Unâatmosfera fatta di nebbia e silenzio ha avvolto lâAbbazia di Valserena di Parma per diversi mesi, nellâattesa di poter aprire le proprie porte ai visitatori della mostra âDesign! Oggetti, processi, esperienzeâ. La quiete era solo apparente e unâagitazione impalpabile serpeggiava tra gli oggetti e i documenti, pronti per essere osservati e compresi da sguardi curiosi.
Lâesposizione, in seguito alla riapertura dei musei, ha finalmente inaugurato mercoledĂŹ 3 febbraio 2021 e prevede due percorsi differenti: la prima sezione ha sede nellâAbbazia di Valserena, alle porte della cittĂ , e tratta il tema specifico del design dellâoggetto; la seconda, situata a Palazzo Pigorini, nel centro storico di Parma, ruota attorno al design del corpo e dellâabito.
La sezione allestita allâinterno della Chiesa dellâAbbazia, sede dello CSAC (il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dellâUniversitĂ di Parma, fondato da Carlo Arturo Quintavalle nel 1968), è curata da Francesca Zanella e si costruisce a partire da tre parole chiave: âOggetti, Processi, Esperienzeâ.
Lâoggetto è concepito come unicum sul quale il progetto si focalizza, come fase finale del processo produttivo, ma incipit del suo utilizzo; il processo è inteso come descrizione della creazione progettuale e, successivamente, processo di utilizzo; lâesperienza è fruizione dellâoggetto, per intendere il design come disciplina volta alla costruzione materiale dellâidea.
La mostra âDesign!â si propone come dimostrazione tangibile del fatto che lâarchivio è un luogo della memoria nel quale i documenti non sono destinati a restare silenti e inaccessibili, ma, al contrario, prova quanto questo archivio debba essere letto, consultato, condiviso, sfruttato come punto di partenza per una corretta rilettura del design contemporaneo e della sua storia. Lâarchivio è il luogo in cui la memoria deve essere riattivata, anche attraverso la fisicitĂ dei gesti: lâallestimento presenta mobili classificatori, parte integrante dellâarchivio fisico, posti nella navata centrale, che sembrano voler richiamare la vista, il tatto e lâudito: persino lo scorrere dei cassetti, se aperti, rivela un rumore nuovo di scoperta finale, dopo la lunga attesa.
Le opere in mostra, situate nelle cappelle laterali e nellâabside, ricostruiscono la storia dellâarchivio dello CSAC, ma anche, e soprattutto, ne svelano i contenuti. Vogliono far sĂŹ che lâoggetto, appartenente alla quotidianitĂ del singolo cittadino, connubio tra idea, creazione e fruizione, diventi cosa unica negli occhi del visitatore, dichiarando la sua funzionalitĂ tramite i colori, le forme e lâimponenza degli spazi che ospitano il percorso espositivo.
In questa mostra, attraverso una selezione di oggetti e progetti, è possibile raccontare una storia italiana e comprendere il ruolo del designer, dalla sua nascita come figura professionale fino ad oggi. Ă inoltre possibile contribuire attivamente al dibattito sul design, non solo a livello teorico, bensĂŹ valutando lâoggetto come momento ideativo e successiva creazione presente nei luoghi di lavoro, nelle case di tutti, quindi come fenomeno popolare.
Uno stesso oggetto può avere molteplici interpretazioni: i progetti di Bruno Munari, dunque, si accostano a quelli di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Archizoom Associati, Enzo Mari, Alberto Rosselli, Mario Bellini, Roberto Sambonet, Roberto Menghi, Cini Boeri, Ettore Sottsass Jr. e Alessandro Mendini, tutti custoditi nei Fondi CSAC.
Lâallestimento della mostra è concepito per confrontare i diversi modi di narrazione del design: dalla narrazione museale alla catalogazione archivistica, dalla predominanza dellâoggetto concreto alla sua rappresentazione bidimensionale su display.
Il design è anche interpretazione del corpo e dellâabito. Lâabito si deve concepire innanzitutto come protezione, oggetto identitario, ma anche come medium di comunicazione con lâaltro, una scelta con la quale lâuomo, nella sua dimensione corporea, si rapporta con lo spazio circostante.
Per questa ragione la seconda sezione della mostra, situata a Palazzo Pigorini e co-curata da Valentina Rossi, è intitolata âCorpi e processi â Sissi, Cinzia Ruggeri, Krizia, Brunetta e Atelier Faraniâ.
Il secondo percorso espositivo presenta tre abiti-scultura realizzati dallâartista Sissi che suggeriscono nuove domande in merito alle scelte contemporanee in ambito vestimentario e di rilettura dellâopera dâarte, architettonica o di design appartenente al passato prossimo.
Gli abiti-scultura di Sissi sono stati realizzati in collaborazione con le aziende Equipage Srl, Maglificio Nuova Ester e Parmamoda Srl e ideati attraverso un processo di confronto con il patrimonio dello CSAC nellâambito del progetto âStorie di Filiâ (2020), condotto dallo CSAC in partenariato con il Sistema Museale dellâUniversitĂ di Parma, Cooperativa EidĂŠ, Fondazione Museo Glauco Lombardi e con il contributo della Fondazione Cariparma.
Lâallestimento è definito dalla curatrice come ÂŤcircolare e progressivoÂť i disegni dellâartista esposti si rapportano infatti con i figurini di Brunetta, Cinzia Ruggeri e Krizia. Al centro è posizionato lâabito-scultura creato dallâartista come esito del lavoro progettuale.
Gli abiti di Sissi e i disegni delle stiliste sono affiancati da tre costumi dellâAtelier Farani, scelti tra i 221 donati allo CSAC nel 1993; lâabito di scena offre infatti un ulteriore livello di lettura e interpretazione, oltre a quelli giĂ citati, vicino a una dimensione spazio-temporale distante dalla contemporaneitĂ .
Sissi è unâartista multidisciplinare e la sua ricerca è caratterizzata dalla necessitĂ di ridisegnare le forme del corpo umano, dopo averne indagato in modo approfondito le fattezze. Ă attraverso il lavoro manuale che tale ricerca prende forma, in questo specifico caso attraverso la creazione di abiti da indossare e da esporre.
Sissi ha esplorato il patrimonio della sezione moda dello CSAC di Parma e ha deciso di prendere in esame il lavoro di artiste che propongono idee di abito diverse, ma sempre legate alla dimensione performativa: Brunetta intende il vestito come illustrazione, rivisitato, visionario, ironico; Krizia è fortemente legata al prĂŞt-Ă -porter, ma anche e soprattutto allâinnegabile rapporto tra arte e moda, attraverso lâestrapolazione di motivi stilistici e formali e lâincontro con la scultura marmorea; Cinzia Ruggeri, infine, interpreta lâabito come momento emotivo e esperienziale, attraverso sperimentazioni eclettiche.
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