Categorie: Design

Ikea in bianco e nero

di - 5 Dicembre 2003

Ikea nasce da un fiammifero. Un fiammifero nel quale Ingvar Kamprad, patron dell’ormai imponente impero scandinavo, vide una luce, la fiammella di uno strepitoso successo. Gli fu subito chiara la possibilità di vendere fiammiferi a prezzi molto bassi, di casa in casa, nella campagna scandinava degli anni ’30-‘40. Era sufficiente comprarli in grande quantità a Stoccolma e rivenderli a prezzi poco più alti, ma sempre contenuti.
La Scandinavia era notoriamente ricca di legno e Ingvar possedeva una bicicletta. I vicini furono presto raggiunti, l’attività ebbe successo, e la vendita si estese alle penne a sfera e alle matite.
Nel 1943 il giovanissimo Kamprad, ad appena 17 anni, fonda Ikea, acronimo delle sue iniziali – IK -, e di quelle di Elmtaryd e Agunnaryd, la fattoria e il villaggio dove crebbe.
2003. Ikea festeggia il 60° anniversario della sua nascita e la fiammella si è trasformata in un vivace focolaio di punti vendita in tutto il mondo.
Ikea vince, anno dopo anno, perché introduce concetti di produzione e di vendita innovativi, intelligenti, mirati a stabilire un rapporto amicale con la clientela. Di fiducia.
Oltre al vantaggiosissimo rapporto qualità-prezzo e alla conseguente opera di democratizzazione del design, che ha permesso l’ingresso dell’articolo di arredamento all’ultimo grido, possibilmente firmato, nella casa dei più, Ikea ha fatto proprie una serie di idee innovative che sono diventate portanti e che hanno fatto dell’azienda un’icona del “comprar bene”.
Al 1953 risale l’esposizione dei mobili, trovata non nuova, quantomeno risalente alla metà dell’Ottocento e alle prime esposizioni universali, ma qui per la prima volta allestita in un negozio. I clienti possono toccare i mobili, sedersi sulla poltrona o sdraiarsi sul divano che intendono acquistare, dopo averne saggiato qualità e funzionalità.
Le novità in casa Ikea incalzano: dal 1955 ha propri designers, uno dei quali sperimenta il celebre “pacco piatto”, altra carta vincente dell’azienda. L’idea è quella di progettare i mobili in componenti in modo da poterli imballare in pacchi di spessore ridottissimo, con evidenti vantaggi in termini di economia di spazio sui camion e per lo stoccaggio, di lavoro per la movimentazione della merce, e non ultimo di danni. I prodotti diventarono più economici e facili da portare a casa.
Il pacco piatto risponde anche ai primi tentativi di interazione fra il progetto del prodotto e quello del packaging, funzionale e che risponda a esigenze di praticità e di economia in termini di spazio, di lavoro, di costi.
1965, apre il negozio di Stoccolma, l’ammiraglia Ikea. L’evento segna un altro importante passo verso il successo: i clienti possono servirsi da soli. Risultato non da poco, se si pensa alle diverse dinamiche psicologiche al momento della scelta e dell’acquisto: un conto è muoversi in libertà, altra storia è essere pilotati dal commesso.
Seguiranno altre novità in corsa verso il disegno vincente del concetto Ikea. Negli anni ’60 farà la sua entreé l’economico e resistente pannello truciolare. Verranno alla luce mobili considerati oggi manifesti del “paesaggio Ikea”, come la sedia Ögla (1964), la sedia Skopa (1974), e più tardi il divano Klippan (1980), gli scaffali Lack (1982), i mobili della collezione Stockholm (1984), in pelle, betulla e cretonne.
Ancora, Ikea lancia un “mondo design” a scala e a dimensione di bambino, vince premi significativi, come l’Excellent Swedish Design (1984) e il Red Dot For Higest Design Quality (1999). In due, di numero, parole, Ikea vince. E vince non solo per l’intuito di Kamprad, non solo per le intelligenti trovate che democratizzano il design. Vince anche per una qualità che non è da tutti e che si chiama “buon gusto”. E del resto Ingvar Kamprad, scandinavo, classe ’26, vivrà un momento storico prodigo dei più geniali ed eleganti maestri del design nordeuropeo.

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francesca oddo

[exibart]

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  • non sono molto d'accordo con questa glorificazione di Ikea:il suo successo è uguale a quello del McDonald e di altre megaimprese che esportano ovunque un bell'appiattimento culturale. per conoscere anche gli aspetti negativi consiglio la lettura di questo articolo:www.tmcrew.org/killamulti/ikea/index.html

  • Credo sia stato involontariamente tralasciato il passaggio in cui il sig. Ingvar Kamprad fu indagato per i suoi finanziamenti illeciti a gruppi neonazisti europei.

  • La democratizzazione della bellezza viene ricercata sin dall'Ottocento (arts and crafts in Inghilterra, ad esempio) proprio per contrastare l'impatto negativo della Rivoluzione industriale. Il progetto di Morris fallì perché non era possibile allora contare su un'ampia distribuzione (e quindi sull'abbassamento dei prezzi senza rinunciare alla qualità). Oggi è possibile e forse l'Ikea è uno dei rari casi in cui le conseguenze della globalizzazione riescono a conquistarmi.

  • Lo sapete che Ikea ripianta gli alberi di natale se riportati indietro?
    Meditate gente, meditate....

  • non metto in dubbio la democratizzazione del design grazie all'IKEA.
    Comunque a me e ad alcuni colleghi d'ufficio viene soltanto in mente la sudata che abbiamo fatto ad agosto per trasportare e montare oltre 40 scrivanie ikea e non so quanti mobili, mensole, scaffali, porta computer, ed altre cose di design.
    tutto bello a vedersi, ma che sudata!!!!

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