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Molto spesso il lavoro di alcuni progettisti viene collocato lungo una linea di confine tra il dominio dell’arte e quello del design. Una sorta di terra di mezzo, di interferenza, non definita con precisione, ma comoda in senso giornalistico o didattico. Qui, di solito, confluiscono gli artefatti concepiti secondo la formula del pezzo unico o della serie super-limitata e realizzati secondo una manualità che interviene variamente nell’identità finale dell’oggetto. Sono artefatti che appartengono chiaramente al dominio del design ma che strizzano l’occhio al mondo dell’arte, tradizionalmente orientato alla fisicità del “fare” e a una sperimentazione più libera e (apparentemente) istintiva.
In verità, la produzione – non industriale, chiaramente – dello Studio Nucleo rifugge da quella bipolarità, essendo il frutto di una trasversalità molto più ampia. E si distacca dall’approccio di tanti creativi che considerano l’a-priori formale come vero e proprio tema di progetto.
Il collettivo torinese, capitanato da Piergiorgio Robino, esplora soprattutto la materia e la tecnologia, nonostante ogni elemento d’arredo sia un soggetto unico. Si tratta più di un percorso di ricerca che non un esercizio estetizzante, per il quale le resine costituiscono un DNA potentissimo e inesauribile.
Al di là dell’energia fisica e visiva, gli oggetti di Nucleo vanno a collocarsi su un’orbita “altra” rispetto al dualismo “arte/design”, più complessa, più suggestiva e anche più fluida. Essi formano un territorio sfuggente, quasi magico, poiché frutto – paradossalmente – di una razionalità molto strutturata nel senso tecnico. «Il ritorno alla struttura è un leitmotiv del XX secolo, con avanguardie artistiche, dal cubismo, all’arte astratta, al Costruttivismo, al Suprematismo», afferma Robino pur oltrepassando quei movimenti con una sperimentazione più aggressiva e sofisticata.
Fino alla fine di novembre, le più recenti collezioni d’arredo dello Studio Nucleo sono protagoniste di una presentazione narrativa – il termine “mostra” ci sembra, in questo caso, un po’ riduttivo – del tutto particolare anche nella formula: anziché essere esposte in una tornata unica, le opere appariranno con cadenza mensile.
L’iniziativa, in corso di svolgimento presso la galleria Nilufar di Milano sotto la curatela di Nina Yashar, si intitola “It’s All About Color” poiché, per l’occasione, i colori sostituiscono il bianco che caratterizzava i pezzi (unici) nell’edizione originale.
Per tutte e cinque le collezioni affiora il senso della manipolazione, della concretezza che non vuole soggiacere alla rigida geometria dei macro-pixel. Strati, aggregazioni e ammassi materici, per la verità, sfuggono da ogni legame con le avanguardie artistiche ricordate sopra, pur essendone la derivazione concettuale e culturale.
L’esposizione “in progress”, che celebra anche il decennale della collaborazione tra Nucleo e Nilufar, ha debuttato con la collezione Primitive, presentata per la prima volta durante il Salone del Mobile 2010. Esposto in molti musei e gallerie di tutto il mondo, Primitive è diventato la pietra miliare di Nucleo per il design da collezione. Realizzato per dieci anni sempre in colore bianco, ora per la prima volta viene proposto in una versione arricchita da una nuova gamma cromatica.
Ancora a luglio è stata la volta di Relief (Nilufar Depot, 2015): la somma di un manufatto con il suo display. Per Nucleo, essendo il display visibile quanto l’artefatto, questo acquisisce lo stesso valore del lavoro che espone. Il display diventa un’installazione e si unisce all’artefatto, fondendosi in un’unica opera. Le strutture modulari presentate in mostra si rivelano con nuovi vivaci colori. Nucleo presenta una panca, una mensola e una consolle: non più un semplice display ma un’installazione, che interpreta l’artefatto e lo valorizza.
Left Over, ancora frutto della collaborazione artistica tra Nucleo e Hilario Isola, si è estesa il mese di agosto. Eleganti strutture geometriche in ottone ospitano pietre scolpite in alabastro su cui Isola crea i suoi dipinti a colori organici.
Anche Presenze, in calendario per settembre, si veste di nuovi colori. Da un lato, un vaso del 2014 ricolorato con una nuova tecnica capace di conferirgli una nuova vita. Dall’altro, un’inedita console, realizzata con cubi di resina riciclata delle passate edizioni e ricolorata con una nuova luce scura.
È in programma per ottobre anche Color Lenses, un’intera collezione (panca, sgabelli, lampade da terra e da parete) che gioca con la trasparenza e la moltiplicazione cromatica. Come le lenti, dispositivi ottici per focalizzare e rifrangere la luce, gli oggetti di questa collezione incantano con i loro mutevoli riflessi. La nuova serie è composta da diversi volumi trasparenti di resina lucidata. Ogni parallelepipedo viene colorato usando una tecnica innovativa che crea un’esperienza visiva di elevata potenza.
La rassegna si concluderà a novembre con Cages, progetto che rinnova la sinergia con Hilario Isola, in cui i piani in legno diventano superfici pittoriche.