«Nel nostro immaginario, il bianco e il nero rappresentano due entità contrapposte, ma comunque assolutamente estreme. Sono luoghi dell’assenza cromatica», lo scrive Gianluca Sgalippa, designer milanese, critico del design, saggista, progettista di oggetti, ambienti e provocazioni percettive, come dimostra con una installazione sui generis ospitata nel raffinato showroom milanese Devon&Devon, in un prestigioso palazzo di fine Ottocento in via San Marco 38, dove lo spettatore è sottoposto a una ricognizione delle varianti espressive cromatiche dei bianchi e dei neri, in cui colori lievi o cupi, seppure dotati di un’identità riconoscibile, possono magicamente rivelare nuance inattese e sorprendenti, modificando radicalmente la percezione dello spazio circostante.
Devon&Devon, brand italiano specializzato nella produzione e progettazione di soluzioni d’interior design per la casa e sala da bagno di lusso, punta sul colore come codice distintivo, con le sue inconfondibili palette cromatiche propone una personalizzazione delle vasche in stile retrò attraverso 500 colori selezionati dal Sistema Cromatico NCS. Gianluca Sgalippa, direttore della comunicazione e dell’immagine di NCS Colour Centre Italia, gioca con lo spazio e la nostra percezione con un’installazione site-specific composta da 80 flag pendenti dal soffitto, a forma di specchio manuale – che ricorda vagamente quello impugnato dalla matrigna di Biancaneve – impresse fronte e retro con diverse tonalità di bianco e di nero attinte dal Sistema NCS, oltre ai colori attualmente uso nelle collezioni della stessa Devon &Devon, in cui profondità e bidimensionalità sembrano intrecciarsi in uno scambio virtuoso.
Come lo si intuisce quando, tra una flag e l’altra fluttuanti nello spazio e raccolte in una griglia regolare, il colore in attesa di una sua applicazione su una superfice, grazie a un effetto di leggerezza e sospensione, ci appare come una entità astratta ed evanescente. Disposizione razionale, composizione minimalista attraverso questi elementi pendenti se branditi dallo spettatore, muovendosi dentro una cascata cartacea si rompe come d’incanto. Siamo noi, grazie all’ accostamento tra una e l’altra flag a definire lievi e nuove declinazioni cromatiche di diverse tonalità .
L’installazione  gioca sul filo del dualismo, bianco e nero, razionalità e leggerezza, visibile e invisibile, è rigorosa ed empatica, formalmente perfetta ma fluttuante al tempo stesso e ci invita a comporre nello spazio “allusioni e illusioni” di cromie possibili che potrebbero diventare solide quando e se applicate agli oggetti che ci rispecchiano.
Dimmi che variazione cromatica hai trovato e ti dirò cosa immagini: potrebbe essere questo il rebus magico inscritto negli “specchi” di Sgalippa, così ambigui come la nostra percezione, sospesi tra luce, sfumature e spazio.
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