizza opere che fondono, alterano, trasformano e offuscano il confine tra tradizionale e nuovi media. Le sue opere sono “dipinte” digitalmente e stampate su tela, creando proiezioni distorte che confondono lo spettatore. Per le opere esposte nella VIP Lounge Ruinart a miart, nella passata edizione 2022, Amaro ha rappresentato lo spirito di un orizzonte come visto da una finestra metafisica, dallo schermo di uno smartphone o dalla vista di un aereo (qui la nostra chiacchierata, lo scorso aprile, tra gli stand della fiera). Tra le sue mostre più importanti, Sothebys a Parigi, BaliceHertling, Reinhard Hauff a Stoccarda, Re- Signify by Valentino a Pechino, e di recente Almine Rech a Bruxelles, Parigi e Shanghai.
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