Chi li chiama semplicemente doposci non ha capito e, forse, non potrà mai capire cosa c’è di altro, oltre alla schiuma di poliuretano e al nylon di cui sono composti. I Moon Boot non sono solo delle vistose calzature da settimana bianca tutta bollicine ma un atteggiamento del corpo e dello spirito, un concetto, anzi, «Un’opera d’arte da tutelare», se vogliamo esprimerci nei termini del Tribunale di Milano, che lo scorso 25 gennaio ha espresso la sua sentenza, numero 491/21. E in quanto prodotto di design industriale, sono da tutelarsi secondo le consuete norme del diritto d’autore, art. 2 n. 10 comma 1 legge 22 aprile 1941 n. 633. «Un prodotto che ha avuto la forza e la capacità di fare evolvere e modificare il gusto di un’intera epoca storica in relazione agli oggetti di uso quotidiano», si legge nella sentenza.
La storia da giurisprudenza risale al 2013, quando il Gruppo Tecnica, azienda di abbigliamento sportivo fondata nel 1969 da Giancarlo Zanatta, presentò ricorso al Tribunale di Milano contro un produttore veneto, per contraffazione e usurpazione dei diritti di sfruttamento economici nonché concorrenza sleale. Ma di Moon Boot ce n’è solo uno – cioè due, uno per la destra e uno per la sinistra – e solo quelli originali sono stati esposti anche al Louvre, nel 2000, insieme ad altri 100 oggetti più emblematici del design del XX secolo. Nel 2019, anche al Moma di New York, per la mostra “Items: Is Fashion Modern?”, tra i capi di moda che hanno contribuito a definire i canoni culturali di un’epoca. Tanto che il museo newyorchese, dopo la mostra, ha deciso di conservarli nella collezione permanente. Insomma, la sentenza del Tribunale di Milano ha certificato definitivamente qualcosa di cui già tutti eravamo a conoscenza.
«La sentenza del Tribunale di Milano è per noi un’attestazione giuridica molto importante che sancisce per Tecnica Group e il marchio Moon Boot quanto la storia del brand e il modus vivendi di tutti noi, ha da tempo decretato essere nell’immaginario collettivo», hanno affermato dalla società.
In effetti, l’idea dei Moon Boot nacque da un evento epocale a dir poco, quando, nel 1969, Giancarlo Zanatta osservò lo sbarco sulla Luna in televisione. E l’occhio non poteva cadere che sulle calzature indossate da Neil Armostrong, il cui primo passo sul Satellite rappresentò un grande balzo per tutta l’umanità e, nel caso specifico, di quanti avrebbero trascorso le proprie vacanze invernali a Cortina o in qualche altra amena località sciistica. Leggeri e impermeabili, i Moon Boot sono i compagni inevitabili per chiunque voglia trascorrere “veramente” una settimana bianca e, da oggi, sentendosi anche parte di un’opera d’arte.
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