“Entrez lentement”. Ovvero, al Salone (del Mobile) quest’anno entrate lentamente. Esortazione che può sembrare quantomeno paradossale, visti i ritmi frenetici della movida della Design Week, a Milano. L’invito, a scanso d’equivoci, lo abbiamo preso di peso proprio da un evento del Cosmit: è il titolo della consueta mostra fuorisede voluta dall’ente organizzatore dei Saloni, allestita per il 2005 nel loftone di via Stendhal 36, a cura di Pierluigi Nicolin. Protagoniste alcune celeberrime maison d’autore a cui, come si farebbe con delle vecchie dive, tributano omaggio e restyling alcuni architetti contemporanei. Ecco qualche esempio: Villa Mairea (1938-39) di Alvar Aalto a Noormakku ripensata da Steven Holl o la casa ad Arzachena (1962-66) di Marco Zanuso restituita da Pierluigi Cerri, che della mostra firma anche il progetto dell’allestimento.
Si diceva dell’esortazione alla lentezza, in aperta
L’ultima edizione della fiera in città (prima del trasferimento a Rho, nella struttura targata Fuksas) cade nell’anno di Euroluce: ed è proprio alla città che la biennale dedicata all’illuminotecnica rende omaggio, con una serie di interventi nella zona tra Brera e Garibaldi. In quattro luoghi individuati ad hoc intervengono quattro lighting designer, l’aspetto originale è il fatto che questi siano coadiuvati da alcuni meritevoli cives milanesi: dai fotografi Gabriele Basilico e Gianni Berengo Gardin alla gallerista Antonia Jannone a Philippe Daverio.
Vero è che –Satellite a parte- la Design Week è fuori e che la fiera, un po’ scelta, un po’ per naturale attitudine, resta appannaggio di buyers e operatori del settore: fuori invece è un susseguirsi di interventi e installazioni tra showroom e spazi alternativi. Sul filo di quella tendenza che impone -un po’ per gioco, ma pure per necessità- al design di assomigliare all’arte contemporanea. Così Interni festeggia i suoi primi cinquant’anni
Li Edelkoort, coolhunter per antonomasia, presenta i giovani talenti dell’Accademia di Eindhoven (gli spazi sono quelli nuovi di Trussardi, palazzo Marino alla Scala), mentre Paul Smith fa da padrino ad alcuni Great Brits. E poi un paio di oggetti da vedere: la sedia Nobody’s perfect di Gaetano Pesc
mariacristina bastante
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caro exibart,
mi chiamo silvia e sono una economista sociale...vi scrivo perchè ero stata invitata recentemente in via stendhal 36 per un incontro da parte di una azienda...non sono potuta venire..mi propongo comunque di passare nelle vostre zone per valutare il contenuto della proposta
un slauto
silvia