Ampie sale, alti soffitti affrescati, colonne, vetrate: chi non ha mai sognato una casa così, e quale designer non ambirebbe vedere le proprie creature inserite in un luogo di tale fascino. Questo devono aver pensato Renzo e Gabriella Bagnara, imprenditori lungimiranti -oggi proprietari del Via Garibaldi 12, a Genova- e Wiliam Sawaya -cui è stato affidato l’intervento di recupero dello spazio- un nome che riporta immediatamente a Sawaya & Moroni, fucina creativa nata nel 1984.
Oggetti –quelli firmati dall’azienda milanese- dotati di forte personalità, che rivendicano uno spazio espositivo tale da non mortificarne l’innata presenza scenica, le forme e i volumi. Oggetti abituati a occupare luoghi di prestigio: la sedia Patty disegnata dallo stesso Sawaya è esposta al museo Vitra, le poltroncine di Oswald Matthias Ungers sono state pensate per il Foyer dell’Opera di Berlino.
Palazzo Campanella, dal canto suo, ha celato per molti anni gli splendidi affreschi realizzati nel 1570 da Andrea Semino ed un apparato decorativo straordinario: l’intervento di recupero e ripulitura affidato dai Bagnara a William Sawaya ha fatto riemergere gli antichi splendori di stucchi e dorature, quelli per i quali un tempo la Sala degli Zecchini veniva paragonata agli sfarzi de Le Thuileries e la Sala del Sole era annoverata nell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert.
L’allestimento, sempre curato dall’architetto d’origine libanese, gioca su spunti e rimandi che armonizzano lo stile neoclassico voluto da de Wailly e Tagliafichi intorno al 1770, alle forme lineari ed espressive di un lusso contemporaneo proprie di arredi e suppellettili di design. Una fusione che esalta vicendevolmente l’unicità dei dettagli, la ricercatezza delle linee e dei profili, la vocazione scenografica delle stanze e degli oggetti ospitati; risultato ottenuto anche grazie all’attenta progettazione di luci e riflessi, elementi essenziali per mantenere intatti corpo e carattere di tutti gli elementi.
Di qui l’altra vocazione del Via Garibaldi 12 quale spazio espositivo per artisti e collezioni che, presentati precedentemente nei luoghi istituzionali, trovano in questo contesto il loro momento di incontro col mercato. Dall’1 a 16 ottobre l’iniziativa riguarderà Tea & Coffee Towers, un’interessante collezione -già presentata alla Biennale d’architettura nel 2002 e al Salone Internazionale del Mobile di Milano- che si vale della creatività di ventidue tra architetti e designers (Fuksas, Van Berkel, Koolhaas, Hadid per citarne alcuni) cui è stato chiesto di reinventare gli oggetti più simbolici della quotidianità e dei suoi riti secondo visioni architettoniche. Ne emergono prototipi che sfidano -attraverso la grafica computerizzata e l’utilizzo di nuovi materiali- il pregiudizio di banalità insito nella quotidianità dell’oggetto stesso. L’atelier si arricchisce anche di un bookshop dove è possibile trovare pubblicazioni d’arte, design, arredamento e tutti gli argomenti del bien vivre, secondo un’idea di punto vendita come meta dalle mille occasioni.
daniela mangini
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