Definire Roberto Sambonet in poche parole è un’impresa. Designer, pittore, scrittore, grafico, architetto, urbanista, appassionato di cucina. Un personaggio che sfugge alle categorizzazioni, perché come teorico e intellettuale, in ogni sua manifestazione artistica ha cercato di andare all’essenza delle cose. Il titolo della mostra, in corso alla Triennale Milano fino all’8 settembre 2024, La teoria della forma, tende proprio a sottolineare la sua continua ricerca della “felicità della forma” come sottolinea Nina Bassoli, curatrice dell’istituzione. Visitare questa sua ampia retrospettiva, che comprende 1300 opere, è l’occasione per conoscerlo un po’ meglio attraverso oggetti, disegni, dipinti, documenti, fotografie, moltissimi dei quali inediti e provenienti dall’Archivio Pittorico Roberto Sambonet.
L’ampia mostra, curata da Enrico Morteo, rappresenta una sorta di analisi antropologica non solo critica dei lavori di Sambonet e della sua straordinaria creatività , sempre in bilico tra visionarietà e attenzione alla geometria e al colore. In questo suo percorso, l’artista coglie lo spirito di un epoca, il secondo Novecento, spaziando da Milano al Brasile, dove visse e insegnò per sei anni quando in gioventù. La mostra si articola su tre sezioni: la prima, coglie la radice della sua formazione cultuale per cui il design non è solo uno strumento per descrivere la realtà ma per crearne una nuova, attraverso forme originali, scaturite da associazioni inattese e sintesi analitiche essenziali, anche grazie a matrici matematiche e geometriche.
La seconda parte prende spunto da una sua idea nata per far comprendere le radici del suo lavoro. Si tratta di un gruppo di 200 fotocopie in grande formato e su inchiostro rosso che descrive gli ambiti della sua ricerca in modo sintetico, con le idee che proliferano grazie alla capacitĂ di trovare accostamenti, allusioni, nessi formali sempre nuovi e diversi. Le categorie tematiche sono sei: strutture circolari, ortogonali, triangolari, organiche, psicologiche, cromatiche. La terza sezione riguarda il tema del mare ad esempio, che lui amava particolarmente, ma anche la sua passione per la cucina, i sapori e i gusti della gente, viste come opportunitĂ di approfondimento delle conoscenze delle diverse civiltĂ .
Grande spazio, come è giusto che sia, viene dato agli oggetti di design frutto del suo ingegno, che senz’altro molti dei visitatori riconosceranno, avendoli visti sulle proprie tavole, nei propri salotti. Interessante anche il suo lavoro di art director con La Rinascente e i ritratti di milanesi illustri ma anche quelli della Pazzia, quando, durante la sua permanenza in Brasile, raccolse disegni e scritti di persone ricoverate per disagio mentale. Una mostra, quindi, molto articolata che offre al fruitore diversi importanti spunti e va percorsa con attenzione e gusto per la scoperta di questo autore fondamentale della creatività del Novecento.
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