Il Musée des Arts Décoratifs è giustamente ospitato nel pavillon de Marsan, ala del Louvre, a sottolineare la continuità tra antico e moderno e l’importanza del design come modello sociale per le presenti e future generazioni. Infatti il museo nasce più di un secolo fa sotto l’impulso dell’emblematica apertura del Victoria & Albert Museum di Londra, il primo dedicato alle arti decorative con una forte aspirazione pedagogica e formativa. E restando fedele al modello londinese, ancora oggi il Musée des Arts Décoratifs punta all’educazione con la Galerie d’Actualité attraverso il ciclo A quoi ça sert? con lo scopo di offrire strumenti per leggere e capire gli oggetti esposti, e che per questo primo ciclo punta i riflettori su importanti esempi di oggetti di design legati al riposo e al nutrimento.
Il museo è reso dinamico anche dalla presenza di diversi percorsi: cronologico, ovviamente, e tematico, come nel caso della riproduzione della famosa scenografia della mostra Les assises du siege contemporain del 1968, in cui un centinaio di sedie furono installate su differenti livelli di una montagna sulla quale l’ordine cronologico sottolineava le diverse evoluzioni stilistiche. Richiama questa installazione un’altra mostra emblematica, A table, del 1970, in cui erano presenti oggetti di design legati al tema della tavola. Dopo una carrellata racchiusa in scatole movibili di alcuni modelli del design anni ‘80, come la chaise longue di Ron Arad o i mobili embrionali di Marc Newson, sono esposte le micro architetture di designer contemporanei come la Capanna dei fratelli Bouroullec e il letto colonna di Matali Crasset.
La programmazione temporanea punta i riflettori sul designer italiano Joe Colombo, figura eclettica che si interessò prima alla pittura e poi all’architettura, aderendo al Movimento Nucleare fondato da Enrico Baj. Di questo periodo è il progetto per la città nucleare, che rappresenta già in nuce la sua visione ecologica ante litteram e l’interesse verso le nuove tecnologie. Il trionfo della scienza nella visione futurista di Colombo condanna l’arte all’inutilità e per questo motivo abbandona la pittura per consacrarsi al design, mentre “ergonomia” diventa presto la parola chiave per realizzazioni simbolo, come la poltrona Elda o la futurista Multichair. Nonostante la grande originalità delle soluzioni, Colombo non vuole creare modelli di stile ma di funzionalità, preconizzando un futuro nel quale sarebbe emerso un modello standard per tutti.
La mostra, prima retrospettiva internazionale che rende omaggio al designer italiano in coporduzione con la Triennale di Milano e il Vitra Design Museum de Weil am Rhein, curata da Ignazia Favata e Mateo Kries, propone in sequenza le principali fasi del suo lavoro. Dal periodo nucleare fino alle cellule d’abitazione totali, ambizioso progetto in cui vengono eliminate le divisioni tradizionali a favore di spazi dinamici e autonomi in grado di rispondere a ogni bisogno dell’individuo.
Passato e futuro si intrecciano in un caleidoscopio di forme, mentre design e scienza dischiudono nuove possibili visioni agli occhi del visitatore di ieri e a quello di oggi.
giorgia losio
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ma è umberto smaila!!!
JOE COLOMBO E LA RICERCA DEL POSSIBILE
di Lorenzo Bonini
Habitat futuribile 1969
Questo progetto sperimentale rappresenta la realizzazione di un prototipo di "habitat futuribile", ispirato al concetto di un nuovo modo di vivere con una realtà in costante evoluzione. Da qui nasce la proposta di rinunciare alla tradizionale suddivisione in locali, eliminando le pareti divisorie. L'utilizzo dello spazio rimasto libero sarà possibile con l'aiuto di mobili-blocco, vere e proprie macchine per abitare, attrezzate e distribuite liberamente in modo da potersi adattare con rapidità a ogni esigenza.
Si realizza così il superamento del concetto di mobile-oggetto in favore di un arredamento dinamico e funzionale che metta al servizio dell'uomo le scoperte tecnologiche più avanzate e l'impiego di nuovi materiali, considerando che tutto ciò era stato pensato e progettato e sperimentato circa quarant’anni fa alla ricerca del possibile da Joe Colombo.