Rintracciare delle tendenze è sempre molto difficile, soprattutto in un momento in cui lo sviluppo è ai minimi storici e le idee sono remix e citazioni. La città prima-donna: la rivista Interni ha chiesto a light-designer, scenografi, artisti e progettisti di occupare le porte di Milano. Heavy Light prevede che da Porta Romana a Porta Ticinese ogni antico accesso alla città sia sotto il segno del design, come ad accentuare la speranza di stupore di coloro che hanno deciso di entrarci in questi giorni. Pregevole la caparbia insistenza di aprirsi alla gente, soprattutto quella esterna alla comunità del design. Forse è tutta qui la democratica differenza tra Fashion e Design Week.
Milano cresce, e quelle che un tempo erano aree industriali ora sono distretti creativi: Zona Tortona, Zona Bovisa, Zonaventura, Rho. In via Tortona e dintorni si celebrerà il Fuorisalone. Una cornucopia di eventi e presentazioni, all’insegna di prodotti e marchi, inizialmente nata come alternativa al Salone, oggi proposta parallela. Li avranno casa Pitti, i francesi di Via, POLI.design, Marimekko, Armani Casa, Krabbesholm e tanti altri.
In Bovisa, da anni sede della facoltà del design del Politecnico di Milano, due gli eventi principali: la laurea ad honorem ad Alessandro Mendini e l’inaugurazione di Zona Bovisa, futuro design district milanese.
Anche alle spalle di Lambrate, in quella via Ventura oramai convertita in Zona per densità di gallerie, studi e spazi creativi, Abitare inaugura una mostra di arredo urbano, quello disegnato da Lupi, Migliore e Servetto per Torino 2006.
La vera novità è la nuova fiera. Le vele di Fuksas sono al collaudo, finalmente il grande numero, i visitatori, tutti i padiglioni allestiti. Le grandi aziende, quelle dei fatturati, le bandiere del design made in Italy, hanno tutte scelto di esserci, in pompa magna, tornando a disegnare stand, un tempo calamite di buyer.
L’incognita sarà raggiungere Rho. In fondo alla linea rossa della metropolitana, in un’area ancora non del tutto inserita nel network della viabilità milanese, la nuova fiera correrà il rischio di non poter accogliere tutto quel popolo che, pur non comprando, alimenta l’appeal di brand e storie d’impresa.
La casa, Il bagno, l’ufficio, la cucina, e poi il sempre atteso SaloneSatellite, vetrina e fucina di nuovi talenti, di scuole legate alla tradizione o alle esigenze della domanda. Il Cosmit, l’ente che organizza i Saloni, apre la strada ad un’altra interessante tendenza della Design Week 2006: le donne.
In Triennale si inaugura Il diavolo del focolare, mostra curata da Claudia Gian Ferrari e allestita da Matali Crasset. Ribaltamento dell’ottocentesco adagio -donna, angelo del focolare- la mostra indaga il nuovo, a volte inedito, rapporto tra la donna e la casa, attraverso le riflessioni di artiste contemporanee, da Marina Abramovich a Sam Taylor –Wood.
A cavallo tra due tendenze, quella delle donne progettiste e dei classici da riproporre, la retrospettiva dedicata a Nanda Vigo, sempre in Triennale.
Ricordi e tributi anche per Gio Ponti presso la Galleria Sozzani in corso Como e Le Corbusier con l’interno del Cabanon, ancora in Triennale.
Venticinque anni li compie Memphis, storico movimento capitanato da Ettore Sottsass. Un mostra-catalogo la organizza, manco a dirlo, la galleria Post Design, concessionaria delle licenze e custode ortodossa di un stile ancora oggi di moda.
Le case di moda non stanno a guardare. L’ansia che le contraddistingue e il marketing che le caratterizza impone eventi e partnership. I sostenitori del total living presentano le home collection, Etro e Missoni, per citare gli attivi dalla prima ora, gli altri invece brindano con aziende che ospitano all’interno dei loro spazi, per l’ansia di esserci comunque.
Costume National ha una marcia in più, cogliendo al volo una tendenza molto attuale: i motori. Ennio Capasa ha disegnato Black Dogo per Ducati. Inoltre BMW, Volvo, Lancia, Lexus e Citroen confermano l’attenzione del settore automobilistico verso progetti con aziende design-oriented.
Senatori a parte, dopo donne e motori non poteva mancare la musica. Due iniziative di alto lignaggio raccontano infatti il design della musica. Domus organizza un concerto happening del maestro Ennio Morricone. Al teatro Manzoni la musica da film dialogherà con le immagini del regista israeliano Amos Gitai e le fotografie di Gabriele Basilico.
Alla theblackroom della Marangoni, va invece in scena Milano Sound Design, un progetto a cura di Giulio Iacchetti e Lorenzo Palmeri. Quindici designer internazionali hanno riprogettato altrettanti strumenti musicali. Ripensare allo strumento e al gesto musicale dopo anni di immobilismo progettuale e schiavitù tecnologica.
Quella della Design Week è una proposta vasta, variegata, spesso incontrollabile seppur democratica, e provare a delineare dei percorsi è un compito opinabile.
La biennale di Berlino ha scelto, umanamente, di concentrarsi lungo una strada, il salone invece si spalma in città. Auguri. Via!
M2
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