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In mostra alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana i gioielli ispirati a Raffaello
Design
A Milano presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, una particolarissima esposizione-installazione realizzata con il Patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, del Ministero dell’Interno e del Ministero degli Esteri e visitabile fino all’11 aprile 2023: Scuola di luce dal titolo tanto pregno di significati da potersi anche riferire a tale magnifica Istituzione fondata nel 1607 nel centro della Milano secentesca dal grande Cardinale Federico Borromeo che nel 1618 la arricchisce con la sua collezione di dipinti, statue e disegni costituendo la splendida Pinacoteca Ambrosiana, ricca di capolavori tra cui il rinascimentale Cartone preparatorio per la Scuola di Atene (1508) di Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma 1520).
Proprio tale disegno preparatorio (di mano dell’Urbinate, a grandezza naturale e raro per le sue misure) della parte principale del grande affresco dedicato alla filosofia – poi realizzato da Raffaello sulla parete della Stanza della Segnatura in Vaticano su commissione di papa Giulio II Della Rovere – ha subito in occasione del cinquecentenario della scomparsa dell’artista un accurato restauro durato quattro anni e dal 25 marzo 2019 è esposto in una Sala riservata (allestita su progetto dello Studio Boeri) protetto in una teca con il vetro ad anta unica più grande del mondo.
Tale Sala – cui si accede attraverso quattro gradini come quelli che nel Cartone rappresentano le arti del Quadrivio (aritmetica, musica, geometria, astronomia) – così articolata suscita emozioni e suggestioni profonde anche per la possibilità di coglierne i particolari come tra gli altri i buchi per lo ‘spolvero’, i chiaroscuri, le sovrapposizioni degli oltre 200 fogli utilizzati… ora è ulteriormente impreziosita dall’esposizione (a cura di Alberto Rocca e Arnaldo Colasanti) Scuola di Luce in stretto dialogo con il Cartone.
Ventuno opere ispirate ad altrettanti personaggi e ai concetti della Scuola di Atene sono state realizzate dal Maestro di arte orafa Giulio Manfredi la cui sensibilità accompagnata da una raffinata tecnica gli ha permesso di tradurre le emozioni suscitate da alcuni dei filosofi protagonisti del cartone e dal loro pensiero in pregevoli e raffinati gioielli d’oro, diamanti e pietre preziose: materiali usati con elegante armonia, accorta e ponderata conoscenza e sobria ricchezza in modo da elevare lo spirito e suggerire un’ascesi tramite la bellezza. Non è un caso che il Maestro parli di ‘gioielli da indossare’ quasi che si crei un fil rouge tra la materia che riceve dall’artista una vita nuova e chi sceglie e indossa il gioiello: materiali trattati con tecniche che innovano il passato senza dimenticarlo, anzi attualizzandolo. L’idea trasforma e plasma la natura evidenziandone le innumerevoli sfaccettature e il tumulto di emozioni si concretizza in un omaggio a Raffaello.
Manfredi è in continuo divenire e dalla fondazione della sua Azienda modello nel 1973 è pervenuto all’eccellenza creativa raggiungendo fama da New York a Tokyo invitato e protagonista di eventi culturali e onorifici ai massimi livelli, eppure resta persona semplice e schiva, radicata nei valori e nella serenità della natia Solaro di Ferriere (PC). A rafforzare il legame tra l’arte pittorica e quella orafa i gioielli sono posti su tavolozze ciascuna delle quali reca il nome del personaggio cui è dedicata la creazione. Un legame che si accentua per la presenza dei progetti di Manfredi: “cartoni” testimoni della creatività dell’artista.
Tutto ciò fa comprendere come la ripartizione tra arti maggiori e minori sia frutto di una falsa costruzione visto che fino alla fine del Medioevo non esisteva questa dicotomia, anzi oreficeria, avori, vetrate istoriate… erano considerati sullo stesso livello, se non arte-guida culturale rispetto alla tripartizione pittura-scultura-architettura le quali ambivano a essere riconosciute arti liberali e non meccaniche quali erano giudicate. Con l’inizio del Rinascimento si palesa, invece, la nuova concezione che rende di rango inferiore alcune arti, classificazione che verrà rafforzata nei secoli seguenti quando nascerà per loro la definizione di “artigianato” o al massimo “artigianato artistico”. Oggi questi oggetti sono definiti “tecnici”, “industriali”, “decorativi” con un’onomastica che andrebbe rivista dando la giusta dignità a tutte le arti tanto più che tra l’altro l’oreficeria ha fatto parte dell’apprendistato di molti artisti. Non perdiamo l’occasione di ammirare con stupita meraviglia le creazioni di un artista – attratto e affascinato dall’Umanesimo e dal Rinascimento – che aspira alla bellezza il cui potere catartico e salvifico è percepibile nel micro e nel macro del quotidiano: il bello non esacerba gli animi, ma li seda e li rasserena mostrando come il kalòs kai agathòs, imperativo morale e civile della Grecia Antica, sia intramontabile.
Per Raffaello il Maestro Manfredi ha creato tre importanti anelli con lapislazzuli, tormalina verde e rubino, ciascuno incastonato tra oro e diamanti, per Bramante un braccialetto dalla geometria severa e insieme lieve per la presenza di diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri, quarzi, quarzi lilla e topazi azzurri, per Socrate il massimo dell’essenzialità e della sobrietà grazie a una collana d’oro in cui ciascun elemento è adornato da un diamante a stella: forse simbolo di quella verità non calata dall’alto, ma che il filosofo grazie alla maieutica riesce a trarre alla luce da ciascuna persona. Elegantissima e preziosa la creazione per celebrare Pitagora: una collana in oro con pietre preziose incastonate agli incroci: disegni che ricordano il suo celeberrimo teorema. Tra i lavori realizzati per i restanti personaggi colpiscono le opere dedicate a Orfeo, Diogene e Tolomeo per la presenza di un caratteristico disegno sinuoso creato da Manfredi. E se il Maestro grazie alla sua allenata sensibilità ideasse gioielli captando carattere e personalità della donna che se ne volesse adornare per aumentare la propria luce?