Il 18 settembre è stata provata ufficialmente in acqua, a Venezia, l’imbarcazione a forma di violino galleggiante con sopra un quartetto ad archi che ha suonato le quattro stagioni di Vivaldi. Uno spettacolo caratteristico che ha visto il violino gigante galleggiare lungo le acque del Canal Grande accompagnato da una fila di gondole. L’opera emblema della città è una creazione dello scultore e intagliatore veneziano Livio De Marchi che come «Simbolo della rinascita di Venezia, diffonderà le note di Vivaldi». Il lavoro è frutto di una lunga e proficua collaborazione fra l’artista, Consorzio Venezia Sviluppo e la Cna. Lo strumento, nei mesi passati, ha già fatto scalpore quando è stato testato per la prima volta ad agosto con un esibizione di accompagnamento della violoncellista Tiziana Gasparotto.
Il Violino di Noè è nato dall’idea dello scultore Livio De Marchi e, dopo un anno di lavoro, coinvolgendo e mettendo insieme l’impegno di maestranze, cantieri, imprese, associazioni e cittadini, è stato presentato nell’area dell’ex cantiere navale Lucchese alla Giudecca. Lo scultore veneziano è già un volto noto nel panorama della scultura grazie alle sue opere d’arte galleggianti in legno, alcune delle quali includono un cappello di carta, una scarpa con tacco alto e una Ferrari F50. Il violino di Noè, concettualizzato per la prima volta durante il blocco dovuto al coronavirus in Italia l’anno scorso, possiede una prodigiosa struttura in legno in parte lavorato a mano con particolareggiati dettagli lunga 12 m e larga 4 ed è stato progettato in quattro sezioni per consentire un facile montaggio e trasporto, utilizzando sei diverse qualità di legno.
Il violino è anche progettato per viaggiare letteralmente per il mondo. «Come Noè mise gli animali a bordo dell’arca per salvarli, diffonderemo l’arte attraverso la musica su questo violino», afferma orgogliosamente lo scultore. In sostanza, si tratta di un’opera a cui verrà affidato il compito di diffondere nel mondo ciò che di più caro possiede la città di Venezia: l’arte, la cultura e la musica.
Anche il presidente del Consorzio Venezia Sviluppo ha espresso parole di elogio nei confronti dell’opera definendo l’arte una risposta naturale nel combattere un momento di indebolimento per il paese come è stato quello della pandemia: «Anche gli artisti hanno sofferto la pandemia e non sono stati risparmiati dagli effetti collaterali con ripercussioni sull’intera società. L’arte di chi ancora vive e concretizza ogni sforzo per la sua città, dando il proprio contributo affinché il lascito alle nuove generazioni si coniughi tra opera e idea».
A testimonianza di questo, infatti, l’idea di De Marchi è stata sviluppata a partire dal mese di novembre in piena zona rossa, quando la diminuzione del lavoro era ormai una triste quotidianità. Proprio “grazie” a questo calo del lavoro, il Consorzio e Livio De Marchi hanno potuto intraprendere questa sfida e focalizzare il loro lavoro su qualcosa che normalmente esula dalle proprie competenze: la creazione del violino galleggiante più grande del mondo.
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