Un progetto unico nel suo genere, che testimonia come l’arte contemporanea possa legarsi alla moda e, nello specifico, all’arte orafa. Tutto questo grazie all’esperienza della Babs Art Gallery di Milano, la prima galleria in Italia dedicata ai gioielli d’artista che, dal 2018, ospita i migliori nomi del panorama internazionale impegnati nel presentare creazioni uniche, una perfetta sintesi della loro poetica e capacità creativa. La galleria presenta Body Sculptures, la prima vera collezione di gioielli scultura appositamente realizzati da Loris Cecchini, grande protagonista della scena contemporanea, ospite abituale dei musei e delle manifestazioni d’arte più importanti al mondo.
E ancora più emozionate è stato vedere come lo stesso Cecchini ha creato un dialogo tra i gioielli creati per questa occasioni e i suoi lavori artistici che stimolano una riflessione sulla capacità rigenerativa delle forme, sulla loro abilità di reagire e proliferare, proprio come esseri viventi. Come spiega lo stesso Cecchini, infatti, «Ho sviluppato il mio linguaggio intorno alle idee di oggetto, modello e architettura. Spesso il lavoro si riferisce in diversi modi all’idea di abitare lo spazio. Oggi perseguo lo spazio della scultura e dell’installazione ambientale seguendo un’idea di parcellizzazione della materia, quasi una forma di deflagrazione molecolare della scultura, in cui la fenomenologia scientifica diviene intima struttura e tramite per la visione».
La mostra – che vede anche il contributo di Galleria Continua – offre anche la possibilità di ammirare una selezione di sculture e installazioni come Wallwaves vibrations (Cohesive Orbits) del 2021, in vetroresina bianca che si integra con il muro creando l’effetto di una spuma vibrante sulla parete, o come Nocturnal thesis fragments, del 2022, in cui i piccoli moduli in metallo si arrampicano su un rosmarino combusto, fino ad Aeolian landforms (Kobel) del 2023 e all’installazione site specific Diagram bushes Here and There and Everywhere (sequence 153), ramificazione di moduli in acciaio inox saldati tra loro.
Abbiamo raggiunto Loris Cecchini per farci dire di più.
Raccontami come è nato questo progetto.
«Da anni gioco con le dimensioni delle mie sculture e le scale dimensionali. Avevo già prodotto dei micro-moduli, che tendenzialmente si comportano come i modelli delle sculture e delle installazioni più grandi ma il turning point è stata la richiesta di mia moglie di fare dei gioielli per lei».
E da questa urgenza romantica come si è arrivati alla mostra?
«Barbara Lo Bianco, fondatrice della Babs Art Gallery si è da subito mostrata interessata ad un progetto che accoglie la tradizione della scultura per declinarla nell’ambito del design. Grazie alla mediazione di Barbara, ho potuto conoscere e lavorare con Matteo Bonafede, mastro orafo di grande esperienza, che ha fatto uno spettacolare lavoro di ottimizzazione dei prototipi preesistenti che ho presentato».
Come mai Body Sculptures?
«Volevo lavorare finalmente sulla figura umana, che nelle mie opere precedenti compare solo saltuariamente. Così sono nati bracciali che richiamano alle mie Wall Waves Vibrations, installazioni ispirate al moto dei liquidi e alla propagazione del suono; un anello che richiama il nido di un insetto; e una collana e degli orecchini che derivano dai miei lavori precedenti che indagano i sistemi molecolari di piante e minerali. Siamo giunti a creare moduli combinatori che infiltrassero non più lo spazio e le architetture, ma il corpo umano».
È stato un cambiamento anche di mezzo, oltre che di scala.
«Sì, rispetto ai metalli che io amo molto, acciaio, alluminio e nichel, c’è stato un passaggio ai preziosi, che però non è stato problematico quanto piuttosto divertente e stimolante. E poi, anche in ottica più concettuale, mi sembra appropriato che ad un rimpicciolimento della scala corrisponda un impreziosimento dei materiali».
Cosa troviamo in mostra alla Babs Art Gallery?
«Oltre ai gioielli, ci sono piccoli e medi lavori che rappresentano gli antecedenti storici dei monili e sono i presupposti di questo progetto. Il tema di fondo rimane la vibrazione che i corpi emettono e ricevono, tema che rielaboro con una volontà a volte paradossale, a volte surreale. È ancora alcuni lavori di micromoduli in teca che convivono con rami cruciati di rosmarino, perché anche l’infiltrazione delle forme nel reale rimane un tema di fondo di tutto il mio lavoro».
Quali i pezzi iconici della capsule?
«Il bracciale rigido, realizzato in varie versioni (argento, placcato oro, placcato rutenio e ottone verniciato a polvere) che si caratterizza per superfici segnate da forme acquee, increspature leggere che richiamano i Wall Waves Vibrations. Poi l’anello in argento e in oro e titanio, che riprende lo stesso disegno tridimensionale, ma con una forma più tondeggiante che ricorda un bozzolo, il nido di un insetto. La collana (in versione oro o argento) e gli orecchini (in argento) sono invece germogliazioni dei Waterbones, una serie di lavori prodotti dal 2009 frutto delle osservazioni sulla morfologia di piante e minerali, sui loro sistemi molecolari».
Pensi che questa sperimentazione possa continuare?
«Perché no? Ho trovato grande gioia a muovermi entro le regole e i limiti di una disciplina nuova per me quale il design del gioiello. Mi ha permesso di sviluppare ulteriormente la mia arte in una sorta di deflagrazione in scala, aggirando e infrangendo proprio quei limiti e quelle regole, giocando insomma!»
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