Categorie: Design

Designer del futuro, a partire dal passato coloniale: intervista a Sara Lupo da Cruz

di - 2 Ottobre 2021

Si chiama Sara Lupo da Cruz ed è una giovane promessa dell’Interior Design. Ha vinto lo IED Roma Design Awards nella categoria Design, con il progetto “Despite Italy”, realizzato in partnership con MUCIV – Museo delle Civiltà di Roma. Ha inoltre progettato un allestimento museale per la sezione Italo Africana del Museo restituendo ai visitatori una visione realistica del passato coloniale in rapporto alla contemporaneità. Abbiamo intervistato Sara per conoscere meglio la sua poetica artistica e i suoi ambiziosi progetti.

Il tuo progetto Despite Italy, realizzato in partnership con MUCIV – Museo delle Civiltà, pone al centro della sua ricerca un profondo ed inedito dialogo tra il mondo dell’interior design e il passato coloniale italiano. Ti va di parlarcene? 

«La narrazione del passato coloniale italiano spesso manca di unità discorsiva. Per molti anni, questa parte di storia è stata dimenticata perché fatta di memorie scomode e difficili. Il mio progetto prova a rielaborare l’immaginario dimenticato, dando voce ai vissuti dell’altro africano utilizzando l’interior design come strumento espressivo e chiave di lettura dello spazio. Uno spazio che gioca con la trasparenza di una struttura metallica forata che rappresenta qualcosa che non c’è; in questo caso la negazione dell’eredità coloniale. Lo spazio espositivo è diviso in due livelli. Il primo consiste in una struttura metallica composta di ripetizioni di volte a botte, un elemento classico dell’architettura, che contestualizza l’edificio. Questo elemento funziona da scheletro definendo il layout dello spazio e la funzione espositiva, integrando la collezione all’allestimento. Mentre il secondo, composto da pareti interne, restringe lo spazio fornendo al visitatore un’esperienza immersiva sensoriale grazie all’integrazione di proiezioni video auditive. Questa esperienza museale conduce i visitatori in un viaggio nella memoria, permettendo loro di interrogarsi sul proprio ruolo nello scenario contemporaneo».

In che modo il design può migliorare la fruizione degli spazi, degli allestimenti e delle collezioni, nell’ottica del visitatore? Pensi che lo si utilizzi abbastanza? 

«A mio parere il design apporta un valore aggiunto alla fruizione degli spazi, degli allestimenti e delle collezioni perché accorcia la distanza tra l’opera e il visitatore.  Inoltre è in grado, non soltanto, di valorizzare la collezione, ma di creare spazi di condivisione, dialogo e attività sociali. Purtroppo noto, che in alcuni musei più tradizionali, non viene dato un ampio spazio al design. Le collezioni spesso vengono esposte in modo statico e in ambienti poco fluidi dove la comunicazione utilizzata risulta, in alcuni casi, troppo elitaria e distante».

Quanto è importante la propria identità nella ricerca creativa e negli sviluppi dei tuoi progetti? 

«Penso che valorizzare la propria storia e identità sia fondamentale per la progettazione. Ogni vissuto è diverso e unico nella sua complessità. Il mio background biculturale mi permette di avere una visione più ampia e curiosa sulla percezione del mondo».

Quale consiglio daresti a un giovane aspirante designer? 

«Il consiglio che darei ad un giovane aspirante designer e a me stessa è quello di non aver paura di sbagliare. Spesso imporsi limiti può interferire nel processo creativo e ostacolare le possibilità di scelta. Viviamo in un contesto dove “l’adesso” è priorità e spesso non si dedica il tempo necessario nella realizzazione di un’idea in tutte le sue fasi evolutive».

Ti va di parlarci della tua esperienza allo IED Istituto Europeo di Design di Roma? 

«Il mio percorso allo IED è stato ricco e gratificante. Ho avuto la possibilità di studiare in un contesto internazionale il corso in Interior Design. In questi tre anni ho consolidato e collezionato competenze fondamentali sia teoriche che pratiche. I miei docenti hanno avuto un ruolo fondamentale, trasmettendomi conoscenze e esperienze professionali con uno sguardo attento al mercato del lavoro. Avendo preso parte a workshop e attività extracurricolari, ho notato quanto sia importante avere uno scambio continuo con studenti e professori di altri corsi perché mi hanno permesso di approfondire vari argomenti sotto varie angolazioni».

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